domenica 30 ottobre 2016

FILM: The nightmare before Christmas

Titolo: Nightmare before Christmas
Titolo originale: The Nightmare before Christmas
Regia: Henry Selick (ideato e prodotto da Tim Burton)
Produzione: USA, 1993
Ambientazione: fantastica "città di Halloween"
Genere: animazione, musicale

Realizzato con la tecnica stop-motion cioè tramite la costruzione di pupazzi che rappresentano i personaggi e che vengono spostati a mano per essere filmati fotogramma per fotogramma, simulando il movimento.


Uscito nei cinema americani per Halloween 1993 e in Italia per Natale 1994.
Danny Elfman è l'autore delle bellissime canzoni e ne è anche l'interprete nella versione originale (le mie preferite sono This is Halloween e What's this?). In italiano invece la voce di Jack e il cantante principale è Renato Zero.

Il mondo nel quale la storia ha luogo è il Paese di Halloween dove tutto accade in funzione della notte fra 31 ottobre e 1 novembre. Il capo di questo paese, conosciuto come re di Halloween è Jack Skeletron. La sua vita gira intorno alla paura, alle zucche, all'horror e alla paura ma ad un certo punto è stufo di essere sempre il cattivo e mentre riflette, passeggiando con il cane-spettro Zero, arriva ad una radura nel bosco dove ogni albero ha una porta. Queste porte portano negli altri mondi: quello di Pasqua, quello di S. Patrizio, del Ringraziamento, S. Valentino e via così... Jack prova ad aprirne una e finisce nel mondo del Natale.
Inizialmente è spaesato perché non conosce nulla all'infuori del Paese di Halloween ma in breve osserva molte cose su questo Mondo di Natale e ne rimane affascinato. Non trovando giusto che egli debba sempre essere il cattivo e Babbo Natale sempre il buono, decide di fare scambio. Quindi cerca di imparare il più possibile di questo mondo per poi raccontarlo ai suoi concittadini.
Siccome il resto della popolazione di Halloween non sembra entusiasta perché non capisce un mondo dove il terrore non esiste, Jack porta avanti il suo piano in solitudine ma viene ammonito dalla sua amica Sally (segretamente innamorata di Jack) che ha paura per quest'impresa pericolosa di Jack.
Le cose sembrano procedere bene per il re di Halloween ma non sono proprio così come dovrebbero andare, egli interpreta il Natale dal suo punto di vista e secondo la sua mentalità quindi, dopo aver catturato Babbo Natale, inizia a portare ai bambini regali spaventosi e la gente allarmata, chiama la polizia. Gli agenti cercano di abbattere la slitta di questo impostore e purtroppo ci riescono.
Per fortuna però Jack si rende conto in tempo del suo sbaglio e torna ad Halloween in tempo per liberare Babbo Natale dalle grinfie del Bau Bau per restituire alla gente la festa del Natale. Anche Sally era stata rapita dal Bau Bau nel frattempo proprio mentre cercava di rimediare alla situazione.
Jack riesce a liberare i prigionieri e a sconfiggere Bau.
Babbo Natale porta la neve anche sopra Halloween e finalmente tutti i suoi abitanti capiscono lo spirito del Natale ma allo stesso tempo Jack e Sally possono condividere il loro amore, capendo che sono contenti di essere quello che sono e di non voler più essere diversi.

Come viene spiegato nei contenuti speciali del DVD, l'idea è nata quando Tim Burton ha assistito al passaggio di decorazioni di Halloween a quelle natalizie in un negozio. Egli inizialmente creò la storia sotto forma di poesia (recitata da Christopher Lee) e solo in un secondo momento decise di proporla alla Disney, che la rifiutò per i temi troppo dark. Solo dopo i primi anni '90 (grande successo di Tim Burton) fu in grado di realizzare questo suo progetto, questa volta la Disney si associò alla Touchstone Pictures, ma accettò. Per titolo venne scelta una parodia di "The night before Christmas", famosa poesia di Natale.

Oltre a ricevere nomination a Oscar, Golden Globes e altri, vinse 2 premi Saturn nel 1994: miglior film fantasy e migliore colonna sonora.

Jack Skeletron è entrato nell'immaginario comune ormai anche in modo totalmente slegato dal film in sé, credo infatti che a chiunque sia familiare questo personaggio, pur anche non avendo visto il cartone. Io l'ho visto recentemente nella versione 3D del Blu-ray. Ad ogni modo, non c'è dubbio che questo bellissimo cartone animato sia diventato un classico a tutti gli effetti.

Un altro "fun fact" che ho appreso dai contenuti speciali e che voglio condividere con voi per concludere il post: avete presente la Haunted Mansion che possiamo trovare in qualsiasi parchi Disney? Io ricordo di averla visitata in tutte le 3 volte che ho visitato il parco ma questa cosa non la sapevo! Nel periodo che va da prima di Halloween a poco dopo Natale, la casa viene completamente ridecorata a tema Nightmare before Christmas <3 Sarebbe veramente uno dei miei sogni visitare uno di questi parchi nel periodo festivo... sia esso ad Halloween o Natale, ho visto anche diversi video su Youtube che mostrano i parchi tutti addobbati per le varie evenienze/festività e sembrano veramente un sogno! Con questa piccola curiosità vi saluto, a presto! :)

FILM: Il nastro bianco

Titolo: Il nastro bianco
Titolo originale: Das weiße Band - Eine deutsche Kindergeschichte
Regia e sceneggiatura: Michael Haneke
Produzione: Germania, 2009
Genere: drammatico
Ambientazione: Germania del nord, 1913
Attori: Susanne Lothar, Ulrich Tukur, Burghart Klaußner, Christian Friedel, Roxanne Duran

Vincitore della Palma d'Oro al 62° Festival di Cannes (2009).


Ha vinto il Golden Globe come miglior film straniero nel 2010, ed era anche candidato alla stessa categoria per gli Oscar di quell'anno.

Dura 144 minuti ed è in bianco e nero. Questo a mio avviso non lo rende un film particolarmente più pesante di quanto non lo sia già di per se. Con "pesante" non intendo in senso negativo, intendo che le tematiche e la storia non sono leggere e questo non è un film d'intrattenimento. Gli attori sono bravissimi e la storia è ben costruita, l'unica cosa è che siamo di fronte ad un film piuttosto lungo che tratta tematiche serie e drammatiche. Il fatto che sia in bianco e nero per molti sembra essere un fattore negativo, non so spiegarmi perché, ma senza dubbio è azzeccato per questo film.

Il periodo di narrazione va dal 1913 al 1914 ricoprendo un lasso di tempo di un anno. Ci troviamo in un villaggio tedesco nel nord della Germania. La vicenda si apre con premesse misteriose e inspiegabili: il medico del paese è ferito dopo una caduta da cavallo (colpa di una corda tesa tra due alberi); il figlio del barone viene seviziato; la finestra della stanza di un neonato viene appositamente aperta nel gelo invernale; il fienile del barone viene incendiato; il figlio disabile della levatrice viene torturato. Il protagonista/narratore della storia è il maestro del villaggio, sembra avere un'intuizione circa i fatti inquietanti e tristi che dominano il villaggio.
Ma il punto è un altro: c'è una persona dietro a tutti i fatti o è qualcosa di più grande che sta arrivando a portare dolori ancora più grandi all'intera umanità?

La fotografia, le inquadrature e i tempi sono particolarmente lunghi e "duri" e anche le espressioni degli attori e le loro battute, la sceneggiatura, contribuiscono tutti a un clima che provoca disagio. Al centro della vicenda abbiamo l'ambientazione rurale di forte religione protestante, i bambini sono molto importanti nella visione della vigilia della Prima Guerra Mondiale del regista austriaco. Questo non è sicuramente un elemento da trascurare perché se gli adulti del film sono troppo anziani per combattere e i bambini troppo giovani, ci sono pochi personaggi maschili di età intermedia: forse solo il maestro/narratore, che ormai anziano racconta la storia con un tono di amarezza. La scelta di mettere i bambini (e la loro educazione) al centro della storia è una scelta molto interessante perché saranno loro gli adulti di un futuro non troppo felice del loro paese. Noi sappiamo cosa succederà di lì a pochi anni, questi bambini saranno adulti negli anni '20 e '30, gli anni del nazismo... saranno proprio loro i futuri sostenitori di Hitler? Probabilmente sì e questo ci viene fatto capire implicitamente dall'ambientazione e dalla loro educazione. Vedendo tutto quello che i più giovani hanno dovuto passare addirittura prima della guerra, e poi naturalmente anche durante di essa, possiamo avere una nuova prospettiva circa le loro scelte del futuro.

Nonostante tutta questa negatività, disagio, dolore e avvenimenti oscuri che pervadono la storia, la speranza non muore mai, nemmeno nel periodo più buio della storia di quegli anni. L'accenno di storia d'amore fra il maestro e la tata dei figli del barone porta sotto i nostri occhi un timido corteggiamento che per certi versi mi ha ricordato (seppur diverso per molti motivi) quello del film "L'albero degli zoccoli".

Fatemi sapere come al solito che cosa ne pensate del film se l'avete visto e se invece non lo conoscete, vis consiglio di guardarlo in un momento di calma (vi avviso, non è da vedere in un momento di sconforto perché non è proprio leggero)!

sabato 29 ottobre 2016

LIBRO: Il lupo della steppa

Titolo: Il lupo della steppa
Titolo originale: Der Steppenwolf
Autore: Hermann Hesse
Pubblicazione: 1927
Genere: romanzo


Questo libro mi ha accompagnato per buona parte del 2016 ed è per questo che mi sembra come di distaccarmi da un buon amico ora che l'ho finito, non un amico sempre felice e positivo, ma un amico che mi ha fatto notare e capire delle cose che avevo in qualche modo già in mente senza che fossero mai venute fuori. Pensieri che mi disturbavano perché prima di vederli stampati sulle pagine di questo libro non avevano una forma, solo dopo averli letti nelle parole di Hesse sono riuscita a riconoscere e a capire i miei stessi pensieri.

Avevo già letto 2 romanzi di questo autore anni fa ma entrambi erano romanzi di formazione (il suo tipico Bildungsroman) ovvero Peter Camenzind (1904) e Demian (1919). Questo però non è un romanzo di formazione e non è nemmeno una delle sue prime opere. Questo è un romanzo filosofico-psicologico, scritto negli anni '20 durante il periodo di sedute psicoterapeutiche dell'autore (come era diffuso in quegli anni). Il pensiero di Hesse di quegli anni viene qui molto riflesso, specialmente nel conflitto con la classe borghese.

I protagonisti dei suoi romanzi mescolano spesso invenzione ad alcuni tratti che tendono a far assomigliare la figura dell'autore con quella del personaggio ma in questo caso è molto evidente. Il nome del protagonista è Harry Haller (stesse iniziali di Hermann Hesse), i due hanno la stessa età, entrambi vivono un profondo conflitto spirituale che divide apparentemente la loro anima in due: da una parte sta l'uomo, dall'altra il "lupo della steppa". Haller è un poeta, un intellettuale che si vuole distanziare dal mondo borghese pur non arrivando a disprezzarlo perché sa che dopotutto è il suo ambiente di provenienza. Toccato continuamente dall'idea del suicidio non arriva mai a mettere in pratica le sue intenzioni perché una sera conosce una ragazza di nome Erminia in un locale. Questa ragazza gli ricorda vagamente un suo amico d'infanzia di nome Ermanno (in originale Hermann-Hermine, anche qua torna il nome dell'autore), tanto da far assumere un aspetto androgino al personaggio. Entrambi vedono nell'altro il loro corrispondente: Harry dapprima giudica Erminia inferiore perché mondana e frivola ma poi capisce che il suo modo di fare e di vedere la vita probabilmente è l'unico possibile da adottare se si vuole sopravvivere; d'altra parte Erminia gli fa notare come, nonostante sia piuttosto spensierata, lei comprenda tutti i ragionamenti di Harry riguardo al significato della vita e cose simili ma gli fa anche notare che tali riflessioni sono poco utili se uno non vive davvero e non si gode ciò che ha finché può. A questo punto entrano in scena anche altri personaggi ma anche altri elementi come le droghe e le allucinazioni. Queste ultime però hanno un ruolo centrale nella storia perché sarà proprio grazie a quest'ultimo elemento che Harry potrà capire quanto egli sia dannato proprio a causa della serietà e dell'importanza che dà alle cose, e tutto questo è causato dal suo voler essere intellettuale e poeta.

Tra il 1924 e il 1925 Hesse e la sua seconda moglie si lasciano. La fine di questa relazione potrebbe aver avuto influenze sulla stesura del romanzo essendo molto presente la componente autobiografica. Pubblicato nel '27 infatti, è stato scritto nel 1925-1926. Hesse ha dichiarato come il romanzo sia nato da un periodo difficile, anche in quanto fase storica molto delicata, ma che questo non deve farlo percepire come un "libro di sfogo" bensì come un romanzo che trasmette un messaggio vero e positivo. In questo libro in particolare il messaggio arriva proprio nelle ultime pagine ed è per questo che potrebbe inizialmente sfuggire. Egli infatti dichiara che non basta presentare il problema ma bisogna anche trovarne la cura e che quindi non avrebbe mai potuto pubblicare un libro che non contenga un messaggio positivo.

Sarebbe talmente difficile descrivere questo romanzo in poche frasi in modo da renderne un'idea fedele, quindi non ci provo neanche. Penso che lo dovrebbero leggere tutti anche se non penso che tutti lo possano apprezzare allo stesso modo. Personalmente credo che mi abbia colpito così tanto e profondamente influenzato perché proprio in questo periodo questi sono i pensieri e le riflessioni che facevo di più. Come ho detto all'inizio, questo libro ha tirato fuori tutte le mie domande e me le ha presentate davanti in modo chiaro, e non sempre mi ha dato risposte ma mi ha dato le chiavi grazie alle quali io potrò arrivare alle risposte. Probabilmente non ci sono risposte a domande come queste ma almeno, grazie a questo libro, ora non sono più bloccata e posso andare avanti con le mie riflessioni.

I temi e e chiavi di lettura sono molteplici e non ho intenzione di pararne qui perché sono spiegate molto bene in altre sedi e inoltre non mi ritengo in grado di farlo.

Per finire però vorrei dire che, nonostante una volta completato il romanzo ne sono rimasta entusiasta, lo stesso Hesse ha detto che sono proprio i giovani che quando lo leggono e ne rimangono colpiti, sono proprio loro che secondo lui non hanno afferrato a pieno il messaggio. Questo perché chi lo legge con la prospettiva di un cinquantenne, come Harry Haller, come Hesse mentre lo scriveva, potrà solo in quel momento e da quel punto di vista capire molte più cose rispetto a quando lo aveva letto all'età di 20 anni circa.

Nel 1974 è stato tratto un film omonimo diretto da Fred Haines con Max von Sydow e Dominique Sanda, non ebbe grande successo nemmeno in Italia alla sua uscita nell'83.
La rock-band statunitense Steppenwolf ha preso il nome dal titolo di questo romanzo.

mercoledì 26 ottobre 2016

FILM: Mean Girls

Titolo (originale): Mean Girls
Regista: Mark Waters
Produzione: USA, 2004
Genere: commedia
Ambientazione: Chicago, Illinois, anni 2000
Attori: Lindsey Lohan, Tina Fey, Amy Poehler, Jonathan Bennet, Amanda Seyfried, Rachel McAdams


Inizio dicendo che: 1. era la prima volta che vedevo Mean Girls e non so come sia possibile visto che sono una ragazza e sono nata nel 1996; 2. non ho idea di chi sia il regista di questo film, non lo conosco ma 3. so chi è la sceneggiatrice e so chi è il duo formato da Tina Fey ed Amy Poehler, che recitano entrambe inoltre nel film.
Se non avete mai sentito parlare di Tina Fey ed Amy Poehler andate ad informarvi perché nemmeno io posso dire di conoscerle bene ma quello che so l'ho trovato proprio sul web, a partire da articoli su siti vari fino a interviste e video.
Sono ritenute le "regine della commedia americana" oltre ad essere state entrambe attrici al Saturai Night Live Show, quindi facce molto note per la TV negli USA ma anche per essere storiche migliori amiche.

Nel 2011 è stato realizzato un seguito chiamato Mean Girls 2 ma non penso proprio che lo vedrò perché ha attrici completamente diverse, secondo me sarà solo una ripetizione del primo e non sono interessata per il momento.

Cady Heron (Lindsey Lohan) a 16 anni vive il suo primissimo giorno di scuola. Finora aveva sempre vissuto in Africa con i genitori zoologi ed era stata da loro educata a casa. Essendo nuova fa difficoltà ad ambientarsi perché i gruppetti tipici da High School americana sono già ben formati, gli unici amici che riesce a farsi sono Janis (Lizzy Caplan) e Damian (Daniel Franzese) ma ben presto li tradisce per essere stata accettata nel gruppo delle "Barbie" (le tre bionde popolari della scuola). Esse sono capitanate da Regina (Rachel McAdams) che viene seguita da Gretchen (Lacey Chabert) e Karen (Amanda Seyfried). Inizialmente Cady fa il doppiogioco, finge di far parte delle Barbie solo per prenderla in giro e screditarla con Damian e Janis; specialmente dopo essersi innamorata di Aaron Samuels, ex di Regina, ed esserselo fatto fregare di nuovo da lei.
Col passare del tempo però Cady (un po' senza volerlo, un po' intenzionalmente) diventa una vera Barbie, una vera Mean Girl - e con ragazza cattiva si intende davvero Cattiva, spietata, crudele.
Quando la bufera scoppia e si riversa anche sui professori, il preside deve intervenire e chiede alla professoressa di matematica (Tina Fey) di aiutare le ragazze a vuotare il sacco. Così facendo però la verità viene a galla e Regina, offesa, esce dalla scuola e viene investita dallo scuolabus.
Da qui potete già immaginare come si risolva la faccenda: Cady si prende la colpa di tutto, viene scagionata Regina, al ballo scolastico tutti sono di nuovo amici. Un anno dopo però sembra essersi formato un nuovo gruppetto di Barbie.

Vincitore di 3 MTV Movie Awards: migliore performance femminile a Lindsay Lohan, miglior rivelazione a Rachel McAdams, miglior performance di gruppo.

Rachel McAdams aveva fatto il provino per il ruolo di Cady invece Lindsay Lohan e Amanda Seyfried avevano provato per il ruolo di Regina George.

Ripeto, non so come fosse possibile che non l'avessi mai visto, a quanto pare ormai è un film che è entrato talmente tanto a far parte dell'immaginario comune e come citazione nella cultura popolare che sembra uno di quei film senza i quali non puoi vivere. Non puoi vivere senza aver visto questo film perché è talmente famoso e cult che dovete correre a vederlo anche voi.
E poi non mi vergogno per nulla di dire che mi è piaciuto, non l'ho trovato per nulla kitsch nonostante tutto e che quasi quasi lo riguarderei ;)

sabato 22 ottobre 2016

FILM: Café Society

Titolo (originale): Café Society
Regia e sceneggiatura: Woody Allen
Produzione: USA, 2016
Genere: commedia, sentimentale
Ambientazione: Anni '30, Hollywood e New York
Attori: Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Steve Carell, Blake Lively







Non avete idea della mia attesa per questo film, lo aspettavo da una vita (probabilmente ancora da prima che venisse concepito) e sono già andata a vederlo 2 volte al cinema.








Molti erano i motivi per i quali attendevo con ansia la sua uscita nei cinema: il regista e sceneggiatore, l'ambientazione, gli attori in generale e più in particolare i due protagonisti Jesse Eisenberg e Kristen Stewart che avevo amato in Adventureland (altro film dove sono protagonisti insieme) e trovo che formino una bellissima coppia fittizia. Senza contare il fatto che già mi piacciono molto anche separatamente!

Primo film girato in digitale da Woody Allen, è stata anche la pellicola d'apertura per il Festival di Cannes del 2016, fuori concorso.

Essendo stata 2 volte al cinema con persone diverse posso anche riportarvi le loro opinioni, non prima però di dirvi che secondo me questo film è riuscitissimo e perciò consiglio a tutti di vederlo perché a mio parere è impossibile non amarlo (anche se ho poi scoperto che non è così). La prima volta sono stata accompagnata da mia mamma e mia sorella; entrambe sono appassionate di Woody Allen come me quindi di solito andiamo sempre insieme al cinema quando esce un suo film. Questa volta però loro l'hanno trovato un po' sottotono, come se mancasse qualcosa, ma nel complesso è piaciuto anche a loro pur non trovandolo brillante come al solito.
La seconda volta invece sono stata accompagnata da due mie amiche: la prima l'ha amato quanto me ma invece la seconda non era entusiasta. Naturalmente è questione di gusti ma se leggete il mio blog e conoscete i miei gusti, regolatevi in base a questo :)

Ho apprezzato ogni aspetto del film, come al solito non mi fermo alla storia e ai personaggi/attori. Senza fare la "lista della spesa" riassumo dicendo che davvero mi è piaciuto a 360°. Se devo scegliere proprio l'aspetto secondo me più riuscito, senza dubbio l'interpretazione di Jesse Eisenberg, alter ego di Allen. Da un paio di mesi ho "scoperto" questo attore e probabilmente sta diventando uno dei miei preferiti. Dipende tanto dal personaggio che interpreta perché solo alcuni sono davvero adatti a lui (parlo ad esempio di questo o di Adventureland) invece altri non mi hanno fatto impazzire (es. Now you see me). Tornando al film in questione, passiamo ora alla trama.

Anni '30 a New York: gangster, famiglia ebrea, Bronx. Anni '30 a Los Angeles: vita mondana, età d'oro di Hollywood, lusso e sfarzo. Queste sono le due ambientazioni che fanno da sfondo alla vicenda di Bobby Dorfman, ultimo di tre figli, nato e cresciuto in una famiglia ebrea del Bronx.
Deciso a dare una svolta alla sua vita si trasferisce a Los Angeles per lavorare per il suo ricco zio (Steve Carell), famoso agente cinematografico. Egli lo prende sotto la sua ala, lo invita ai party con tutte le celebrità e gli dà l'occasione di vivere la bella vita insieme alle persone più straordinarie e famose. Bobby (Jesse Eisenberg) si innamora a prima vista della segretaria dello zio, la bella Vonnie (Kristen Stewart). In definitiva però rimane deluso sia dalla città che da Vonnie e decide di tornare nella sua New York, dove inizia un'attività di imprenditore insieme al fratello gangster, come gestore di un night club della celebre Café Society. Gli anni passano e Bobby si sposa con una nuova Veronica (Blake Lively), la sua vita va avanti e sembra che vada tutto bene. Un giorno però la Vonnie di Los Angeles torna a fargli visita.

Menziono la fotografia stupenda dell'italiano Vittorio Storaro, storico collaboratore di Bernardo Bertolucci e Francis Ford Coppola (ma anche tanti altri), questa è stato il suo primo lavoro con Woody Allen e si vocifera che ce ne sarà un secondo.
47° film di Woody Allen, è anche il più costoso ed il primo girato in digitale.

martedì 18 ottobre 2016

3 FILM: Bridget Jones

Sono appena tornata dal cinema dopo aver visto il terzo e ultimo film di questa trilogia. Stamattina ho riguardato anche il primo e ora sto rivedendo il secondo; avevo già visto i primi due un paio di volte ma diversi anni fa e li avevo piuttosto dimenticati.

FILM #1

Titolo: Il diario di Bridget Jones
Titolo originale: Bridget Jones's Diary
Regia: Sharon Maguire
Produzione: UK, 2001
Genere: commedia romantica
Attori: Renée Zellweger, Hugh Grant, Colin Firth
Basato su: romanzo omonimo di Helen Fielding (1996)


Il film è una tipica commedia romantica britannica, nonostante la presenza della protagonista interpretata dalla nota attrice statunitense, gli altri due attori sono delle colonne portanti dei film britannici (personalmente: amo Colin Firth, provo fastidio per Hugh Grant; riguardo a Renée non saprei... anni fa non la sopportavo ma recentemente ho cambiato idea su di lei).

L'autrice del romanzo ha dichiarato di essersi ispirata a "Orgoglio e Pregiudizio", specialmente alla serie britannica degli anni '90 tratta da questo celebre classico. Questo lo si nota dal personaggio di Mark Darcy che viene sempre interpretato da Firth, che come sempre porta un po' di sé nei suoi personaggi.

Il personaggio di Bridget Jones è in breve tempo entrato nella cultura popolare come esempio della classica donna trentenne che non è più giovanissima ma non è ancora totalmente matura e quindi si trova in una fase di stallo, nonostante desideri sentirsi realizzata.

All'inizio del primo film Bridget è attratta dal suo capo Daniel, con cui inizia una relazione (di breve durata) purtroppo scopre ben presto che lui la tradisce e che lei è stata per lui solo una delle tante. Contemporaneamente ritrova anche Mark Darcy, un amico d'infanzia, il quale dice di essere attratto da lei così com'è e che non cambierebbe nulla di lei, nonostante Bridget sia molto insicura e si veda piena di difetti. Dopo essersi licenziata dalla rivista in cui lavorava per Daniel, Bridget ottiene un moderato successo come giornalista televisiva, pur dopo qualche figuraccia. Dopo una rissa fra Mark e Daniel, causata anche da dissapori provenienti dal passato, Bridget e Mark capiscono di essere fatti l'uno per l'altra e lui rinuncerà al trasferimento per lavoro a New York.

"Il diario di Bridget Jones" è il film per eccellenza dei trentenni degli anni '90 e in quanto tale, il film cult per la generazione dei miei genitori, che negli anni '90 avevano appunto 30 anni, che negli anni '90 si sono sposati e hanno avuto figli. Bridget Jones però è un personaggio universale pur simboleggiando questa categoria, o generazione, infatti incarna il modello di protagonista femminile di una storia d'amore estremamente goffa e piena di difetti.

Renée Zellweger è perfetta in questi panni, goffa e imbranata ma allo stesso tempo simpatica, venne scelta per questo ruolo e quindi mandata a lavorare come tirocinante presso una casa editrice inglese per calarla nella parte e abituarla all'accento inglese. Oltre a tutto questo ha anche dovuto subire un notevole aumento di peso. Per il ruolo di Daniel trovo che Hugh Grant sia ugualmente azzeccato perché, come ho già detto, mi provoca un certo fastidio per cui è facile per me vederlo nella parte dello ... *persona poco carina* ... nulla da dire su Colin Firth dato che lo stesso personaggio è realmente ispirato a lui e alla sua interpretazione di Darcy in Orgoglio e Pregiudizio.

Solo riguardando il film stamattina mi sono resa conto di quanto sia carina e accogliente la casa di Bridget, anche dall'esterno! Sinceramente non mi dispiacerebbe viverci, anche se probabilmente gli scenografi l'avevano pensata più come "casa di una single disorganizzata e fallita" ma a me è piaciuta sul serio... poi è bello anche il fatto che sia sempre rimasta quella dal 2000 al 2016 in pratica.

La colonna sonora è formata per lo più da pezzi già celebri e importanti al momento dell'uscita del film ma sono anche inclusi due brani che proprio nel 2001 debuttano come singoli e che raggiungono un successo che è durato nel tempo sicuramente fino ad oggi e cioè: "It's raining men" nella versione di Geri Halliwell e "Out of reach" di Gabrielle.

Il film riesce ad ottenere un successo tale e duraturo nel tempo tanto da farlo restare nell'immaginario comune di tutti e riscuotendo ancora successo con i sequel fino a quest'anno. Venne nominato per un premio Oscar alla migliore attrice protagonista nel 2002 e sempre quell'anno anche ai Golden Globe come miglior attrice e migliore film commedia. Ricevette anche altre nomination numerose e venne definito uno dei migliori film britannici del 2001.

FILM #2

Titolo: Che pasticcio, Bridget Jones!
Titolo originale: Bridget Jones - The Edge of Reason
Regia: Beeban Kidron
Produzione: UK, 2004
Genere: commedia romantica
Attori: Renée Zellweger, Hugh Grant, Colin Firth
Basato su: romanzo omonimo di Helen Fielding (1999)


Questo secondo film secondo me non è all'altezza del primo, sia perché troppo esagerato ma anche perché non porta a nulla. Nonostante questo è lo stesso una simpatica commedia inglese, però preferisco il 1° e il 3°.
Da un lato forse ciò è dovuto dal cambio di regista, che è diverso rispetto al primo e terzo film però c'è anche da dire che questo, a differenza del più recente, è tratto da un romanzo scritto ed ideato dall'autrice originale; in conclusione quindi non saprei spiegarmi questa cosa in modo logico e razionale, forse è solo una sensazione a pelle ma a mia discolpa dico che è condivisa.

Altro fattore sono sicuramente le divergenze fra romanzo e film (purtroppo non ho letto il libro quindi non saprei dirlo) e... *l'ho scoperto ora* la differenza fra versione europea e statunitense del film!
Ho sempre visto tutti e tre i film in italiano quindi non ho voce in capitolo riguardo a queste cose e nemmeno al criticato accento di René Zellweger.

Trama: Bridget e Mark stanno insieme da un paio i mesi e le cose vanno molto bene, figuracce di lei a parte. Oltre a questo anche la sua vita di lavorativa procede molto bene ma quando esce a festeggiare con gli amici, le viene detto da una "nemica" che una ragazza molto attraente è appena stata vista mentre entrava a casa di Mark. Daniel Cleaver si ripresenta nella vita di Bridget chiedendole un appuntamento ma lei rifiuta, contenta che la storia con il suo fidanzato vada a gonfie vele. Mark le chiede anche di passare un weekend con lei in settimana bianca. Durante questa vacanza lei penserà prima che le stia per essere fatta una proposta di matrimonio e poi penserà anche di essere incinta. Nessuna delle due cose di verifica ma, una volta tornati a casa, Bridget lascia Mark perché sospetta ancora di più che la ragazza vista con Mark sia effettivamente la sua amante.
Lasciato Mark, Bridget non si sente affatto in colpa a partire per la Thailandia per un viaggio di lavoro a cui partecipa anche Daniel. Si farà accompagnare da una sua amica ed entrambe vivranno una storia d'amore vacanziera: Bridget con Daniel (anche se ben presto si pente) e l'amica con un apparente turista che si rivela essere un trafficante di droga. Infatti una volta in aeroporto Bridget si offre di spartire la sua valigia con l'amica e i controlli di sicurezza rinvengono droga all'interno di un regalo fattole dall'ammiratore.
Bridget viene arrestata e trattenuta per varie settimane in una sporca e pericolosa prigione dove scoprirà, parlando con altre giovani prigioniere, di come le loro vite siano molto più tragiche rispetto ai dubbi che lei aveva avuto con Mark. Il suo innamorato si fa in quattro per farla uscire di prigione e quando finalmente torna in Inghilterra sana e salva, capisce il suo vero amore e anche Mark al contempo le chiede di sposarla. Nel frattempo l'amica si scusa, la fantomatica amante di Mark si rivela essere lesbica ed innamorata di Bridget stessa e infine i genitori della protagonista decidono di rinnovare le promesse di matrimonio. Non prima della mia scena preferita che è la rissa fra Mark e Daniel tra le fontane di Londra con la colonna sonora di "I believe in a thing called love" dei The Darkness.

La colonna sonora è simpatica e adatta, anche se si tratta di hit di quel periodo piuttosto diffuse.
L'attrice protagonista riceve una nomination ai Golden Globe del 2005 senza vincerlo.

FILM #3

Titolo (originale): Bridget Jones's Baby
Regia: Sharon Maguire
Produzione: UK, 2016
Genere: commedia romantica
Attori: Renée Zellweger, Colin Firth, Patrick Dempsey
Basato su: i personaggi della serie di romanzi scritti da H. Fielding


Terzo e ultimo film: sono andati a vederlo in moltissimi e tanti ne sono rimasti delusi. A me è piaciuto, l'ho trovato carino e divertente, come anche gli altri del resto! Quasi quasi mi è sembrato ancora meglio del secondo, però in generale ve lo consiglio qualora fosse ancora nelle sale.

Da un lato penso che sia dovuto al ritorno della regista iniziale ma d'altra parte è anche vero che quest'ultimo film non è tratto da un romanzo di Helen Fielding.

Sono passati diversi anni dalla fine della relazione fra Bridget e Mark Darcy, ora lei ha un lavoro gratificante, va d'accordo con le colleghe (un po' meno con i nuovi giovani capi) ma tutto sommato la vita procede per il meglio. Bridget incontra la sua vecchia fiamma al funerale dell'altra fiamma: Daniel. Durante un festival musicale Bridget conosce Ed Sheran in persona e finisce a letto con un uomo sconosciuto, un americano molto simpatico di nome Jack (Patrick Dempsey). I guai cominciano quando Bridget scopre di essere incinta e c'è il 50% di possibilità di sapere chi sia il padre, il ritorno di fiamma Mark o il nuovo e sconosciuto Jack?

Nonostante la trama sia già stata trattata da diversi film, questo non rende "Bridget Jones's Baby" un film deludente. Certo, c'è da dire che Colin Firth ha una certa esperienza ormai ad interpretare il ruolo del possibile padre ma lo fa bene, non c'è che dire. Patrick Dempsey e René Zellweger sono simpatici, non ho sentito tanto la mancanza di Hugh Grant (forse mia mamma un po' di più).

Si nota il ritorno della regista originale, si sente la geniale sceneggiatura a cui ha contribuito la meravigliosa Emma Thompson (che interpreta anche la ginecologa).

Non penso sia così importante nel corso della storia capire chi sia il padre (anche se alla fine si scopre). Ecco, se proprio devo dire una cosa che avrei preferito, forse alla fine mi sarebbe piaciuto vedere l'altro personaggio nei panni del padre, quindi... *vediamo se riesco a formulare questa frase senza fare spoiler* ...mi sarebbe piaciuto che il padre fosse stato l'altro (rispetto a quello che è) ma che lei avesse comunque sposato chi alla fine ha realmente sposato. Come dire: "ho capito chi amo veramente e perciò lo sposo, anche se non è lui il vero padre del bimbo, tanto voglio bene anche a lui". Ecco, qualcosa del genere.

Nonostante questo io vi consiglio caldamente l'intera trilogia se non l'avete ancora vista e soprattutto se siete in cerca di commedie divertenti, leggere ma ben fatte.

giovedì 13 ottobre 2016

LIBRO: Miss Peregrine's Home for Peculiar Children

Titolo: La casa per bambini speciali di Miss Peregrine
Titolo originale: Miss Peregrine's Home for Peculiar Children
Autore: Ransom Riggs
Pubblicazione: 2011
Genere: young adult, fantasy
Ambientazione: USA e Galles, attuale / 3 settembre 1940


Romanzo d'esordio dell'autore, è anche primo di una trilogia che negli ultimi anni ha letteralmente spopolato fra i giovani di tutto il mondo.
Io ho deciso di leggere il primo libro in inglese quando ormai il tormentone dovuto al suo successo era già leggermente scemato. Sono contenta di averlo recuperato in inglese e credo che ora leggerò anche gli altri due romanzi in originale, anche se non subito.

La storia è tutta costruita sulla base di una cinquantina di fotografie d'epoca piuttosto inquietanti che, collezionate dall'autore, gli hanno dato lo spunto sul quale basare i suoi personaggi e gli avvenimenti.
Ransom Riggs è infatti stato finora un collezionista ed esperto di fotografie d'epoca e i suoi unici romanzi finora pubblicati sono proprio i tre della trilogia.

Jacob Portman è un ragazzino 16enne che vive in Florida con i genitori e lavora come apprendista nella fortunata catena di famiglia di supermercati, oltre ad andare a scuola naturalmente. Durante la sua infanzia è stato molto legato alla figura del nonno e ai racconti della sua infanzia: Abraham era un bambino di origine ebrea polacca che è poi cresciuto in un orfanotrofio in un'isoletta del Galles. Egli ha sempre mostrato al nipote le fotografie dei suoi compagni di orfanotrofio ma Jacob ad un certo punto ha smesso di credere a queste storie, giudicandole troppo incredibili, e quindi per forza frutto di fantasia (anche perché il nonno stava iniziando a parlare di mostri). Un giorno Jacob viene chiamato urgentemente dal nonno mentre si trova al lavoro, ma quando giunge a casa la trova vuota, il nonno giace nel bosco vicino in fin di vita. I genitori di Jacob pensano che questa tragedia abbia causato uno stato di shock nel figlio e lo mandano dallo psicologo. Egli gli consiglierà di recarsi nell'isola del Galles dove si trova l'orfanotrofio per avere qualche risposta, ma probabilmente aveva dei secondi fini...

Nel 2014 e 2015 sono usciti rispettivamente il secondo e terzo libro della serie, seguendo l'enorme successo del primo che, anche grazie a community tipo "booktube" è stato promosso da ragazzi stranieri e italiani ed ha contribuito a renderlo un best-seller.
Ho guardato molti video-recensione e ne ho anche lette altrettante ma nonostante la grande quantità di entusiasti, ci sono anche diverse persone che l'hanno trovato noioso e ripetitivo.
Personalmente non sono un'amante del genere ma devo dire che mi ritengo piuttosto soddisfatta, forse anche perché avendo aspettato che svanisse l'ondata di entusiasmo ed essendo riuscita a non saperne troppo fino a quando ce l'avevo in mano, non avevo avuto modo di farmi aspettative esagerate.

Il romanzo mi ha preso fin da subito e l'ho terminato in pochissimo tempo. Mi è piaciuta molto l'idea della storia costruita intorno alle fotografie e mi ha ricordato un po' il musical Mamma mia! costruito attorno alle canzoni degli Abba.
Penso proprio che leggerò anche i due libri successivi in inglese perché ho trovato la lingua semplice e ve lo consiglio anche in lingua originale; non lo farò subito però perché non ne possiedo ancora le copie. Da un lato ho sentito parlare del seguito come qualcosa di intrigante ma allo stesso tempo anche di banale visto che l'atmosfera del loop temporale ormai non esiste più. Sono comunque curiosa perché il primo romanzo non ha un finale e quindi ti "costringe" a continuare; spero che non sia troppo forzata anche la continuazione con il terzo.

Credo anche che andrò a vedere il film che dovrebbe uscire a breve nelle sale cinematografiche, diretto da Tim Burton (ho un rapporto di amore-odio con lui). Ho visto il trailer appena finito il libro e devo dire che mi attira abbastanza anche se non mi convince per nulla l'idea di una Miss Peregrine così giovane e per nulla fedele a quella del libro. Mi è piaciuta abbastanza la resa scenografica e dei costumi (tipicamente alla Burton, ma ci stava come interpretazione) ma mi è dispiaciuto che la patina delle foto antiche dell'autore sia andata completamente perduta nel film (da quello che ho potuto capire dal trailer); specialmente anche la mancanza di mistero. Staremo a vedere!

Per ora non posso fare altro che consigliarvi questo primo romanzo che nel complesso ho apprezzato; se vi va potrebbe essere una buona idea leggerlo direttamente in inglese :)

sabato 8 ottobre 2016

FILM: L'albero degli zoccoli

Titolo (originale): L'albero degli zoccoli
Regia: Ermanno Olmi
Produzione: Italia, 1978
Genere: drammatico, storico
Ambientazione: Palosco, nella campagna Bergamasca - tra 1897 e 1898
Attori: Luigi Ornaghi e altri attori non professionisti, contadini della zona


Questo film del 1978 è stato ideato, scritto, diretto da Ermanno Olmi, che ne ha curato anche la fotografia e il montaggio. Ha vinto la Palma d'Oro al 31° Festival di Cannes (1978).

Originariamente girato nel 1977 in dialetto bergamasco venne poi successivamente doppiata in lingua italiana dagli stessi interpreti per la distribuzione nazionale, pur mantenendo l'accento locale.
Gli attori che interpretano i contadini sono realmente contadini di quelle zone e quindi mantengono la genuinità e l'autenticità interpretando i ruoli di quelli che sarebbero potuti essere i loro nonni alla fine dell'800.

Azzeccatissima la colonna sonora con pezzi di Bach e Mozart eseguiti in modo semplice e spoglio all'organo da Fernando Germani. Importanti nella storia sono anche le numerose canzoni popolari e di chiesa che vengono cantate dai personaggi e sempre contestualizzate nei momenti di vita dei contadini, sia nel lavoro che nel tempo libero.

Questo film fa parte della lista dei "100 film italiani da salvare" al centesimo posto che comprende 100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978.

I protagonisti di questa storia sono 4 famiglie che vivono e lavorano nelle cascine della campagna bergamasca sul finire dell'800. Il titolo deriva dallo zoccolo che Batistì deve costruire al figlioletto Minick (Domenico) dopo che gliene si rompe uno. Non avendo soldi deve abbattere un albero in modo da procurarsi il legno. L'albero però era proprietà del padrone e siccome scopre chi l'ha tagliato, la famiglia di Batistì (con la moglie Battistina, e i tre figli di cui uno appena nato) viene allontanata dalla cascina.
Oltre a questa vicenda principale ci sono le vite delle altre famiglie. Una vedova costretta a lavorare come lavandaia dopo la morte del marito, col figlio maggiore quattordicenne che viene assunto come garzone al mulino; nonostante tutto mostrano carità verso un mendicante. La fede è anche sempre presente infatti, quando la mucca che serviva al sostentamento della famiglia si ammala e viene considerata spacciata dal veterinario, la vedova fa bere all'animale acqua santa e subito guarisce. Della famiglia fa parte anche il padre della vedova, nonno Anselmo, un contadino saggio che in segreto aggiunge come concime ai pomodori lo sterco di gallina, in modo da poter raccoglierli un mese prima degli altri. Nonno Anselmo rappresenta anche il continuatore delle tradizioni della comunità: è sempre lui che racconta le storie ai bambini, che canta le canzoni della cultura popolare e che insegna a tutti i proverbi e le filastrocche.
Altro filo conduttore è quello rappresentato nella locandina: lo schivo corteggiamento di Stefano a Maddalena, due giovani membri della comunità che prima del loro matrimonio si sono a malapena scambiati un saluto. Subito dopo le nozze si recano a Milano per visitare la zia suora presso il cui convento adottano un bambino. Assistono in questo frangente alla "Protesta dello stomaco" scoppiata per la repressione del Generale Bava Beccaris nel maggio del 1898.
La quarta e ultima famiglia di cui si seguono le vicende è quella di Finard, formata da genitori, tre figli e il nonno. Il figlio maggiore si rifiuta di lavorare e beve troppo, questo è motivo di frequenti litigi e tensioni con il padre. Inoltre Finard un giorno trova per terra una moneta d'oro, che nasconde sotto lo zoccolo del cavallo ma non trovandolo più un giorno impazzisce e la moglie chiama la "donna del segno" che gli somministra una pozione calmante.
Ci sono poi altri personaggi esterni alle famiglie della cascina che sono ugualmente presenti: il prete don Carlo che celebra le messe in latino ma che rivolge sempre le prediche nella lingua dei contadini, dandogli consigli e rassicurazioni concrete per guidarli nelle loro vite. Poi c'è anche un commerciante di stoffe che si reca di cascina in cascina a vendere la sua mercanzia; altri sono anche il fattore, la donna del segno e naturalmente, il padrone.

Com'è stato fatto notare da critiche successive in questo film prevale la visione interna della vita famigliare, di comunità ma sempre in ottica religiosa e mai politica. Non vengono trattate perciò tematiche che erano in realtà presenti per i contadini di quell'epoca e di quelle zone cioè l'odio che incita alle lotte di classe, trattato ad esempio da "Novecento" di Bertolucci (1976) [e, aggiungo io, da "Il nastro bianco" di Michael Handke (2009)].

L'atmosfera di questo film è poetica e rende omaggio a quella che era la vita della nonna del regista. Senza dubbio è uno dei film più famosi e importanti dell'Italia anni '70 nel mondo, e oserei dire anche come documento storico di un'epoca totalmente diversa dalla nostra ma infine non così lontana.
Mentre si guarda "L'albero degli zoccoli" è difficile non pensare che la vita come la vediamo era quella dei nostri bisnonni bambini e dei loro genitori, anche se magari in un'altra zona e con un accento diverso.

A colori, dura 197 minuti (venne infatti originalmente trasmesso in tv in tre puntate).

Secondo la mia personale opinione è un film che può essere visto in quanto documento di un'epoca storica che si concentra sulle usanze della gente comune oppure in chiave più "personale" come detto sopra, guardando i volti degli interpreti e sovrapponendoci quelli dei nostri avi ricordati in modo un po' indefinito da qualche vecchia fotografia ingiallita.

giovedì 6 ottobre 2016

FILM: One day

Anche questo film appartiene alla stessa "categoria" dei due film citati nel post precedente ma siccome avevo più cose da dire ho deciso di tenerlo per un post separato. Con "stessa categoria" intendo che anche questo è un film che ho visto con le mie coinquiline e che probabilmente da sola non avrei mai guardato. La differenza è però che questo lo conoscevo già; non avevo idea di cosa trattasse ma quando era uscito nei cinema se ne parlava in modo ossessivo quindi me lo ricordavo come tormentone di quel periodo.

Titolo (originale): One day
Regia: Lone Scherfig
Produzione: UK/USA, 2011
Genere: drammatico, sentimentale
Ambientazione: Regno Unito, dal 1988 al 2011
Attori: Anne Hathaway, Jim Sturgess


Film tratto dal romanzo omonimo "Un giorno" di David Nicholls del 2009 (l'autore ha curato anche la sceneggiatura). Non ho mai letto il libro.

Probabilmente riconoscerete la locandina del film perché è un'immagine che ha avuto molto successo anche come fotografia separata dal film in sé. In effetti è una bella immagine e ammetto che quando l'ho vista all'uscita del film avrò avuto 16 anni circa e volevo essere io la ragazza ritratta anche perché era il periodo in cui avevo visto "Across the universe" e mi ero innamorata di Jim Sturgess, anche se è durata poco come cosa :,) Poi aggiungo anche che Anne Hathaway di solito è "ok" come attrice ma non mi ha mai finora colpito in modo particolare nei film che ho visto.

Lo scopo del film è mostrare la situazione dei due protagonisti, Emma e Dexter, nel corso degli anni ma sempre con riferimento alla giornata del 15 luglio ovvero il giorno in cui si sono conosciuti.
Il primo giorno è appunto il 15 luglio 1988 quando i due giovani si conoscono il giorno della loro laurea a Edimburgo, passano la notte assieme ma fra loro non succede niente e quindi le loro strade si separano. Un anno dopo infatti lei è a Londra con l'aspirazione di diventare scrittrice e lui invece sta per partire per l'India. La vita non prosegue però con successo perché durante gli anni '90 Emma lavorerà come cameriera e inizierà una relazione col collega Ian, aspirante comico. Dexter invece viaggia molto e ha diverse relazioni, quando torna a casa però la madre è malata e chiede al figlio di riallacciare i rapporti con Emma. La ragazza è come bloccata dal suo lavoro al locale e ormai sta per prendere il posto di direttrice, Dexter la incita a provare ancora la carriera dei suoi sogni e così decidono di trascorrere una breve vacanza in Francia per staccare con la vita monotona. Col passare degli anni Emma avvia una carriera come insegnante mentre Dexter diventa famoso come conduttore televisivo ma nella "tv spazzatura" (i genitori non stimano il figlio per questa carriera perché gli ha causato anche problemi di alcol e droghe). Nel 1966 Emma vive con Ian ma non sono innamorati e quando lei va a cena col suo vecchio amico Dexter, rimane molto delusa da lui e gli dice addio definitivamente. All'inizio degli anni 2000 Emma e Ian si sono lasciati; Dexter invece si sposa con Sylvie, da cui aspetta una figlia, Jasmine. Dexter sembra aver risolto i suoi problemi di dipendenze ed è diventato un buon marito e un bravo padre, purtroppo però scopre proprio ora che la moglie lo tradisce con il suo nuovo capo. Nel 2003 siamo a Parigi: Dexter ha divorziato da Sylvie e va a trovare Emma che ha lasciato il lavoro di insegnante e ha pubblicato il suo primo libro, in quest'occasione i due si mettono finalmente insieme.
Nel 2004 si sposano, non possono purtroppo avere figli ma hanno sempre la piccola Jasmine di cui prendersi cura di tanto in tanto. Il 15 luglio 2006 Emma sta pedalando per la città quando viene all'improvviso travolta da un camion e muore. Un anno dopo Dexter è di nuovo in preda alla depressione, i suoi problemi di dipendenze sono tornati e provocherà anche uno shock nella figlia, che lo troverà svenuto e sanguinante in casa dopo una rissa. Condivide la tristezza e la solitudine anche col padre, perché la madre è morta causa cancro.

Il film è ambientato e girato fra Edimburgo, Londra e la Francia.

Le canzoni scelte per la colonna sonora sono sicuramente belle in sé ma non danno un senso di unità e non rappresentano neanche trovate particolarmente originali... sarebbe stato magari carino seguire l'evoluzione della musica anche col tempo oppure sarebbe stato ancora meglio avere una colonna sonora originale appositamente composta per il film.

Purtroppo devo dire che concordo con il giudizio negativo di Rotten Tomatoes (l'hanno giudicato al 36% di giudizi positivi, quindi prevalgono le critiche negative). Dicono che "questo film manca di spessore, emozioni e di tutte quelle caratteristiche che avevano reso il romanzo un bestseller".
L'accento statunitense di Anne Hathaway è stato criticato perché in questo film lei doveva interpretare un personaggio britannico, io aggiungo che non è l'unica volta dove le succede questo e devo dire che trovo tutto ciò un po' fastidioso visto che non mancano brave attrici britanniche che sarebbero state altrettanto adatte al ruolo.
Ad ogni modo concordo con chi ha definito questo film deludente e non mi riferisco solo alla morte della protagonista che ho trovato banale, quel classico "modo per far finire il film" quando non si sa che fine dare, anche se capisco che potrebbe essere un modo per dire "vivi la vita come se ogni giorno fosse l'ultimo" ma dopo 2 ore di film in cui tutto va male, in cui i due protagonisti sembrano anche loro apatici e bloccati nella loro relazione l'uno con l'altro. L'ho trovato un po' freddo e inconsistente e devo dire che mi ha proprio deluso, menomale che non avevo aspettative troppo alte.

martedì 4 ottobre 2016

Streghe / Charmed (stagione 2)

Dopo un mese esatto torno anche con la seconda stagione di questa serie tv che ha caratterizzato la mia infanzia/pre-adolescenza.

Titolo della serie: Streghe
Titolo originale: Charmed
Periodo di trasmissione della II stagione: 1999-2000 (USA) e 2000-2001 (Italia)
Genere: Fantasy
Ideatrice: Constance M. Burges
Attori: Shannen Doherty (Prue), Holly Marie Combs (Piper), Alyssa Milano (Phoebe), Brian Krause (Leo Wyatt), Greg Vaughan (Dan Gordon)


Le sorelle Halliwell sono streghe da un anno e hanno nella maggior parte dei casi imparato a gestire i loro poteri. Proprio in questo frangente di tranquillità spunta Abraxas, un demone che ruba il Libro delle Ombre e annulla gli incantesimi precedenti riportando in vita demoni già sconfitti dalle sorelle.
Questo avvenimento fa quasi perdere i poteri alle ragazze e Prue sta quasi per cedere a perderli perché soffre ancora molto per la morte di Andy e non vuole causare altre morti e altro dolore.
Le due minori però la convincono a restare strega perché il bene della comunità deve venire prima dei loro bisogni personali.
La situazione sentimentale di Piper è alquanto complicata: ama ancora Leo ma siccome desidera allo stesso tempo una vita normale, inizia una relazione con il nuovo e affascinante vicino di casa Dan. Alla fine però Piper riuscirà a far prevalere i suoi veri sentimenti e questo accade quando la ragazza si trova in pericolo di vita e risvegliandosi pronuncia il nome di Leo e non di Dan. Leo le salverà la vita pur non potendo in realtà farlo perché è un angelo bianco, infatti perde i suoi poteri per amore.
Inizia un complicato triangolo amoroso fra Piper, Leo e Dan anche se poco dopo Leo dovrà riassumere i suoi poteri di Angelo Bianco e la relazione sentimentale sfiora l'impossibile.
Prue nel frattempo ottiene il nuovo potere della proiezione astrale e Phoebe ricomincia l'Università. Viaggiano più volte nel passato e nel futuro e le vicende si fanno senza dubbio più complesse rispetto alla stagione precedente. La serie si conclude con la Piper che accompagna Leo nel suo mondo degli angeli bianchi e apprestandosi così a passare la sua vita con lui.

La seconda stagione conta 22 episodi.

In questa stagione cambia anche la situazione lavorativa delle sorelle perché Prue lascia la casa d'aste Buckland e diventa una fotografa professionista; Phoebe riprende l'università mentre Piper apre finalmente il suo locale in proprio: il P3.
Al P3 si esibiscono molte band famose e realmente esistenti e di successo verso la fine degli anni '90, quando la serie è stata girata: Dishwalla, The Cranberries, Goo Goo Dolls.

La ragazza che avrà un futuro da "angelo bianco" e che farà tornare Leo tale, proprio per salvarla, è interpretata da Amy Adams!

lunedì 3 ottobre 2016

2 FILM: Cattivi vicini + Un amore di testimone

So che sono 2 film che non hanno nulla in comune ma siccome volevo parlarvene pur non avendo molto da dire di ognuno ho pensato di metterli assieme in un post. Sono entrambi film che non avrei mai visto da sola probabilmente, quindi già in partenza non sapevo proprio cosa aspettarmi dato che non li conoscevo.

FILM #1

Titolo: Cattivi vicini
Titolo originale: Neighbors
Regia: Nicholas Stoller
Produzione: USA, 2014
Genere: commedia (demenziale e trasse, aggiungo io ;))
Ambientazione: USA, contemporanea
Attori: Seth Rogen, Zac Efron, Rose Byrne, Dave Franco, Ike Barinholtz


Il regista Nicholas Stoller è anglo-americano ed ha diretto diversi film (anche noti, ma che io non avevo mai visto) e ha scritto la sceneggiatura di numerosi altri. Non vorrei giudicarli senza vederli ma a me sembrano tutti dello stesso genere "commedia demenziale". Con questo termine non intendo dire la vera commedia demenziale che si autodefinisce così ma quel tipo di tipiche commedie americane che sono un po' demenziali e che non hanno un vero senso nella loro trama, quei film che io forse un po' snobbandoli mi pento di aver visto perché mi sembra di aver sprecato due ore della mia vita. Quei film che anche se non mi sono piaciuti, non hanno un singolo elemento che salverei. Forse in questo caso salverei Dave Franco perché è carino e mi sta simpatico, ma nulla più. E il suo personaggio è odioso, anche se non ai livelli di Zac Efron.

La giovane coppia che vedete sulla locandina ha una figlia appena nata e vive in una villetta in una quartiere tranquillo. Sono già abbastanza scocciati dalla nuova vita da genitori a cui si devono adattare, ma la loro vita diventa definitivamente un inferno quando nella casa vicino alla loro si trasferisce una confraternita universitaria. Siccome le loro feste disturbano e rendono impossibile la loro vita, i due coniugi tentano di chiamare la polizia, ma i ragazzi ormai esperti sanno come sfuggirle. Durante una serata di festa i due coniugi ci partecipano e in futuro i ragazzi approfitteranno dei due "vecchi" per vendicarsi delle chiamate alla polizia.
Da qua in poi tutto il film va avanti solo con i dispetti che la confraternita fa alla coppia e viceversa, vendette, feste, casino, cattiva recitazione e poco altro.
La fine? Zac Efron viene espulso dall'università e lavora come modello Abercrombie.

Colonna sonora prevedibile e commerciale, attori che non sanno recitare, personaggi e sceneggiatura: inutili, Zac Efron, regia assente. Naturalmente tutto ciò è solo la mia opinione.
Nel 2016 è uscito anche il seguito, che io non vedrò mai ovviamente ma che ha nel cast anche Cloë Grace Moretz (seriamente, non ho capito che piega sta prendendo la sua carriera cinematografica iniziata apparentemente bene; a me piaceva come attrice).

FILM #2

Titolo: Un amore di testimone
Titolo originale: Made of Honor
Regia: Paul Weiland
Produzione: UK, 2008
Genere: commedia romantica
Ambientazione: New York e Scozia
Attori: Patrick Dempsey, Michelle Monaghan, Kevin McKidd


I due protagonisti che vedete sono migliori amici di lunga data: lui tipico playboy con ogni giorno una ragazza diversa, lei cerca invece un amore che sia per sempre. Solo quando lei deve passare un paio di settimane in Scozia per lavoro lui capisce che sente la sua mancanza e che la ama. Appena torna dalla Scozia hanno un appuntamento, ma lei ha un fidanzato scozzese con cui sta per sposarsi. La storia da qui in poi si concentra sul ruolo di Patrick Dempsey come damigella d'onore.

Il film non è da buttare, è una tipica commedia romantica inglese in pieno stile Bridget Jones.
Consigliato a chi piace il genere ma va anche benissimo da vedere quando ci si annoia, quando si stanno sistemando le tasse (per far tornare il buon umore), mentre si stirano i vestiti.
Gli attori non sono il massimo ma non sono insopportabili (alcuni sono bravi però, sia i protagonisti che il mitico Sydney Pollack, nella sua ultima apparizione come attore).
Se Hugh Grant avesse recitato come protagonista avrei trovato il film fastidioso probabilmente ma se lo teniamo come titolo di riserva da vedere mentre ti abbuffi di biscotti durante il ciclo ci sta! Non è una critica, lo considero un film utile almeno, con un suo perché, non inutile come quello sopra citato. Perfetto anche da vedere durante un pigiama party. Insomma, può avere molti utilizzi :)