venerdì 16 dicembre 2016

FILM: Kuhle Wampe

Titolo: Kuhle Wampe
Titolo originale: Kuhle Wampe oder Wem gehört die Welt
Regia: Slatan Dudrow
Sceneggiatura: Bertold Brecht, Ernst Ottwald
Produzione: Germania, 1932
Genere: drammatico
Ambientazione: contemporanea (Germania, anni '30)
Attori: Hertha Thiele, Ernst Busch, Martha Wolter, Adolf Fischer



Film in b/n, ha una durata di circa un'ora e mezza scarsa, uno dei primi sonori del cinema tedesco.
Per molti versi ricorda parecchio un film muto, sia per la struttura della musica sia per i dialoghi piuttosto centellinati.

Il film è ambientato nel clima della sinistra nella Repubblica di Weimar, e soprattutto risalta il tema della disoccupazione. "Kuhle Wampe" in dialetto berlinese dovrebbe significare "stomaco vuoto" se non sbaglio, ma allo stesso tempo è anche il nome del campo per disoccupati dove si recano i protagonisti del film dopo il suicidio di un famigliare. Siccome si trattava soprattutto di un film di denuncia, in quanto raccontava la tragica situazione contemporanea, fu censurato e venne davvero distribuito solo qualche anno dopo la fine della II g.m.

Motivi per cui vi consiglio questo film: è fondante per la storia del cinema tedesco (o in generale anche per la storia della Germania del '900); rappresentazione storica piuttosto accurata, tenendo soprattutto conto che è stato realizzato nell'epoca contemporanea nella quale è ambientato; è stato in parte scritto e diretto da Bertold Brecht; non è solo un documento o testimonianza particolarmente efficace del suo tempo ma è purtroppo ancora estremamente attuale (io ad esempio ci ho ritrovato moltissimi riferimenti all'anno 2012 per quanto mi riguarda, ma penso in generale a questi ultimi anni di crisi economica tra la fine degli anni '00 e l'inizio dei '10); la musica e il montaggio sono per lo più tipici del film muto ma sono interessanti i momenti parlati specialmente alla fine quando cantano a Kuhle Wampe; ve lo consiglio per tutti questi motivi e se ancora non vi bastano o se non siete interessati "perché è un vecchio film in b/n quasi muto" tranquilli, dura poco più di un'ora :)

lunedì 12 dicembre 2016

FILM: Il Grinch

Eccomi qua con il primo film natalizio che ho visto nel 2016!! In realtà quest'anno sono partita in anticipo e ho visto questo già a fine novembre ma siccome finora gli unici altri natalizi che ho visto sono Mamma ho perso l'aereo 1 e 2 (ve ne ho già parlato) non scriverò per adesso altri post riguardo a film di Natale finché non ne vedrò altri.

Naturalmente non era la prima volta che lo vedevo però non è nemmeno uno di quei film che conosco a memoria come ad esempio altri che guardo di solito ogni anno a Natale.

Titolo: Il Grinch
Titolo originale: Dr. Seuss' How the Grinch Stole Christmas
Regia: Ron Howard
Produzione: USA, 2000
Genere: commedia, fantastico, natalizio
Attori: Jim Carrey, Taylor Momsen, Jeffrey Tambor, Christine Baranski (Anthony Hopkins: narratore)


Tratto dall'omonimo libro del Dr. Seuss, prolifico scrittore per l'infanzia, pubblicato nel 1957.
Questo film è il secondo adattamento di questo romanzo, infatti ne era già stato tratto un lungometraggio negli anni '60 (animazione) chiamato "Il Grinch e la favola di Natale!". Non ho mai visto la versione animata ma mi piacerebbe, visto che è anche stata citata in uno dei miei film preferiti natalizi: Mamma ho perso l'aereo.
Dopo di questo sono stati tratti anche altri film dai romanzi del Dr. Seuss che io altrimenti non avrei mai conosciuto ma che mi piacevano molto quando ero piccola (uno fra tutti Il gatto e il cappello matto del 2003).

La storia è ambientata nella città di Chinonsò, i cui abitanti chiamati Nonsochì si preparano al Natale tutto l'anno. Un giorno però, quando manca poco al grande giorno, due fratelli di cognome Lou Who corrono in città seminando il panico perché sostengono di aver visto il Grinch in persona.
Il sindaco Augustus Sindachì teme per la sorte della festa poiché il Grinch è la creatura che odia il Natale e non bisogna disturbarlo altrimenti rovinerebbe tutto. Il Grinch infatti decide di seminare il terrore in città e scende dalla sua montagna per creare confusione. La prima persona che incontra è un bambina di nome Cindy Lou Who, sorella dei due ragazzi che avevano per primi disturbato il Grinch.
Cindy rimane colpita dal Grinch e si rende conto che non dev'essere cattivo fino in fondo ma che in lui ci sia un cuore buono che da molto tempo non prova più sentimenti positivi. Cercando di indagare sulle sue origini scopre che da piccolo il Grinch andava a scuola con il sindaco e con Martha May (moglie del sindaco) di cui era innamorato. Augustus Sindachì da piccolo prendeva costantemente in giro il Grinch, come anche molti altri compagni di classe; l'unica che lo trovava simpatico era proprio Martha. A Natale il Grinch le regalò un dono fatto con le sue mani ma Augustus lo fece sfigurare con un dono migliore e quindi scappò su una montagna per poi non farsi più vedere, tanto che chi non lo aveva mai conosciuto di persona, lo ritenesse una leggenda.
Cindy lo invita alla festa di Natale all'insaputa di tutti e, dopo molta indecisione, il Grinch decide di accettare. Inizialmente sembra essere tornato contento ma le prese in giro non sono ancora finite per lui perciò si infuria distruggendo le decorazioni e torna a casa sua. Siccome i cittadini però proseguono i festeggiamenti come se nulla fosse, il Grinch pensa di derubare definitivamente Chinonsò dell'albero di Natale. Il sindaco incolpa la piccola Cindy e la sua famiglia di tutto ma poi, quando gli viene fatto notare che ciò che conta a Natale sono i sentimenti e non i simboli materiali, il Grinch capisce il significato di questa festa e torna in città per festeggiare come si deve. Martha inoltre lascia il sindaco per tornare con il Grinch.

Curiosità che ho scoperto solo dopo aver visto il film a novembre:
- il regista Ron Howard e alcuni membri della sua famiglia compaiono nel film in campi e comparse
- oltre a Jim Carrey anche Eddie Murphy e Jack Nicholson erano stati considerati per la parte del Grinch
- per un intero giorno di riprese, Ron Howard si presentò vestito e truccato da Grinch e diresse il film mascherato in quel modo

Ai tempi dell'uscita ebbe pareri contrastanti sia dal pubblico che dalla critica. Vinse tuttavia diversi premi per il trucco, per i costumi e per la colonna sonora ma venne al contempo nominato anche per qualche Razzie Award, pur non vincendolo.

sabato 10 dicembre 2016

FILM: Metropolis

Titolo (originale): Metropolis
Regia: Fritz Lang
Produzione: Germania, 1927
Genere: fantascienza, drammatico, distopia (b/n, muto)
Sceneggiatura: Thea von Harbou (moglie Fritz Lang)
Ambientazione: fantastica, distopica (2026 - futuro)
Attori: Alfred Abel, Gustav Fröhlich, Brigitte Helm, Rudolf Klein-Rogge


Considerato il capolavoro del regista austriaco Fritz Lang, scritto e ideato insieme alla moglie Thea, è senza dubbio il più famoso esempio di cinema espressionista tedesco degli anni '20. Sicuramente si tratta di uno dei primi, se non il primo, film effettivamente fantascientifico e distopico.
Ambientato appunto nel 2026 (ora mancano 10 anni esatti a questa data, ma quella volta si trattava di un intero secolo) in una realtà dove la divisione in classi è molto netta e un regime oppressivo ha avuto la meglio sulla società. Non ci sorprendiamo del fatto che fosse il film preferito di Hitler.

La città di Metropolis è governata nel 2026 da un ristretto gruppo di industriali che vive e comanda nei grattacieli moderni mentre costringe la classe operaia a lavorare come formiche nel sottosuolo. Il dittatore si chiama Fredersen ed ha un figlio di nome Freder che vive in un ideale mondo di piacere.
Ad un certo punto nel mondo ideale di Freder irrompe Maria, l'insegnante dei figli degli operai; lui ne è incantato e decide di seguirla per visitare il mondo del sottosuolo, dove rimane scioccato dalle condizioni disumane in cui vivono e assiste anche ad un incidente mortale. Prova a parlarne con suo padre per cambiare le cose ma a lui non importa, è solo interessato alla sua immagine e ad insabbiare l'incidente. Groth, responsabile dei macchinari, viene incolpato dell'incidente da Fredersen e quindi si vuole suicidare ma viene salvato dal giovane Freder, che viene sorvegliato dal padre tramite una spia.
Freder fa amicizia con gli operai, aiutandoli nelle loro difficoltà, contrariato da tutte le decisioni del padre. Assiste anche ad alcune "lezioni" di Maria, dove ella profetizza l'avvento di un mediatore che porterà fine alle sofferenze che i capitalisti infliggono agli operai. I due si innamorano e si danno appuntamento alla cattedrale per il giorno seguente. Fredersen scopre, in una delle sue visite sottoterra per tenere sotto controllo gli operai, le intenzioni di Maria e ciò che vuole dire alle masse: per questo convince l'inventore di un robot di dargli le sembianze di Maria per controllare ancora meglio il figlio e gli oprai. L'inventore perciò rapisce Maria e la trasforma in un robot.
Il robot-Maria si reca nella zona divertimenti di Metropolis e si esibisce in uno spogliarello che attira l'attenzione degli operai, rappresenta la "meretrice di Babilonia" in accordo con la metafora da lei spiegata che associa Metropolis alla città di Babele. Freezer soffre per il cambiamento della sua amata ma poi capisce che non è la vera Maria. Gli operai si ribellano guidati da Maria e Freder nello stesso tempo va a salvare la vera Maria; Fredersen nel frattempo cerca il figlio.
Gli operai festeggiano per essere riusciti a liberarsi del potere oppressivo ma il capo operaio li convince che devono invece sbarazzarsi di Maria; a questo punto la vera Maria riesce a scappare ma la Maria-robot viene bruciata "viva" con Freder che si dispera perché non l'ha subito riconosciuta e la folla che rimane senza parole quando vede che quello che doveva essere un corpo è in realtà solo metallo. Durante un inseguimento sul tetto della cattedrale Freder e Maria riescono a salvarsi, facendo precipitare l'inventore Rotwang. I due innamorati riportano la pace a Metropolis.

Il film è strutturato come un'opera lirica ma dal punto di vista tecnico era estremamente all'avanguardia. Viene introdotta ad esempio la tecnica del "passo uno" (riprese effettuate per singoli fotogrammi). Le scene con esposizioni multiple sono state fatte a mano, nel senso che non esistendo programmi per creare questo effetto, veniva ogni volta riavvolta la pellicola e filmato sopra (molto rischioso perché se si sbagliava un solo procedimento tutto era rovinato).

La versione originale di questo film durava più di due ore ma è andata perduta nella II g.m.
Ne esistono molte di versioni con durate diverse che differiscono anche nel montaggio, naturalmente poi ci sono anche versioni restaurate in anni più o meno recenti.
Io non sono sicura di quale sia la versione che ho visto perché l'ho visto a lezione all'università (corso di Storia Contemporanea) e il professore non sapeva dirci quale versione fosse. Sarei invece molto curiosa di vedere la versione con la musica di Giorgio Moroder realizzata nel 1984 (versione a colori con musica rock). Un'altra è quella con la colonna sonora di Philipp Glass. Oppure anche con musica techno.

Nonostante il ruolo che oggi gli è riconosciuto e l'importanza nella storia del cinema, all'epoca non ebbe sempre e solo pareri positivi, specialmente da altri registi e autori di spicco.
I film di fantascienza devono molto a Metropolis e in ogni caso le citazioni sono frequenti, sia quelle volute ma anche meno dirette.

domenica 4 dicembre 2016

FILM: Qualcuno volò sul nido del cuculo

Titolo: Qualcuno volò sul nido del cuculo
Titolo originale: One flew over the cuckoo's nest
Regia: Miloš Forman
Produzione: USA, 1975
Genere: drammatico
Ambientazione: Salem, 1963
Attori: Jack Nicholson, Louise Fletcher, Will Sampson, Brad Dourif, Christopher Lloyd, Danny DeVito, William Redfield, Peter Brocco

Tratto dall'omonimo romanzo di Ken Kesey pubblicato nel 1962.


Il romanzo dal quale questo film è tratto è stato un enorme successo al momento della sua uscita nel 1962 negli USA (in Italia dal 1976) perché raccontava la realtà spesso tenuta nascosta riguardo a ciò che succedeva realmente all'interno degli ospedali psichiatrici; il successo fu anche merito del fatto che Ken Kesey basava la storia sulle sue esperienze di infermiere all'interno di uno di questi ospedali.
Non ho mai letto il libro ma mi piacerebbe molto, soprattutto da quando ultimamente mi sto interessando della "beat generation" di cui lo scrittore fa parte.

Il titolo è noto a tutti ed è ormai entrato a far parte della cultura popolare, molto spesso lo sentiamo nominare nella vita quotidiana come riferimento ormai famoso. Al giorno d'oggi però non penso che tutti i giovani conoscano davvero la storia che sta dietro a questo titolo ed è per questo che esorto chiunque a vedere il film se ancora non l'avete fatto, oltre che poi a leggere il romanzo (ma in questo anche io arrivo in ritardo).
In realtà fino a poco tempo fa nemmeno io avevo visto questo film; ciò che mi ha finalmente deciso a vederlo è stato lo spettacolo teatrale che sono andata a vedere a inizio-metà novembre. Si trattava di uno spettacolo di prosa diretto dal bravissimo Alessandro Gassman con gli attori bravissimi della compagnia del Teatro di Napoli (seriamente uno degli spettacoli più d'impatto visti ultimamente quindi se vi capita dovete andarlo a vedere)!

Assieme al libro, anche il film ha contribuito a trattare questo tema in modo estremamente aperto, cosa fino a quell'epoca mai successa e anche per questo ha fatto la storia del cinema. Oltre ad aver visto lo spettacolo, questo è il motivo per cui mi sono decisa a vederlo, siccome studio cinema mi sembrava il caso. Si tratta di uno degli unici 3 film della storia del cinema che ha vinto tutti e 5 gli Oscar principali (come Accadde una notte di Frank Capra e Il silenzio degli innocenti di J. Demme).
Inoltre bisogna anche ricordare che è entrato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso USA nel 1993 (come ho già detto per altri film) e che nel 1998, quando è stata stilata la lista dei "migliori 100 film USA di tutti i tempi" è entrato in classifica al 20° posto (però con l'aggiornamento del 2008 è sceso al 33°)!!

Non voglio soffermarmi troppo sulla trama perché penso sia nota e perché ci sono molti altri siti che la riassumono meglio di me. Sostanzialmente la vicenda ruota attorno ad un protagonista interpretato da Nicholson che viene ricoverato per un periodo limitato solo per essere vagliato e capire se la sua malattia mentale sia reale o solo simulata per evitare il carcere. Naturalmente non si tratta di una storia con un inizio e uno sviluppo ma vediamo la permanenza di quest'uomo e la sua "amicizia" con gli altri pazienti dell'ospedale. Vengono toccati diversi temi nel rapporto con le autorità della struttura (infermiere e infermieri, personale medico, psichiatra), le relazioni tra pazienti, le varie patologie di cui soffrono i personaggi, il suicidio, etc.
Il messaggio finale del film tuttavia, o almeno quello che ha colpito me maggiormente, è che alla fine chi può dire quale sia il confine tra "normale" e pazzo? E chi può in definitiva considerarsi normale? Alla fine chi ha subito le maggiori conseguenze forse era proprio la persona più normale fra tutte, ma anche qua, come può chiunque giudicare una persona? Naturalmente poi scaturiscono un sacco di tematiche che non hanno strettamente a che fare con il film in modo diretto come ad esempio l'eutanasia, la pena di morte, etc.
Viene spesso definito un film "da vedere almeno una volta nella vita" ma in questo caso è proprio vero, sia per la sua importanza che ha avuto nella storia del cinema, sia per i temi che tratta e poi perché è davvero un bel film, bravi attori, recitazione e dialoghi perfetti e sceneggiatura (non originale) impeccabile.

La storia della produzione di questo film è un po' travagliata, pensate che il primo ad acquistare i diritti del romanzo per il film è stato Kirk Douglas che voleva recitare in prima persona nel ruolo di protagonista (compie 100 anni fra 5 giorni, tra l'altro) ma siccome divenne troppo vecchio per poterlo fare, cedette i diritti al figlio Michael Douglas che fu d'accordo con lui. Si pensò per il ruolo principale a James Caan ma rifiutò, anche Marlon Brando e Gene Hackman erano possibili scelte ma alla fine il venne assegnato a Jack Nicholson che aveva la stessa età del protagonista del romanzo.
Anche il ruolo della co-protagonista femminile venne rifiutato da molte, alla fine venne assegnato in extremis a Louise Fletcher. Bene, perché entrambi hanno ricevuto l'Oscar per la parte!
Gli altri Oscar che ha vinto il film sono appunto di migliore regia per Forman, miglior Film e miglior sceneggiatura non originale. La colonna sonora molto bella composta da Jack Nitzsche entrò in nomination ma venne superata da quella de Lo Squalo (magari l'avrebbe vinto se non fossero entrambi i film stati fatti lo stesso anno!) Naturalmente abbiamo anche un sacco di altri premi vinti tra 1976 e 1977 come BAFTA, Golden Globes, e anche premi più specifici delle singole categorie.

Come dicevo sopra, questo film è entrato talmente nella cultura popolare e nell'immaginario comune che è stato citato in numerosi film, canzoni, video musicali e probabilmente anche opere letterarie. Anche per questo vi consiglio di vederlo (o di rivederlo se l'avete visto al tempo dell'uscita magari)!

Se volete sapere qualche interessante curiosità riguardo a questo film:
- L'ospedale psichiatrico dove il film è girato esiste davvero e l'interprete del dottore era un vero dottore che lavorava proprio in quell'ospedale
- L'autore del romanzo non volle mai vedere questo film
- L'adattamento teatrale (che io sono andata a vedere in versione italiana) risale al 1963 ed è opera di Dale Wassermann

SERIE TV: Dieci piccoli indiani

Titolo: Dieci piccoli indiani
Titolo originale: And then there were none
Produzione: UK, 2015
Regia: Craig Viveiros / Sceneggiatura: Sarah Phelps
Genere: thriller, drammatico
Ambientazione: Inghilterra, anni '30
3 episodi da 1h ciascuno


"Dieci piccoli indiani" è una delle mie storie preferite per quanto riguarda i gialli. Ho letto il romanzo anni fa ma ciò che ricordo meglio sono sicuramente i tanti film che ne sono stati tratti. Il romanzo scritto da Agatha Christie è stato pubblicato nel 1939 e da quanto ho potuto vedere questa miniserie è la più fedele al romanzo per quanto riguarda l'ambientazione generale ma probabilmente anche per la storia in sé. Ricordando molto meglio i film questa cosa non è stata così evidente per me perché ogni film che hanno fatto nel corso dei decenni apportava diverse modifiche naturalmente.

L'ho vista sul canale Giallo quando l'hanno trasmessa in prima TV italiana assoluta il 6 e 7 novembre.
La miniserie è stata commissionata alla BBC per il 125° anniversario della nascita di Agatha Christie.

Estate 1939. Otto sconosciuti più una coppia di camerieri sono chiamati, attraverso delle lettere che ricevono da un mittente comune, a recarsi in un'isola molto al largo come ospiti di una misteriosa coppia che si firma U.N. Owen. Siccome nessuno di loro li conosce personalmente, il motivo che li ha spinti a recarsi tutti là è diverso ma è sempre ben motivato. Quando arrivano nella villa sull'isola i camerieri sono già presenti e dicono di aver ricevuto tutte le istruzioni in precedenza ma di non aver mai visto "i padroni" di persona. Durante la prima cena parte una registrazione dal grammofono che accusa ognuno dei singoli ospiti di omicidio, citando anche i nomi delle vittime e le circostanze della loro morte. I dieci sono parecchio spaventati da queste accuse e anche dall'assenza dei coniugi Owen, specialmente perché si trovano in un posto isolato e non possono scappare. Il panico sale quando il primo degli ospiti muore e le circostanze si collegano perfettamente con quelle della poesia Dieci piccoli indiani, affissa alle pareti della villa, che predice la morte di ognuno di loro, uno alla volta.

Personaggi e attori:
Vera Claythorne - Maeve Dermody
Philip Lombard - Aidan Turner
giudice Wargrave - Charles Dance
William Blore - Burn Gorman
dott. Armstrong - Toby Stephens
generale McArthur - Sam Neill
Emily Brent - Miranda Richardson
Anthony Marstone - Douglas Booth
Ethel Rogers - Anna Maxwell Martin
Thomas Rogers - Noah Taylor

Eccetto il finale, questa versione è la più fedele al libro, nonostante ci siano differenze si tratta di cose poco importanti. Io conosco e ricordo molto meglio gli altri film che invece hanno differenze più consistenti con la storia originale ma non mi hanno "dato fastidio" perché comunque ogni trasposizione ha i suoi pregi e questa versione, pur non essendo un film, mi è piaciuta davvero tanto. L'unica cosa che non ho apprezzato molto è stata la gran quantità di flashback di Vera, non ho capito perché si è voluto dare tutta questa importanza a questa storia in particolare e non indagare maggiormente sul passato degli altri personaggi.
Gli attori sono tutti bravi, le riprese e le location davvero belli, l'arredatore ha superato sé stesso veramente perché la villa è spettacolare con la sua atmosfera molto anni '30 art decò, i costumi sono anche curati, nel complesso è una serie ben fatta, curata, e perciò ve la consiglio caldamente.
Siccome sono affezionata ai film vi consiglio anche quelli e mi appunto mentalmente che devo assolutamente rileggere il romanzo perché ho le idee un po' confuse al momento.
Nonostante tutto gli attori sono noti e bravissimi ad interpretare le parti contribuendo a delineare in modo veramente preciso i caratteri dei loro personaggi, alcuni di loro sono facce ben note del cinema inglese e rappresentano, ancora una volta, una garanzia. Come già detto sopra tutto il resto è ben curato, dialoghi e sceneggiatura compresi, quindi cosa c'è di meglio? Non lasciatevi sfuggire questa mini-serie di alta qualità!
Molto british, molto Agatha Christie, molto giallo classico.

sabato 26 novembre 2016

LIBRO: Piccole donne

Titolo: Piccole Donne
Titolo originale: Little Women
Autrice: Louisa May Alcott
Pubblicazione: 1868
Genere: romanzo ("dramma familiare")
Ambientazione: USA (New England), anni '60 dell'800


Ho riletto questo classico romanzo poche settimane fa dopo molti anni rispetto a quando l'avevo letto la prima volta. Sicuramente la prima volta l'avevo letto alle elementari e forse riletto anche una volta alle medie. Mi era venuta voglia di rileggerlo perché ripensandoci ricordavo molto bene ciò che succedeva nel secondo libro "Piccole donne crescono" ma non in questo qui (che tra l'altro è l'unico del quale possiedo una copia a casa).

Louisa May Alcott pubblica infatti l'opera in due libri distinti, uno uscito nel 1868 e uno nel 1869, negli Stati Uniti con il titolo di "Little Women or Meg, Jo, Beth and Amy". Dal 1880 fino ai giorni nostri invece negli USA i due volumi sono stati riuniti in uno solo.
Dal 1908 il romanzo si diffonde anche in Europa ma si preferisce pubblicarlo in due volumi separati chiamati "Piccole donne" e "Piccole donne crescono" e così viene fatto non solo in Italia ma nella maggior parte dei paesi europei.

Sono sicura che la maggior parte di voi avrà letto questi romanzi alle elementari, specialmente se siete ragazze. Tutte le generazioni di bambine l'hanno letto durante la loro infanzia e spesso viene fatto leggere proprio nelle scuole. So che alcune persone che non l'avevano mai letto, l'hanno recuperato da adulte (o comunque da grandi) e non l'hanno apprezzato tanto quanto tutti quelli (o quasi tutti ;)) che lo considerano una parte della loro infanzia.

La storia è definita proprio dall'autrice un "dramma familiare" e racconta la storia delle quattro sorelle March che vivono insieme alla madre e alla domestica Hannah negli Stati Uniti all'epoca della Guerra di Secessione americana, dove il padre sta combattendo. La famiglia March è benestante, o meglio lo era, infatti vivono in una bella casa e hanno la domestica però faticano ad avere cibo e vestiti proprio perché il padre non guadagna più essendo in guerra.
Le quattro sorelle March sono le protagoniste della storia e sono molto ben caratterizzate, ognuna ha la sua personalità, le sue abitudini, le sue passioni. Margaret detta Meg è la maggiore e quindi si sente in dovere di fare da mamma alle altre, generalmente è la più responsabile però ha anche un lato frivolo infatti tra le sorelle è quella più vanitosa perché ama l'eleganza ed essendo la più grande è anche l'unica ad essere stata abituata ad una certa vita che poi con la guerra è drasticamente cambiata, vorrebbe saper mantenere la casa e cucinare per gli altri ma non è il suo forte. Josephine detta Jo è la secondogenita, maschiato di famiglia, avventurosa, caotica ma soprattutto sognatrice infatti la sua passione è scrivere racconti e romanzi. Nonostante sia avventata e impulsiva riesce sempre a farsi perdonare perché in fondo è una buona persona. Elizabeth detta Beth è la più timida delle sorelle. Estremamente introversa ha dovuto addirittura lasciare scuola da quanto le causava disagio, parla raramente ma quando lo fa risulta sempre essere la più buona e saggia della famiglia. Si occupa prevalentemente della casa, ama giocare con le bambole e la sua passione sono il canto e il pianoforte. Amanda detta Amy è la più piccola e va ancora a scuola. Abbastanza vanitosa, infatti va d'accordo soprattutto con Meg, vorrebbe imitare la sorella maggiore e le piacerebbe essere già una donna adulta. La sua passione e talento più grande è la pittura. A volte risente troppo del suo essere "la bambina di famiglia" e fa di tutto per imitare le altre, anche con risultati negativi.
Gli altri personaggi importanti nella storia sono i due vicini di casa ovvero Theodore detto Laurie, ragazzo dell'età pressappoco delle sorelle March e loro migliore amico (specialmente di Jo) e suo nonno Laurence. Anche i Laurence sono piuttosto benestanti e aiutano infatti in più occasioni la famiglia March.
Meg è l'unica delle sorelle che lavora e che verso la fine del romanzo si fidanza.

Nella seconda parte della storia (che ora non ricordo benissimo ma che devo assolutamente rileggere) ci sono degli sviluppi piuttosto importanti, infatti ricordo meglio Piccole donne crescono non solo perché l'ho letto dopo ma anche perché effettivamente "succedono" più cose.
Poi c'è anche da dire che i film solitamente riassumono insieme gli eventi sia del primo che del secondo libro quindi consiglio a tutti di leggere sempre entrambi perché fermarsi al primo mi rendo conto che sarebbe incompleto. La storia diventa completa e acquista senso solo se letta tutta.

Fin dai primi anni del cinema muto questa storia è stata al centro di varie trasposizioni filmiche (particolarmente importante è la versione del 1918 diretta da Harley Knowles).
Altre due versioni famose sono quella del 1933 con Katharine Hepburn e quella del 1949 con Elizabeth Taylor. Naturalmente ogni versione apporta delle modifiche rispetto al romanzo.
Da ricordare sicuramente c'è anche la versione del 1955 che è uno sceneggiato per la televisione, trasmesso in 4 puntate, che è stato il secondo sceneggiato televisivo in assoluto della RAI quindi è anche rilevante dal punto di vista della storia della televisione italiana.
Sicuramente però quella che tutti noi abbiamo visto più spesso è la più recente versione del 1994 diretta da Gillian Armstrong con Winona Ryder e Kristen Dunst.
Negli anni '80 inoltre sono anche state tratte due diverse versioni di anime giapponesi.

Altri romanzi che sono seguiti di questi due primi romanzi sono anche "Piccoli uomini" e "I ragazzi di Jo". Non ho mai letto questi altri libri ma come dicevo prima ora vorrei recuperare Piccole donne crescono e poi anche rivedere diverse versioni dei film.

venerdì 25 novembre 2016

FILM: Hallelujah

Titolo: Alleluja!
Titolo originale: Hallelujah!
Regia: King Vidor
Produzione: USA, 1929
Genere: drammatico, musicale
Attori: Daniel Haynes, Nina McKinney, William Fountaine, Harry Gray


Il soggetto e la regia sono di King Vidor, le musiche del celebre Irving Berlin.
Bianco e Nero, 109 minuti, sonoro e musicale.

Questo film è fondamentale per la storia del cinema in quanto è il primo lungometraggio in assoluto con un cast di attori interamente di colore, con tematiche e ambientazione tratte proprio da scene di vita quotidiana "realistica".

Il regista King Vidor era candidato agli Oscar per questo film e anche se non l'ha vinto sicuramente era uno dei film principali dell'anno; ancora oggi infatti resta fondamentale per la storia del cinema. L'ho visto nella versione recentemente restaurata grazie al mio professore dell'università di un corso riguardo alla musica cinematografica. Sono sicura che se studiate o vi interessate di cinema anche voi ne avrete probabilmente sentito parlare e se non l'avete visto ve lo consiglio assolutamente, anche se è difficile da trovare, soprattutto in una versione restaurata.

Dal 2008 fa parte dei film conservati dal National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli USA.

King Vidor (1894-1982) è uno dei registi/attori più importanti del cinema hollywoodiano (attivo dagli anni '10 fino agli anni '50). Lavorò dal 1925 per la MGM, con la quale realizzò anche questo film. Gli anni '20 e '30 sono stati particolarmente prolifici per Vidor e i film realizzati in questo periodo sono anche considerati i suoi maggiori capolavori.
Primo presidente dello Screen Directors Guild dal 1936 al 1938. Durante la sua lunga carriera venne nominato ben cinque volte all'Oscar ma lo vinse poi nel 1979, un premio alla carriera.

https://www.youtube.com/watch?v=2WQUTNBa8_Q
Questo è il link a un video degli Oscar del 1979: presentati da Johnny Carson; Audrey Hepburn consegna il premio alla carriera a King Vidor. Qui "Hallelujah" viene definito un "grande musical".
Il suo discorso di ringraziamento si concentra sul fatto che la sua prima nomination è stata proprio per la prima edizione degli Academy Award nel 1928 e quindi "se uno non ci riesce nei primi 25 anni, deve continuare a tentare nei prossimi 25 anni".