venerdì 14 aprile 2017

FILM: Freaks

Titolo (originale): Freaks
Produzione: USA, 1932
Regia: Tod Browning
b/n, sonoro, 64 min.
Cast: Wallace Ford, Leila Hyams, Olga Baclanova, Harry Earles, Schlitzie, Koo Koo


Cult indiscusso e sempre incluso nelle liste di "film da vedere" non c'è dubbio dell'importanza e dell'unicità che Freaks ha tuttora nella storia del cinema.

La particolarità speciale di questo film è che non solo tratta il mondo del circo e le persone che ci lavorano ma è realmente interpretato dai reali "fenomeni da baraccone" e appunto "freaks" che sono effettivamente esistiti e dei quali possiamo trovare notizia.

Penso sia giusto identificare questa pellicola come la capostipite del genere horror perché ad oggi è uno dei film più grotteschi che io abbia mai visto, e teniamo conto del fatto che è uscito nel 1932!

Il tratto che più viene apprezzato e riconosciuto a Freaks non è però il grottesco, o meglio, non si limita a questo; ciò che più salta all'occhio è la luce sotto la quale ci vengono presentati questi "mostri" che combattono (a ragione) contro la normalità e la vincono, ma lo spettatore ne è felice!

All'epoca l'opera di Tod Browning non venne apprezzata, anzi si cercò in tutti i modi possibili di smorzarne la distribuzione, con tanto di censura e tagli non da poco; il regista stesso ebbe la carriera segnata a vita. Solo molti anni più tardi venne effettivamente riscoperto come film di culto e a rivederlo nel 2017 ci si chiede come possa essere stato figlio del 1932 (siamo alla fine della pre-code Hollywood, è vero, ma queste tematiche sorpassano ogni limite anche della prima fase del sonoro piuttosto liberale) fatta eccezione per l'ambientazione del "freak show" che oggi risulterebbe fuori luogo.

Vi invito a cercare di cosa trattassero le scene che sono state - purtroppo - eliminate e andate perdute per sempre, questo sarebbe tranquillamente potuto essere il film più forte mai prodotto nella storia del cinema!

Tutto sommato però il vero motivo per il quale venne così ostacolato all'epoca fu proprio il ruolo che i freaks avevano nella storia, ritratti per quelli che erano senza dubbio, visto che erano anche nella realtà dei fenomeni da baraccone e non per forza tutti hanno giudicato male il loro sfruttamento; cercando testimonianze sul web potrete leggere le loro memorie e capire come questi inconcepibili show fossero per loro l'unica cosa al mondo che li facesse sentire accettati, l'unico senso alla loro esistenza. Lo spettatore viene fatto identificare con i freaks, a fare il tifo per loro, questo era assolutamente inaccettabile anche per la stessa società che poi pagava il biglietto per assistere ai freak-show.

Dobbiamo aspettare appena gli anni '60 per veder tornare la pellicola nei circoli underground giovanili che ricominciano a proiettarla, trovando una nuova identificazione con il messaggio spaventoso, agghiacciante, ma tutto sommato soddisfacente per lo spettatore.

We accept her one of us, google gobble, gobble gobble!

lunedì 3 aprile 2017

FILM: Manchester by the sea

Titolo (originale): Manchester by the sea
Regia e sceneggiatura (originale): Kenneth Lonergan
Produzione: USA, 2016
135 min. (colore, sonoro)
Genere: drammatico
Cast: Casey Affleck, Lucas Hedges, Michelle Williams, Kyle Chandler



Sono andata a vedere questo film quando mi trovavo a Vienna, a fine gennaio, al cinema in lingua originale; tutto questo ancora prima che uscisse in Italia a febbraio.
Avevo sentito opinioni davvero molto contrastanti, quasi bipolari, anche se con una certa prevalenza verso i fan di Casey Affleck (al tempo aveva vinto soltanto il Golden Globe come Miglior Attore).
Solo dopo averlo visto si sono aperti i fiumi di commenti anche da parte degli italiani, quindi mi dispiace se arrivo appena ora con questo post ma ero stata sommersa.

Casey Affleck è il protagonista indiscusso, tutto gira intorno a lui - lui è il film. Consiglio (anzi obbligo) a vedere il film in inglese perché non si può capire la recitazione di questo attore senza la sua vera voce, cosa valida per chiunque sicuramente, ma in questo caso la differenza mi è parsa abissale. Mi riferisco proprio a questa sua interpretazione di un personaggio monocorde e apatico, reso tale da un'ombra del suo passato che l'ha colpito sicuramente più della sua collega Michelle Williams.

Lee Chandler lavora come idraulico a Boston ma è costretto a tornare nella piccola Manchester by the sea nel New England in seguito alla morte di suo fratello, malato da tempo. Una volta arrivato nella cittadina si può percepire un'ombra che lo accompagna costantemente e si intuisce che il suo passato in città è legato ad una tragedia (della quale non vi parlo).
Come se non bastasse Lee dovrà anche assumersi la responsabilità di badare al giovane nipote, figlio del fratello defunto e abbandonato dalla madre quando era piccolo.
Non posso spiegarvi chi è Michelle Williams in tutto ciò per non spoilerare niente ma vi posso dire che il suo personaggio e anche l'interpretazione non mi hanno fatto impazzire, anzi sono andati peggiorando per quanto mi riguarda man mano che il film procedeva.

L'interpretazione di Affleck è senza dubbio buona ma non pensavo che avrebbe vinto pure l'Oscar, Michelle Williams alla fine non ha vinto nulla per questo personaggio (per fortuna) ma non ho capito nemmeno le nomination, invece tantissimi complimenti a un attore che avrebbe dovuto avere molti riconoscimenti in più e cioè Jeff Bridges!

Prodotto (e teoricamente inizialmente diretto) da Matt Damon con sceneggiatura originale e regia di Kenneth Lonergan. Il lavoro di entrambi non va sottovalutato ma secondo me l'attenzione per questo film è stata troppo alta e non capisco bene nemmeno il motivo. Tralasciando gli attori e la sceneggiatura, le altre categorie non mi sembravano proprio al top sinceramente: sonoro, montaggio, colonna sonora davvero hanno fatto abbassare la qualità della pellicola per i miei gusti.

Ora a posteriori sappiamo che Golden Globe e Oscar a Migliore Attore Protagonista se li è aggiudicati Casey Affleck e che Kenneth Lonergan si è portato a casa l'Academy per la Sceneggiatura originale.
Certo, mi ha fatto piacere - come mi fa sempre piacere - quando un film "da festival" viene degnato di grande attenzione; anche se rimango dell'idea che quelli che poi diventano mainstream non siano i migliori e questo è un esempio del caso. Quest'atmosfera indie è molto molto falsa e contraddittoria e non solo penso al cast... voi cosa ne pensate?

Ho apprezzato comunque il tributo alla letteratura "hard boiled" con i nomi dei fratelli Chandler, Lee e Joe, senza contare che quest'ultimo è interpretato da niente di meno che Kyle Chandler!!

Potrà sembrare a tratti che io l'abbia quasi odiato, in realtà pensandoci oggettivamente non è vero, solo che l'ho trovato lento e in sala mi sono un po' annoiata. Non avendolo trovato molto originale, anche se l'idea di fondo mi piace, non penso che sarà fra i più memorabili del 2016/il mio 2017... vedremo!

domenica 2 aprile 2017

FILM: Ogni cosa è illuminata

Titolo: Ogni cosa è illuminata
Titolo originale: Everything is illuminated
Regia: Liv Schreiber (e sceneggiatura)
Produzione: USA, 2005
Durata: 106 min (colore, sonoro)
Genere: biografico, drammatico
Attori: Elijah Wood, Eugene Hütz, Boris Leskin
Tratto da: romanzo omonimo del 2002 di Jonathan Safran Foer



Dopo aver visto questo film almeno 20 volte, mi sono decisa a comprare il DVD e per l'occasione l'ho anche riguardato.
Tratto dal romanzo omonimo di Jonathan Safran Foer del 2002, che io non ho ancora letto. Si tratta di una semi-autobiografia che viene interpretata nel caso del film dal mitico Elijah Wood.

La storia di Jonathan, ebreo statunitense, che parte per l'Europa con l'intento di seguire le tracce del nonno e della sua vita prima che arrivasse negli USA - prende vita grazie ad Elijah Wood.
Non ho letto il romanzo ma avendo letto altro dello stesso autore posso immaginare lo stile e il "mood" generale della storia e secondo me l'impronta data da sceneggiatura/regia (entrambe all'esordio per Liev Schreiber!) e soprattutto anche dal cast di attori scelti alla perfezione, hanno reso questa trasposizione davvero geniale.

Pensavo che fosse molto più noto, e quando ho scoperto che tanti non conoscono questo film ho subito convinto tutti a vederlo e l'hanno amato! Se cercate qualcosa che vi faccia sbellicare dalle risate pur trattando di tematiche serie, non vi può mancare. L'avrò già visto almeno 10 volte prima di acquistare il DVD e rivederlo ancora ma non mi annoia mai, anzi è uno di quei film che continua a farti ridere anche rivedendolo e contiene scene memorabili (come "Benvenuto in Ucraina") che ho rivisto in loop perché non riuscivo a smettere di ridere e a credere quanto geniale fosse.

Il protagonista, una volta arrivato in Ucraina, si rivolge a un anziano signore (Boris Leskin) che insieme al nipote (Eugene Hütz) ha "un'agenzia" - tra mille virgolette - che si offre di aiutare gli ebrei statunitensi di seguire le tracce dei loro antenati. Jonathan vuole ritrovare la donna che salvò la vita al nonno durante la Seconda Guerra Mondiale.

A gennaio ho deciso di rivedere questo film nell'ambito della Giornata della Memoria, insieme anche ad aver riletto Il bambino con il pigiama a righe, presto scriverò un post anche su quello.

Curiosità: lo scrittore Safran Foer compare in un cameo a inizio film nella scena del cimitero;
Eugene Hütz è il frontman della band Gogol Bordello, che compare nella scena della stazione, quando accolgono Jonathan.

Le musiche composte originali per il film sono di Paul Cantelon, e se volete un assaggio vi lascio un video qui https://www.youtube.com/watch?v=ZojHUN3pob0&t=1190s . Band che hanno collaborato alla colonna sonora sono anche Tin Hat Trio, Leningrad, Arkady Severni e ovviamente i Gogol Bordello.

Purtroppo questo film non ha fatto grandi incassi alla sua uscita e non è nemmeno molto conosciuto, a maggior ragione vi consiglio di recuperarlo perché secondo me vale davvero la pena, è semplicemente perfetto! Poi Eugene Hütz è mitico :)