giovedì 22 dicembre 2016

SERIE TV: I Medici

Titolo: I Medici
Titolo originale: I Medici - Masters of Florence
Produzione: Italia, UK - 2016 (in produzione)
Genere: storico, drammatico
Lingua originale: inglese
Produzione RAI

Prima stagione composta da 8 episodi da 55' ciascuno.


Il 18 ottobre 2016 è andato in onda su RAI 1 il primo episodio de "I Medici", serie tv molto attesa qui in Italia che per il breve periodo in cui è andata in onda (8 episodi soltanto) è stata commentata e vista praticamente da tutti. Molta è stata la gente che l'ha seguita ma le opinioni non sempre positive al 100%. La serie anglo-italiana porta la firma di Frank Spotnitz (X-Files) e Nicholas Meyer (Star Trek), entrambi statunitensi ma con regista croato-statunitense Sergio Mimica-Gezzan (I pilastri della terra).

Avrete già notato come di italiano ci sia ben poco tra i creatori della serie, e nemmeno di inglese per dirla tutta. In effetti è una serie molto americana, nonostante l'ambientazione nell'Italia del Rinascimento.
In breve durante gli 8 episodi viene delineata la Firenze dei Medici, con una particolare attenzione alla figura di Cosimo De' Medici (Richard Madden) ma anche sul rapporto col fratello Lorenzo (Stuart Martin) e di come reagiranno alla morte del padre Giovanni (Dustin Hoffman) nel portare avanti una città così importante in un periodo delicato.
Inutile protestare sulla scarsa accuratezza storica dei fatti perché non c'è nessuna pretesa in questo senso, e ciò viene messo in chiaro fin dall'inizio quando la morte di Giovanni viene presentata come assassinio; senza contare del gran numero di infiorettature date ai personaggi ma questo è normale.

I produttori e il regista hanno già confermato il rinnovo per una nuova stagione che si pensa dovrebbe arrivare entro il 2018. Dovrebbe concentrarsi però sulla generazione dei nipoti, in particolare su Lorenzo il Magnifico, la cui nascita viene annunciata alla fine dell'ultimo episodio.

La sigla iniziale è il brano "Renaissance" di Skin, canzone molto bella, grafica dei titoli di testa un po' meno. Le musiche sono di Paolo Buonvino, almeno in questo caso quindi abbiamo una firma italiana.

Un elemento che mi ha disturbato, soprattutto all'inizio, sono stati i continui flashback senza alcuna segnalazione (solo raramente) che rimandavano dal presente a 20 anni prima quando il padre era ancora vivo. Naturalmente dopo un po' di minuti capivi che i fratelli erano più giovani e vedevi che i morti erano risorti, per cui deducevi che eravamo nel passato, però devo dire che questo continuo e repentino cambio di tempo mi ha disturbato abbastanza; negli ultimi episodi però per fortuna non si ricorre più troppo spesso a questi flashback.
Probabilmente a mia discolpa (o colpa, vista la grande quantità di fan di Richard Madden) devo dire che gli attori scelti non abbiano questi visi molto caratteristici, mi riferisco specialmente agli interpreti maschili, facevo difficoltà a distinguere Cosimo da Lorenzo quando ci trovavamo nel passato e loro avevano i capelli lunghi. Non dico che non siano bravi attori ma danno un'immagine molto "american-style" che non c'entra niente e forse è anche per questo che fanno apparire il tutto ancora meno realistico oltre che a porre il problema se vederla doppiata o in lingua originale (sembra un paradosso tragicomico vedere una serie RAI di successo in inglese, ma tant'è). Non pensate però che non abbia capito la scelta del cast, l'ho capita e infatti so che le mie critiche saranno sterili ;)

Gli attori si dividono in due tra britannici e italiani, a parte Dustin Hoffman:
- Richard Madden: Cosimo De' Medici (scozzese)
- Stuart Martin: Lorenzo De' Medici (scozzese)
- Annabel Scholey: Contessina De' Bardi (inglese)
- Guido Caprino: Marco Bello (italiano)
- Alessandro Sperduti: Piero De' Medici (italiano)
- Ken Bones: Ugo Bencini (inglese)
- Lex Shrapnel: Rinaldo degli Albizzi (inglese)
- Daniel Caltagirone: Andrea De' Pazzi (inglese)
- Valentina Bellé: Lucrezia Tornabuoni (italiana)
- Alessandro Preziosi: Filippo Brunelleschi (italiano)
- Eugenio Franceschini: Ormanno degli Albizzi (italiano)
- Sarah Felberbaum: Maddalena (anglo-italiana)
- Brian Cox: Bernardo Guadagni (scozzese)
- Dustin Hoffman: Giovanni De' Medici (statunitense)
Da entrambe le parti ci sono stati attori a mio avviso migliori e altri un po' meno, ma il livello medio era accettabile seppur il protagonista Richard Madden non mi abbia fatto impazzire e le facce della Scholey fossero molto irritanti. Bocciando questa coppia e salvando Guido Caprino solo a metà, il resto andava bene. Tralasciando per un attimo gli attori e pensando ai personaggi devo confessare il mio amore per la coppia Piero De' Medici e Lucrezia Tornabuoni, unica vera gioia della serie e OTP assoluta!!

Come feeling generale se devo essere sincera si sono alternati momenti più lenti in cui mi annoiavo a momenti di coinvolgimento praticamente opposti. Nel complesso si sono bilanciati però ho molto notato questi due "poli".

Nonostante gli alti e i bassi (presenti in qualsiasi serie, non mi accanisco "solo perché c'è un elemento italiano al suo interno") posso dire che gli sforzi da parte della RAI si sono notati, anche se era una collaborazione con altre case di produzione, l'Italia ha messo il suo e stavolta si vede. Nella speranza prima o poi di vedere una serie di qualità interamente italiana (può essere che esista già e sono io ad essere indietro) un passo in avanti notevole c'è, anche solo come apertura verso l'estero.

Riporto il giudizio di Aldo Grasso (i cui testi ho studiato per l'esame di Storia della televisione e di cui mi fido abbastanza): concorda sul fatto che l'intento è stato raggiunto, ovvero l'aver reso avvincente una storia potenzialmente molto interessante; non ha concordato tanto sull'uso dei flashback perché spezzano molto la linearità della storia. Concordo in pieno.
Philippe Daverio invece (con cui spesso non vado d'accordo invece) dice che "è una sconfitta alla cultura perché si sono permessi di modificare la storia". Sul modificare la storia non c'è dubbio ma secondo me non c'è da essere troppo puristi in questo campo perché nessuno ha conosciuto di persona i Medici ma soprattutto perché ognuno fa quello che vuole con la reinterpretazione della storia, quindi come critica non sussiste. Parere mio ovviamente.

Probabilmente avrò dimenticato qualcosa, in tal caso recupererò quando scriverò un post sulla seconda stagione che è già in produzione! :)

FILM: Quasi famosi

Titolo: Quasi Famosi
Titolo originale: Almost Famous
Regia: Cameron Crowe
Produzione: USA, 2000
Genere: commedia, drammatico
Ambientazione: USA, anni '70
Attori: Billy Crudup, Patrick Fugit, Frances McDormand, Kate Hudson, Anna Paquin, Philip Seymour Hoffman, Zooey Deschanel


Questo è un film che io consiglierei a tutti a prescindere. Non tanto perché può piacere a tutti ma perché penso mi rappresenti in qualche modo, vorrei viverci dentro, non so se mi spiego.
Probabilmente non sono capace di giudicare in modo lucido e oggettivo questo film, perché era il mio sogno adolescenziale (e anche attuale, in realtà) e ci sono affezionata, quindi mi scuso.

La storia prende il via da basi autobiografiche di Cameron Crowe, quindi il 15enne William Miller che tenta la via del giornalista musicale che segue la band in tour imitando e sognando la loro vita, gli ricorda un po' sé stesso com'era negli anni '70.
Le epoche passate ci possono sembrare per certi versi sempre più ingenue del mondo d'oggi ma fino a che punto può essere vera la storia di un ragazzino che raggira la famosa rivista Rolling Stone e da solo riesce a seguire la band in tour saltando la scuola e senza nemmeno litigare troppo con una madre particolarmente apprensiva e ansiosa?
Lasciando stare il protagonista e le sue somiglianze col regista, ho sempre amato questo film per come rappresenta la vita musicale degli anni '70 (visto che da sempre è il mio mondo dei sogni).

Non voglio soffermarmi sulla trama perché penso che in fondo sia una storia vista e rivista (con la band che ha successo in tour e poi iniziano a crearsi le prime fazioni, con le ragazze che li seguono costantemente, le feste, e i litigi per poi tornare "al mondo reale"). Nonostante l'atmosfera ideale, è perfettamente reale come storia e non lo capiamo solo perché il regista da giovane era in prima persona un giornalista di Rolling Stone che ha conosciuto alcune delle band più influenti degli anni '70. Non si tratta di eventi al 100% reali ma ci sono personaggi veri e alcuni episodi ricalcati dalla realtà (come ad esempio il viaggio in aereo). Anche i personaggi di fantasia possiamo pensarli come ispirati a persone reali e non è nemmeno troppo difficile capire a chi.

Nel 2001 ha vinto un Oscar per la migliore sceneggiatura originale, 2 Golden Globe come Miglior film o commedia musicale e come Migliore attrice non protagonista a Kate Hudson (categoria che vinse anche per il Satellite Award) e 2 premi BAFTA come Miglior sceneggiatura originale e Miglior sonoro; oltre a diversi altri premi indipendenti.

Superfluo dire che la colonna sonora è particolarmente curata da Cameron Crowe (lui presta sempre attenzione e spende molto ma in questo caso si è davvero superato) con un budget medio di 1 milione e mezzo speso in diritti per la colonna sonora, qui Crowe ne ha spesi ben 3 milioni e mezzo.
Notevole è la presenza di brani concessi da artisti che solitamente non permettono mai l'uso di proprio brani per film, vedi Led Zeppelin.
Le musiche per il film sono state composte dalla moglie di Crowe (Nancy Wilson degli Heart) che ha avuto particolare attenzione ai brani per la band immaginaria degli Stillwater (a cui hanno partecipato anche due musicisti amici di Crowe come Peter Frampton e Mike McCrady dei Pearl Jam).
L'album ufficiale della colonna sonora è uscito nel 2000 ha vinto un Grammy Award.

Lo slogan promozionale del film riassume perfettamente il significato e la storia: "Vivilo. Gustalo. Ma non perderci la testa."
Se avete visto altri film con la stessa trama (ora il primo che mi viene in mente è Music Graffiti ma alla fine anche musical come Dreamgirls e Jersey Boys possono essere considerati simili per molti versi) penso che ormai avrete capito il modo generale che ritroverete.
Ci sono diverse citazioni di altri film che vengono considerati particolarmente influenti dal regista, alcuni dei suoi film preferiti oppure anche citazioni e riferimenti ad album, canzoni e aneddoti musicali.

Se non l'avete mai visto capisco come possa sembrare "uno dei tanti" ma vi assicuro che non lo è, o forse lo è ma è il migliore. Perché Quasi Famosi è al tempo stesso un mondo ideale che però tutti noi sappiamo essere estrapolato dalla realtà; ci sembra impossibile che un ragazzino di 15 anni menta sulla sua età venendo assunto da nientemeno che Rolling Stone, che passi settimane avventurose in tour con la band e che viva questo sogno pazzesco ma rendetevi conto che è vero ed è successo a Cameron Crowe in persona. Il solo pregio non è quello di essere basato su persone e fatti reali ma soprattutto per la bravura di ogni singolo attore, per l'ambientazione, per la musica, per gli anni '70 ma soprattutto perché chi ha scritto questo film e l'ha poi diretto non ha dimenticato come ci si sente a 15 anni e ha saputo riportare in vita in modo convincente, divertente e commoventemente nostalgico la sua esperienza unica.

domenica 18 dicembre 2016

LIBRO: Una stanza piena di gente

Titolo: Una stanza piena di gente
Titolo originale: The minds of Billy Milligan
Autore: Daniel Keyes
Pubblicazione: 1981 (Italia 2009)
Genere: biografia
Ambientazione: Ohio, tra 1977 e 1981


Durante il mese di novembre (anche se l'ho finito a dicembre) ho portato avanti la lettura di questa biografia di Billy Milligan perché era il libro assegnato dal gruppo di lettura di cui faccio parte.
Lo scorso mese è stato il primo per questo gruppo di lettura (avevamo letto L'albero delle bugie) e come vi ho detto ne ero rimasta un po' delusa quindi pensavo di "risollevarmi" con questo perché sembrava davvero molto interessante e si è rivelata un'ottima scoperta.

Dovete sapere che intorno all'età di 17 anni circa, poco più poco meno, ero appassionata di psicologia  e criminologia e leggevo un sacco di biografie di questo tipo. Probabilmente avevo già sentito nominare questo libro di Daniel Keyes ma solo ora mi sono iniziata ad interessare alla vicenda andando anche a cercare documentari, interviste e articoli su internet.

Billy Milligan nel 1977 è stato accusato di aver rapito, violentato e derubato 3 studentesse dell'Ohio University. Inizialmente venne ritenuto un criminale come tanti ma dopo poco tempo sempre più gente cominciava a rendersi conto che non aveva una mente comune e che dentro di lui vivevano più personalità. Questa tesi naturalmente non convinse tutti ma non appena la persona veniva a contatto diretto con Billy si convinceva immediatamente. Billy era solo una delle 24 persone intrappolate nel suo corpo.

Fin dagli anni '80 vennero venduti i diritti per trarne un'opera cinematografica che ora a quanto pare verrà realizzata con il titolo di "Crowded Room", diretto da Joel Schumacher e con protagonista Leo DiCaprio. A seguito dell'uscita del film inoltre, è stata annunciata la pubblicazione anche negli USA (e forse dopo anche in Italia) di un seguito scritto da Keyes che racconta cos'è successo dopo la fine della prima biografia e di come questo caso non è stato solo un grande passo avanti (o indietro, come lo si vuole vedere) nella psichiatria ma anche per la legge. Il libro si intitola "The Milligan Wars" e in alcuni paesi è già disponibile dal 1995.

La storia di Milligan è particolarmente importante per lo stato dell'Ohio (dove è stata addirittura promulgata una legge che porta il suo nome) ma anche per gli USA perché è il primo caso di diagnosi di personalità multipla che viene riconosciuta come scusante in un crimine. Daniel Keyes non è soltanto uno scrittore premiato ma è egli stesso particolarmente attento alle tematiche di cui tratta, essendo laureato in psicologia. Purtroppo sia lui che Milligan sono deceduti nel 2014 e non potranno ai vedere il film né la pubblicazione negli USA del secondo libro.

Scrivendo di getto questo articolo del blog sto facendo uscire i pensieri un po' in ordine casuale e se ora non so bene cosa dire è forse anche perché si è trattata di una lettura molto oggettiva, informativa direi. Lo scrittore giustamente non si sbilancia e ci riporta la biografia così com'è e probabilmente fungendo più che altro da ausilio al protagonista per portare la sua storia al mondo. La vita di Billy Milligan non è stata né piacevole né facile, ma la sensazione che traspare da parte sua in tutto il libro è sicuramente il suo sentimento di inutilità e fallimento perché la sua malattia è invalidante (anche se non da un punto di vista fisico) la sua paura era quella di non portare nulla di buono al mondo. Questo non si è poi verificato perché la sua vita ha avuto ripercussioni davvero importanti per quelli che verranno dopo di lui, specialmente avrà avuto un grande impatto in tutte quelle persone che gli assomigliano e che hanno avuto esperienze simili alle sue.

Mi scuso se questo post è stato un po' confusionario e inconcludente ma volevo solamente lasciare libero sfogo ai pensieri perché non ho riguardo a questo libro pensieri molto strutturati (anche perché non credo che ci siano sufficienti "elementi" da criticare). Fatemi sapere se l'avete letto e cosa ne avete pensato!

venerdì 16 dicembre 2016

FILM: Animali fantastici e dove trovarli

Titolo: Animali Fantastici e dove trovarli
Titolo originale: Fantastic Beasts and Where to Find Them
Regia: David Yates
Sceneggiatura: J.K. Rowling
Produzione: UK, 2016
Genere: fantastico, avventura
Attori: Eddie Redmayne, Katherine Waterston, Dan Fogler, Alison Sudol, Ezra Miller, Colin Farrell


Film tormentone in quest'ultimo periodo, sull'onda dello spettacolo teatrale (e nuovo libro) che hanno fatto tornare in auge la saga di Harry Potter, o meglio il mondo magico creato dalla Rowling più in generale, anche perché probabilmente non è mai passato di moda fin dal 1997. Tra poco sono 20 anni.

Si tratta del primo film di una annunciata serie di spin-off sul mondo magico che abbiamo conosciuto con Harry Potter, molto liberamente ispirato al libro scritto parecchi anni fa dalla Rowling con scopi benefici (ne rimane praticamente solo il titolo e il nome del protagonista, e delle bestie). Questo primo capitolo è ambientato negli anni '20 a New York quindi ha pochi "collegamenti diretti" con Harry Potter in persona o con i personaggi più noti, certamente qualche riferimento c'è ma riguarda più che altro l'ambientazione quindi credo che andando avanti in questa nuova saga gli anni passeranno e si arriverà a punti di contatto più espliciti.

Protagonista è Newt Scamander, esperto negli Animali Fantastici sui quali ha anche scritto un libro, che si reca negli USA (anni '20) proprio per liberare una di queste bestie nel suo ambiente naturale. Nella Grande Mela del 1926 Newt assiste al crescere di un movimento chiamato "Secondi Salesiani" che volge a scovare ed eliminare i maghi e le streghe uccidendoli (riferimenti culturali ai movimenti degli anni '20 che sarebbero poi diventati noti regimi dittatoriali). Mentre è assorto dal discorso di Mary Lou Barebone (leader del movimento), uno Snaso scappa dalla valigia dove Newt custodisce le creature magiche, animale noto per essere avido d'oro, e lui dovrà seguirlo e dargli la caccia nella banca lì vicina dove lui era appunto scappato. Nella sua ricerca però coinvolge inavvertitamente anche un no-mag (termine americano per Babbano) di nome Jacob che ha inavvertitamente scambiato la sua valigia con quella di Newt. Tina Goldstein, ex Auror, cattura Newt per aver fatto scoprire il mondo magico ad un no-mag e lo porta al MACUSA (Magico Congresso degli USA) ma vengono entrambi scacciati perché Tina è stata ormai licenziata e non ha più voce in capitolo. [Mi intrometto brevemente nel discorso per farvi notare come Tina Goldstein e Jacob Kowalski sembrerebbero essere tipici nomi ebrei, secondo me questi riferimenti sono un grande valore aggiuntivo al film].
Non bisogna trascurare che Mary Lou gestisce un orfanotrofio dove insegna ad odiare maghi e streghe ma uno degli orfani, Credence, viene contattato dall'Auror Graves che lo incarica di trovare un Obscurus (ovvero un bambino posseduto da forze negative per aver represso troppo a lungo i suoi poteri), in cambio gli promette di liberarlo dall'orfanotrofio.
Tina porta Newt e Jacob nel suo appartamento che condivide con la bella sorella Queenie (si nota una nascente attrazione fra Jacob e Queenie); qui però Newt e Jacob entrano nella valigia e scopriamo il mondo che si cela al suo interno. Nel frattempo l'Obscurus continua a seminare il panico a New York, uccidendo perfino un senatore. Al MACUSA condannano sia Newt che Tina perché pensano che i suoi animali siano la causa di tutto il trambusto, soprattutto vengono condannati a morte perché ritenuti essere seguaci del mago oscuro Grindelwald. Nell'orfanotrofio intanto Credence scopre una bacchetta in possesso di Modesty, una bambina che lui ritiene essere l'obscurus. Proprio quando Mary Lou li vuole punire però entra un Obscurus che uccide tutti tranne Credence e Modesty. Quest'ultima viene tratta in salvo da Graves, che accusa Credence di essere un Magonò. Credence si sente tradito e rivela la sua natura di Obscurus quando semina il panico a New York un'altra volta.
Qui sembrerebbe che Credence muoia perché scatenato e provocato da Graves, anche de Newt e Tina avevano cercato di calmarlo, ma in realtà potrebbe anche sembrare che un parte di lui sia rimasta viva. La ministra della magia fa arrestare Graves perché ha capito che è soltanto un agitatore pericoloso ma prima che lo portino via, Newt con l'incantesimo Revelio scopre che Graves non è nient'altro che Grindelwald in persona [momento abbastanza WTF quando Colin Farrell si trasforma in nientepopodimeno che... Johnny Depp].

Non che me lo aspettassi, però non ho trovato quell'atmosfera magica che mi aveva affascinata nei primi film di Harry Potter. Ormai tutto è in funzione degli effetti speciali grandiosi, fatti benissimo sicuramente, tutto è molto curato, ma forse proprio per questo la magia (paradossalmente) passa in secondo piano. Con magia in questo caso non intendo i poteri magici di cui i personaggi sono in possesso ma proprio l'atmosfera che si percepiva in "HP e la Pietra Filosofale" e che solo pochi altri film riescono a dare. Forse in parte è dovuto anche alla mancanza della colonna sonora distintiva di John Williams; senza nulla togliere ovviamente a James Newton Howard!

Il produttore David Heyman rimane dalla saga originale e questo vale anche per il regista David Yates che aveva diretto gli ultimi film di HP. Quindi se da un lato le cose cambiano, abbiamo anche elementi di continuità. Ricordiamo che questo è anche l'esordio alla sceneggiatura per JK Rowling. In ogni caso posso dire che il film mi è davvero piaciuto e che questo parere è generalmente condiviso sia dal pubblico che dalla critica. Non ritengo giudizi negativi quelli della gente che disprezza tutto ciò che viene dopo la saga originale a prescindere, perché secondo me sono solo prevenuti e non hanno nemmeno prestato attenzione.

FILM: Kuhle Wampe

Titolo: Kuhle Wampe
Titolo originale: Kuhle Wampe oder Wem gehört die Welt
Regia: Slatan Dudrow
Sceneggiatura: Bertold Brecht, Ernst Ottwald
Produzione: Germania, 1932
Genere: drammatico
Ambientazione: contemporanea (Germania, anni '30)
Attori: Hertha Thiele, Ernst Busch, Martha Wolter, Adolf Fischer



Film in b/n, ha una durata di circa un'ora e mezza scarsa, uno dei primi sonori del cinema tedesco.
Per molti versi ricorda parecchio un film muto, sia per la struttura della musica sia per i dialoghi piuttosto centellinati.

Il film è ambientato nel clima della sinistra nella Repubblica di Weimar, e soprattutto risalta il tema della disoccupazione. "Kuhle Wampe" in dialetto berlinese dovrebbe significare "stomaco vuoto" se non sbaglio, ma allo stesso tempo è anche il nome del campo per disoccupati dove si recano i protagonisti del film dopo il suicidio di un famigliare. Siccome si trattava soprattutto di un film di denuncia, in quanto raccontava la tragica situazione contemporanea, fu censurato e venne davvero distribuito solo qualche anno dopo la fine della II g.m.

Motivi per cui vi consiglio questo film: è fondante per la storia del cinema tedesco (o in generale anche per la storia della Germania del '900); rappresentazione storica piuttosto accurata, tenendo soprattutto conto che è stato realizzato nell'epoca contemporanea nella quale è ambientato; è stato in parte scritto e diretto da Bertold Brecht; non è solo un documento o testimonianza particolarmente efficace del suo tempo ma è purtroppo ancora estremamente attuale (io ad esempio ci ho ritrovato moltissimi riferimenti all'anno 2012 per quanto mi riguarda, ma penso in generale a questi ultimi anni di crisi economica tra la fine degli anni '00 e l'inizio dei '10); la musica e il montaggio sono per lo più tipici del film muto ma sono interessanti i momenti parlati specialmente alla fine quando cantano a Kuhle Wampe; ve lo consiglio per tutti questi motivi e se ancora non vi bastano o se non siete interessati "perché è un vecchio film in b/n quasi muto" tranquilli, dura poco più di un'ora :)

lunedì 12 dicembre 2016

FILM: Il Grinch

Eccomi qua con il primo film natalizio che ho visto nel 2016!! In realtà quest'anno sono partita in anticipo e ho visto questo già a fine novembre ma siccome finora gli unici altri natalizi che ho visto sono Mamma ho perso l'aereo 1 e 2 (ve ne ho già parlato) non scriverò per adesso altri post riguardo a film di Natale finché non ne vedrò altri.

Naturalmente non era la prima volta che lo vedevo però non è nemmeno uno di quei film che conosco a memoria come ad esempio altri che guardo di solito ogni anno a Natale.

Titolo: Il Grinch
Titolo originale: Dr. Seuss' How the Grinch Stole Christmas
Regia: Ron Howard
Produzione: USA, 2000
Genere: commedia, fantastico, natalizio
Attori: Jim Carrey, Taylor Momsen, Jeffrey Tambor, Christine Baranski (Anthony Hopkins: narratore)


Tratto dall'omonimo libro del Dr. Seuss, prolifico scrittore per l'infanzia, pubblicato nel 1957.
Questo film è il secondo adattamento di questo romanzo, infatti ne era già stato tratto un lungometraggio negli anni '60 (animazione) chiamato "Il Grinch e la favola di Natale!". Non ho mai visto la versione animata ma mi piacerebbe, visto che è anche stata citata in uno dei miei film preferiti natalizi: Mamma ho perso l'aereo.
Dopo di questo sono stati tratti anche altri film dai romanzi del Dr. Seuss che io altrimenti non avrei mai conosciuto ma che mi piacevano molto quando ero piccola (uno fra tutti Il gatto e il cappello matto del 2003).

La storia è ambientata nella città di Chinonsò, i cui abitanti chiamati Nonsochì si preparano al Natale tutto l'anno. Un giorno però, quando manca poco al grande giorno, due fratelli di cognome Lou Who corrono in città seminando il panico perché sostengono di aver visto il Grinch in persona.
Il sindaco Augustus Sindachì teme per la sorte della festa poiché il Grinch è la creatura che odia il Natale e non bisogna disturbarlo altrimenti rovinerebbe tutto. Il Grinch infatti decide di seminare il terrore in città e scende dalla sua montagna per creare confusione. La prima persona che incontra è un bambina di nome Cindy Lou Who, sorella dei due ragazzi che avevano per primi disturbato il Grinch.
Cindy rimane colpita dal Grinch e si rende conto che non dev'essere cattivo fino in fondo ma che in lui ci sia un cuore buono che da molto tempo non prova più sentimenti positivi. Cercando di indagare sulle sue origini scopre che da piccolo il Grinch andava a scuola con il sindaco e con Martha May (moglie del sindaco) di cui era innamorato. Augustus Sindachì da piccolo prendeva costantemente in giro il Grinch, come anche molti altri compagni di classe; l'unica che lo trovava simpatico era proprio Martha. A Natale il Grinch le regalò un dono fatto con le sue mani ma Augustus lo fece sfigurare con un dono migliore e quindi scappò su una montagna per poi non farsi più vedere, tanto che chi non lo aveva mai conosciuto di persona, lo ritenesse una leggenda.
Cindy lo invita alla festa di Natale all'insaputa di tutti e, dopo molta indecisione, il Grinch decide di accettare. Inizialmente sembra essere tornato contento ma le prese in giro non sono ancora finite per lui perciò si infuria distruggendo le decorazioni e torna a casa sua. Siccome i cittadini però proseguono i festeggiamenti come se nulla fosse, il Grinch pensa di derubare definitivamente Chinonsò dell'albero di Natale. Il sindaco incolpa la piccola Cindy e la sua famiglia di tutto ma poi, quando gli viene fatto notare che ciò che conta a Natale sono i sentimenti e non i simboli materiali, il Grinch capisce il significato di questa festa e torna in città per festeggiare come si deve. Martha inoltre lascia il sindaco per tornare con il Grinch.

Curiosità che ho scoperto solo dopo aver visto il film a novembre:
- il regista Ron Howard e alcuni membri della sua famiglia compaiono nel film in campi e comparse
- oltre a Jim Carrey anche Eddie Murphy e Jack Nicholson erano stati considerati per la parte del Grinch
- per un intero giorno di riprese, Ron Howard si presentò vestito e truccato da Grinch e diresse il film mascherato in quel modo

Ai tempi dell'uscita ebbe pareri contrastanti sia dal pubblico che dalla critica. Vinse tuttavia diversi premi per il trucco, per i costumi e per la colonna sonora ma venne al contempo nominato anche per qualche Razzie Award, pur non vincendolo.

sabato 10 dicembre 2016

FILM: Metropolis

Titolo (originale): Metropolis
Regia: Fritz Lang
Produzione: Germania, 1927
Genere: fantascienza, drammatico, distopia (b/n, muto)
Sceneggiatura: Thea von Harbou (moglie Fritz Lang)
Ambientazione: fantastica, distopica (2026 - futuro)
Attori: Alfred Abel, Gustav Fröhlich, Brigitte Helm, Rudolf Klein-Rogge


Considerato il capolavoro del regista austriaco Fritz Lang, scritto e ideato insieme alla moglie Thea, è senza dubbio il più famoso esempio di cinema espressionista tedesco degli anni '20. Sicuramente si tratta di uno dei primi, se non il primo, film effettivamente fantascientifico e distopico.
Ambientato appunto nel 2026 (ora mancano 10 anni esatti a questa data, ma quella volta si trattava di un intero secolo) in una realtà dove la divisione in classi è molto netta e un regime oppressivo ha avuto la meglio sulla società. Non ci sorprendiamo del fatto che fosse il film preferito di Hitler.

La città di Metropolis è governata nel 2026 da un ristretto gruppo di industriali che vive e comanda nei grattacieli moderni mentre costringe la classe operaia a lavorare come formiche nel sottosuolo. Il dittatore si chiama Fredersen ed ha un figlio di nome Freder che vive in un ideale mondo di piacere.
Ad un certo punto nel mondo ideale di Freder irrompe Maria, l'insegnante dei figli degli operai; lui ne è incantato e decide di seguirla per visitare il mondo del sottosuolo, dove rimane scioccato dalle condizioni disumane in cui vivono e assiste anche ad un incidente mortale. Prova a parlarne con suo padre per cambiare le cose ma a lui non importa, è solo interessato alla sua immagine e ad insabbiare l'incidente. Groth, responsabile dei macchinari, viene incolpato dell'incidente da Fredersen e quindi si vuole suicidare ma viene salvato dal giovane Freder, che viene sorvegliato dal padre tramite una spia.
Freder fa amicizia con gli operai, aiutandoli nelle loro difficoltà, contrariato da tutte le decisioni del padre. Assiste anche ad alcune "lezioni" di Maria, dove ella profetizza l'avvento di un mediatore che porterà fine alle sofferenze che i capitalisti infliggono agli operai. I due si innamorano e si danno appuntamento alla cattedrale per il giorno seguente. Fredersen scopre, in una delle sue visite sottoterra per tenere sotto controllo gli operai, le intenzioni di Maria e ciò che vuole dire alle masse: per questo convince l'inventore di un robot di dargli le sembianze di Maria per controllare ancora meglio il figlio e gli oprai. L'inventore perciò rapisce Maria e la trasforma in un robot.
Il robot-Maria si reca nella zona divertimenti di Metropolis e si esibisce in uno spogliarello che attira l'attenzione degli operai, rappresenta la "meretrice di Babilonia" in accordo con la metafora da lei spiegata che associa Metropolis alla città di Babele. Freezer soffre per il cambiamento della sua amata ma poi capisce che non è la vera Maria. Gli operai si ribellano guidati da Maria e Freder nello stesso tempo va a salvare la vera Maria; Fredersen nel frattempo cerca il figlio.
Gli operai festeggiano per essere riusciti a liberarsi del potere oppressivo ma il capo operaio li convince che devono invece sbarazzarsi di Maria; a questo punto la vera Maria riesce a scappare ma la Maria-robot viene bruciata "viva" con Freder che si dispera perché non l'ha subito riconosciuta e la folla che rimane senza parole quando vede che quello che doveva essere un corpo è in realtà solo metallo. Durante un inseguimento sul tetto della cattedrale Freder e Maria riescono a salvarsi, facendo precipitare l'inventore Rotwang. I due innamorati riportano la pace a Metropolis.

Il film è strutturato come un'opera lirica ma dal punto di vista tecnico era estremamente all'avanguardia. Viene introdotta ad esempio la tecnica del "passo uno" (riprese effettuate per singoli fotogrammi). Le scene con esposizioni multiple sono state fatte a mano, nel senso che non esistendo programmi per creare questo effetto, veniva ogni volta riavvolta la pellicola e filmato sopra (molto rischioso perché se si sbagliava un solo procedimento tutto era rovinato).

La versione originale di questo film durava più di due ore ma è andata perduta nella II g.m.
Ne esistono molte di versioni con durate diverse che differiscono anche nel montaggio, naturalmente poi ci sono anche versioni restaurate in anni più o meno recenti.
Io non sono sicura di quale sia la versione che ho visto perché l'ho visto a lezione all'università (corso di Storia Contemporanea) e il professore non sapeva dirci quale versione fosse. Sarei invece molto curiosa di vedere la versione con la musica di Giorgio Moroder realizzata nel 1984 (versione a colori con musica rock). Un'altra è quella con la colonna sonora di Philipp Glass. Oppure anche con musica techno.

Nonostante il ruolo che oggi gli è riconosciuto e l'importanza nella storia del cinema, all'epoca non ebbe sempre e solo pareri positivi, specialmente da altri registi e autori di spicco.
I film di fantascienza devono molto a Metropolis e in ogni caso le citazioni sono frequenti, sia quelle volute ma anche meno dirette.

domenica 4 dicembre 2016

FILM: Qualcuno volò sul nido del cuculo

Titolo: Qualcuno volò sul nido del cuculo
Titolo originale: One flew over the cuckoo's nest
Regia: Miloš Forman
Produzione: USA, 1975
Genere: drammatico
Ambientazione: Salem, 1963
Attori: Jack Nicholson, Louise Fletcher, Will Sampson, Brad Dourif, Christopher Lloyd, Danny DeVito, William Redfield, Peter Brocco

Tratto dall'omonimo romanzo di Ken Kesey pubblicato nel 1962.


Il romanzo dal quale questo film è tratto è stato un enorme successo al momento della sua uscita nel 1962 negli USA (in Italia dal 1976) perché raccontava la realtà spesso tenuta nascosta riguardo a ciò che succedeva realmente all'interno degli ospedali psichiatrici; il successo fu anche merito del fatto che Ken Kesey basava la storia sulle sue esperienze di infermiere all'interno di uno di questi ospedali.
Non ho mai letto il libro ma mi piacerebbe molto, soprattutto da quando ultimamente mi sto interessando della "beat generation" di cui lo scrittore fa parte.

Il titolo è noto a tutti ed è ormai entrato a far parte della cultura popolare, molto spesso lo sentiamo nominare nella vita quotidiana come riferimento ormai famoso. Al giorno d'oggi però non penso che tutti i giovani conoscano davvero la storia che sta dietro a questo titolo ed è per questo che esorto chiunque a vedere il film se ancora non l'avete fatto, oltre che poi a leggere il romanzo (ma in questo anche io arrivo in ritardo).
In realtà fino a poco tempo fa nemmeno io avevo visto questo film; ciò che mi ha finalmente deciso a vederlo è stato lo spettacolo teatrale che sono andata a vedere a inizio-metà novembre. Si trattava di uno spettacolo di prosa diretto dal bravissimo Alessandro Gassman con gli attori bravissimi della compagnia del Teatro di Napoli (seriamente uno degli spettacoli più d'impatto visti ultimamente quindi se vi capita dovete andarlo a vedere)!

Assieme al libro, anche il film ha contribuito a trattare questo tema in modo estremamente aperto, cosa fino a quell'epoca mai successa e anche per questo ha fatto la storia del cinema. Oltre ad aver visto lo spettacolo, questo è il motivo per cui mi sono decisa a vederlo, siccome studio cinema mi sembrava il caso. Si tratta di uno degli unici 3 film della storia del cinema che ha vinto tutti e 5 gli Oscar principali (come Accadde una notte di Frank Capra e Il silenzio degli innocenti di J. Demme).
Inoltre bisogna anche ricordare che è entrato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso USA nel 1993 (come ho già detto per altri film) e che nel 1998, quando è stata stilata la lista dei "migliori 100 film USA di tutti i tempi" è entrato in classifica al 20° posto (però con l'aggiornamento del 2008 è sceso al 33°)!!

Non voglio soffermarmi troppo sulla trama perché penso sia nota e perché ci sono molti altri siti che la riassumono meglio di me. Sostanzialmente la vicenda ruota attorno ad un protagonista interpretato da Nicholson che viene ricoverato per un periodo limitato solo per essere vagliato e capire se la sua malattia mentale sia reale o solo simulata per evitare il carcere. Naturalmente non si tratta di una storia con un inizio e uno sviluppo ma vediamo la permanenza di quest'uomo e la sua "amicizia" con gli altri pazienti dell'ospedale. Vengono toccati diversi temi nel rapporto con le autorità della struttura (infermiere e infermieri, personale medico, psichiatra), le relazioni tra pazienti, le varie patologie di cui soffrono i personaggi, il suicidio, etc.
Il messaggio finale del film tuttavia, o almeno quello che ha colpito me maggiormente, è che alla fine chi può dire quale sia il confine tra "normale" e pazzo? E chi può in definitiva considerarsi normale? Alla fine chi ha subito le maggiori conseguenze forse era proprio la persona più normale fra tutte, ma anche qua, come può chiunque giudicare una persona? Naturalmente poi scaturiscono un sacco di tematiche che non hanno strettamente a che fare con il film in modo diretto come ad esempio l'eutanasia, la pena di morte, etc.
Viene spesso definito un film "da vedere almeno una volta nella vita" ma in questo caso è proprio vero, sia per la sua importanza che ha avuto nella storia del cinema, sia per i temi che tratta e poi perché è davvero un bel film, bravi attori, recitazione e dialoghi perfetti e sceneggiatura (non originale) impeccabile.

La storia della produzione di questo film è un po' travagliata, pensate che il primo ad acquistare i diritti del romanzo per il film è stato Kirk Douglas che voleva recitare in prima persona nel ruolo di protagonista (compie 100 anni fra 5 giorni, tra l'altro) ma siccome divenne troppo vecchio per poterlo fare, cedette i diritti al figlio Michael Douglas che fu d'accordo con lui. Si pensò per il ruolo principale a James Caan ma rifiutò, anche Marlon Brando e Gene Hackman erano possibili scelte ma alla fine il venne assegnato a Jack Nicholson che aveva la stessa età del protagonista del romanzo.
Anche il ruolo della co-protagonista femminile venne rifiutato da molte, alla fine venne assegnato in extremis a Louise Fletcher. Bene, perché entrambi hanno ricevuto l'Oscar per la parte!
Gli altri Oscar che ha vinto il film sono appunto di migliore regia per Forman, miglior Film e miglior sceneggiatura non originale. La colonna sonora molto bella composta da Jack Nitzsche entrò in nomination ma venne superata da quella de Lo Squalo (magari l'avrebbe vinto se non fossero entrambi i film stati fatti lo stesso anno!) Naturalmente abbiamo anche un sacco di altri premi vinti tra 1976 e 1977 come BAFTA, Golden Globes, e anche premi più specifici delle singole categorie.

Come dicevo sopra, questo film è entrato talmente nella cultura popolare e nell'immaginario comune che è stato citato in numerosi film, canzoni, video musicali e probabilmente anche opere letterarie. Anche per questo vi consiglio di vederlo (o di rivederlo se l'avete visto al tempo dell'uscita magari)!

Se volete sapere qualche interessante curiosità riguardo a questo film:
- L'ospedale psichiatrico dove il film è girato esiste davvero e l'interprete del dottore era un vero dottore che lavorava proprio in quell'ospedale
- L'autore del romanzo non volle mai vedere questo film
- L'adattamento teatrale (che io sono andata a vedere in versione italiana) risale al 1963 ed è opera di Dale Wassermann

SERIE TV: Dieci piccoli indiani

Titolo: Dieci piccoli indiani
Titolo originale: And then there were none
Produzione: UK, 2015
Regia: Craig Viveiros / Sceneggiatura: Sarah Phelps
Genere: thriller, drammatico
Ambientazione: Inghilterra, anni '30
3 episodi da 1h ciascuno


"Dieci piccoli indiani" è una delle mie storie preferite per quanto riguarda i gialli. Ho letto il romanzo anni fa ma ciò che ricordo meglio sono sicuramente i tanti film che ne sono stati tratti. Il romanzo scritto da Agatha Christie è stato pubblicato nel 1939 e da quanto ho potuto vedere questa miniserie è la più fedele al romanzo per quanto riguarda l'ambientazione generale ma probabilmente anche per la storia in sé. Ricordando molto meglio i film questa cosa non è stata così evidente per me perché ogni film che hanno fatto nel corso dei decenni apportava diverse modifiche naturalmente.

L'ho vista sul canale Giallo quando l'hanno trasmessa in prima TV italiana assoluta il 6 e 7 novembre.
La miniserie è stata commissionata alla BBC per il 125° anniversario della nascita di Agatha Christie.

Estate 1939. Otto sconosciuti più una coppia di camerieri sono chiamati, attraverso delle lettere che ricevono da un mittente comune, a recarsi in un'isola molto al largo come ospiti di una misteriosa coppia che si firma U.N. Owen. Siccome nessuno di loro li conosce personalmente, il motivo che li ha spinti a recarsi tutti là è diverso ma è sempre ben motivato. Quando arrivano nella villa sull'isola i camerieri sono già presenti e dicono di aver ricevuto tutte le istruzioni in precedenza ma di non aver mai visto "i padroni" di persona. Durante la prima cena parte una registrazione dal grammofono che accusa ognuno dei singoli ospiti di omicidio, citando anche i nomi delle vittime e le circostanze della loro morte. I dieci sono parecchio spaventati da queste accuse e anche dall'assenza dei coniugi Owen, specialmente perché si trovano in un posto isolato e non possono scappare. Il panico sale quando il primo degli ospiti muore e le circostanze si collegano perfettamente con quelle della poesia Dieci piccoli indiani, affissa alle pareti della villa, che predice la morte di ognuno di loro, uno alla volta.

Personaggi e attori:
Vera Claythorne - Maeve Dermody
Philip Lombard - Aidan Turner
giudice Wargrave - Charles Dance
William Blore - Burn Gorman
dott. Armstrong - Toby Stephens
generale McArthur - Sam Neill
Emily Brent - Miranda Richardson
Anthony Marstone - Douglas Booth
Ethel Rogers - Anna Maxwell Martin
Thomas Rogers - Noah Taylor

Eccetto il finale, questa versione è la più fedele al libro, nonostante ci siano differenze si tratta di cose poco importanti. Io conosco e ricordo molto meglio gli altri film che invece hanno differenze più consistenti con la storia originale ma non mi hanno "dato fastidio" perché comunque ogni trasposizione ha i suoi pregi e questa versione, pur non essendo un film, mi è piaciuta davvero tanto. L'unica cosa che non ho apprezzato molto è stata la gran quantità di flashback di Vera, non ho capito perché si è voluto dare tutta questa importanza a questa storia in particolare e non indagare maggiormente sul passato degli altri personaggi.
Gli attori sono tutti bravi, le riprese e le location davvero belli, l'arredatore ha superato sé stesso veramente perché la villa è spettacolare con la sua atmosfera molto anni '30 art decò, i costumi sono anche curati, nel complesso è una serie ben fatta, curata, e perciò ve la consiglio caldamente.
Siccome sono affezionata ai film vi consiglio anche quelli e mi appunto mentalmente che devo assolutamente rileggere il romanzo perché ho le idee un po' confuse al momento.
Nonostante tutto gli attori sono noti e bravissimi ad interpretare le parti contribuendo a delineare in modo veramente preciso i caratteri dei loro personaggi, alcuni di loro sono facce ben note del cinema inglese e rappresentano, ancora una volta, una garanzia. Come già detto sopra tutto il resto è ben curato, dialoghi e sceneggiatura compresi, quindi cosa c'è di meglio? Non lasciatevi sfuggire questa mini-serie di alta qualità!
Molto british, molto Agatha Christie, molto giallo classico.

sabato 26 novembre 2016

LIBRO: Piccole donne

Titolo: Piccole Donne
Titolo originale: Little Women
Autrice: Louisa May Alcott
Pubblicazione: 1868
Genere: romanzo ("dramma familiare")
Ambientazione: USA (New England), anni '60 dell'800


Ho riletto questo classico romanzo poche settimane fa dopo molti anni rispetto a quando l'avevo letto la prima volta. Sicuramente la prima volta l'avevo letto alle elementari e forse riletto anche una volta alle medie. Mi era venuta voglia di rileggerlo perché ripensandoci ricordavo molto bene ciò che succedeva nel secondo libro "Piccole donne crescono" ma non in questo qui (che tra l'altro è l'unico del quale possiedo una copia a casa).

Louisa May Alcott pubblica infatti l'opera in due libri distinti, uno uscito nel 1868 e uno nel 1869, negli Stati Uniti con il titolo di "Little Women or Meg, Jo, Beth and Amy". Dal 1880 fino ai giorni nostri invece negli USA i due volumi sono stati riuniti in uno solo.
Dal 1908 il romanzo si diffonde anche in Europa ma si preferisce pubblicarlo in due volumi separati chiamati "Piccole donne" e "Piccole donne crescono" e così viene fatto non solo in Italia ma nella maggior parte dei paesi europei.

Sono sicura che la maggior parte di voi avrà letto questi romanzi alle elementari, specialmente se siete ragazze. Tutte le generazioni di bambine l'hanno letto durante la loro infanzia e spesso viene fatto leggere proprio nelle scuole. So che alcune persone che non l'avevano mai letto, l'hanno recuperato da adulte (o comunque da grandi) e non l'hanno apprezzato tanto quanto tutti quelli (o quasi tutti ;)) che lo considerano una parte della loro infanzia.

La storia è definita proprio dall'autrice un "dramma familiare" e racconta la storia delle quattro sorelle March che vivono insieme alla madre e alla domestica Hannah negli Stati Uniti all'epoca della Guerra di Secessione americana, dove il padre sta combattendo. La famiglia March è benestante, o meglio lo era, infatti vivono in una bella casa e hanno la domestica però faticano ad avere cibo e vestiti proprio perché il padre non guadagna più essendo in guerra.
Le quattro sorelle March sono le protagoniste della storia e sono molto ben caratterizzate, ognuna ha la sua personalità, le sue abitudini, le sue passioni. Margaret detta Meg è la maggiore e quindi si sente in dovere di fare da mamma alle altre, generalmente è la più responsabile però ha anche un lato frivolo infatti tra le sorelle è quella più vanitosa perché ama l'eleganza ed essendo la più grande è anche l'unica ad essere stata abituata ad una certa vita che poi con la guerra è drasticamente cambiata, vorrebbe saper mantenere la casa e cucinare per gli altri ma non è il suo forte. Josephine detta Jo è la secondogenita, maschiato di famiglia, avventurosa, caotica ma soprattutto sognatrice infatti la sua passione è scrivere racconti e romanzi. Nonostante sia avventata e impulsiva riesce sempre a farsi perdonare perché in fondo è una buona persona. Elizabeth detta Beth è la più timida delle sorelle. Estremamente introversa ha dovuto addirittura lasciare scuola da quanto le causava disagio, parla raramente ma quando lo fa risulta sempre essere la più buona e saggia della famiglia. Si occupa prevalentemente della casa, ama giocare con le bambole e la sua passione sono il canto e il pianoforte. Amanda detta Amy è la più piccola e va ancora a scuola. Abbastanza vanitosa, infatti va d'accordo soprattutto con Meg, vorrebbe imitare la sorella maggiore e le piacerebbe essere già una donna adulta. La sua passione e talento più grande è la pittura. A volte risente troppo del suo essere "la bambina di famiglia" e fa di tutto per imitare le altre, anche con risultati negativi.
Gli altri personaggi importanti nella storia sono i due vicini di casa ovvero Theodore detto Laurie, ragazzo dell'età pressappoco delle sorelle March e loro migliore amico (specialmente di Jo) e suo nonno Laurence. Anche i Laurence sono piuttosto benestanti e aiutano infatti in più occasioni la famiglia March.
Meg è l'unica delle sorelle che lavora e che verso la fine del romanzo si fidanza.

Nella seconda parte della storia (che ora non ricordo benissimo ma che devo assolutamente rileggere) ci sono degli sviluppi piuttosto importanti, infatti ricordo meglio Piccole donne crescono non solo perché l'ho letto dopo ma anche perché effettivamente "succedono" più cose.
Poi c'è anche da dire che i film solitamente riassumono insieme gli eventi sia del primo che del secondo libro quindi consiglio a tutti di leggere sempre entrambi perché fermarsi al primo mi rendo conto che sarebbe incompleto. La storia diventa completa e acquista senso solo se letta tutta.

Fin dai primi anni del cinema muto questa storia è stata al centro di varie trasposizioni filmiche (particolarmente importante è la versione del 1918 diretta da Harley Knowles).
Altre due versioni famose sono quella del 1933 con Katharine Hepburn e quella del 1949 con Elizabeth Taylor. Naturalmente ogni versione apporta delle modifiche rispetto al romanzo.
Da ricordare sicuramente c'è anche la versione del 1955 che è uno sceneggiato per la televisione, trasmesso in 4 puntate, che è stato il secondo sceneggiato televisivo in assoluto della RAI quindi è anche rilevante dal punto di vista della storia della televisione italiana.
Sicuramente però quella che tutti noi abbiamo visto più spesso è la più recente versione del 1994 diretta da Gillian Armstrong con Winona Ryder e Kristen Dunst.
Negli anni '80 inoltre sono anche state tratte due diverse versioni di anime giapponesi.

Altri romanzi che sono seguiti di questi due primi romanzi sono anche "Piccoli uomini" e "I ragazzi di Jo". Non ho mai letto questi altri libri ma come dicevo prima ora vorrei recuperare Piccole donne crescono e poi anche rivedere diverse versioni dei film.

venerdì 25 novembre 2016

FILM: Hallelujah

Titolo: Alleluja!
Titolo originale: Hallelujah!
Regia: King Vidor
Produzione: USA, 1929
Genere: drammatico, musicale
Attori: Daniel Haynes, Nina McKinney, William Fountaine, Harry Gray


Il soggetto e la regia sono di King Vidor, le musiche del celebre Irving Berlin.
Bianco e Nero, 109 minuti, sonoro e musicale.

Questo film è fondamentale per la storia del cinema in quanto è il primo lungometraggio in assoluto con un cast di attori interamente di colore, con tematiche e ambientazione tratte proprio da scene di vita quotidiana "realistica".

Il regista King Vidor era candidato agli Oscar per questo film e anche se non l'ha vinto sicuramente era uno dei film principali dell'anno; ancora oggi infatti resta fondamentale per la storia del cinema. L'ho visto nella versione recentemente restaurata grazie al mio professore dell'università di un corso riguardo alla musica cinematografica. Sono sicura che se studiate o vi interessate di cinema anche voi ne avrete probabilmente sentito parlare e se non l'avete visto ve lo consiglio assolutamente, anche se è difficile da trovare, soprattutto in una versione restaurata.

Dal 2008 fa parte dei film conservati dal National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli USA.

King Vidor (1894-1982) è uno dei registi/attori più importanti del cinema hollywoodiano (attivo dagli anni '10 fino agli anni '50). Lavorò dal 1925 per la MGM, con la quale realizzò anche questo film. Gli anni '20 e '30 sono stati particolarmente prolifici per Vidor e i film realizzati in questo periodo sono anche considerati i suoi maggiori capolavori.
Primo presidente dello Screen Directors Guild dal 1936 al 1938. Durante la sua lunga carriera venne nominato ben cinque volte all'Oscar ma lo vinse poi nel 1979, un premio alla carriera.

https://www.youtube.com/watch?v=2WQUTNBa8_Q
Questo è il link a un video degli Oscar del 1979: presentati da Johnny Carson; Audrey Hepburn consegna il premio alla carriera a King Vidor. Qui "Hallelujah" viene definito un "grande musical".
Il suo discorso di ringraziamento si concentra sul fatto che la sua prima nomination è stata proprio per la prima edizione degli Academy Award nel 1928 e quindi "se uno non ci riesce nei primi 25 anni, deve continuare a tentare nei prossimi 25 anni".

lunedì 21 novembre 2016

FILM: Now you see me 2

Titolo (originale): Now you see me 2
Regia: Jon M. Chu
Produzione: USA, 2016
Genere: azione, thriller
Ambientazione: USA, Cina (Macao)
Attori: Mark Ruffalo, Jesse Eisenberg, Woody Harrelson, Dave Franco, Lizzy Caplan, Morgan Freeman, Michael Caine, Daniel Radcliffe


Volevo andarlo a vedere al cinema a luglio, quando era uscito nelle sale, ma purtroppo non ce l'ho fatta perché dovevo prima recuperare il primo. Ho visto il primo film a luglio e mi era piaciuto, sicuramente non è il mio solito genere e non è nemmeno un film che rivedrei. Nonostante questo l'avevo comunque consigliato come un thriller d'azione originale e interessante, dedicato al mondo della magia e dei prestigiatori.

Prima di passare alla trama che sarà piena di spoiler (e quindi vi sconsiglio di leggere) dovete beccarvi un mio momento di sclero per i personaggi/attori, mi dispiace.
Alcuni rimangono uguali al film precedente, o così si fa per dire, quindi Mark Ruffalo, Morgan Freeman, Michael Caine (anche se situazioni scioccanti arrivano per tutti loro) e anche per due dei nostri cavalieri: Dave Franco e Jesse Eisenberg (molto meglio pelato che con i capelli che aveva nel film precedente!) ma sapete che il mio amore per lui non si estende ai film di questa serie purtroppo.
Per quanto riguarda invece Woody Harrelson posso solo dire WTF e se avete visto il film capirete perché... non sto parlando del personaggio naturalmente ma del suo ruolo/i di attore nel film :O
Il ruolo femminile nei cavalieri purtroppo non resta nelle mani di Isla Fisher (che al tempo delle riprese era incinta) ma passa a Lizzy Caplan; se volete un'onesta opinione preferivo Isla.
Altro momento WTF è stato quando Harry Potter diventa figlio di Michael Caine ma lasciamo stare.

Lasciando stare queste mie disquisizioni inutili passiamo ad un commento del film in sé. Se siete fan del primo film sicuramente vi piacerà anche questo perché non penso sia uno di quei sequel che ricalcano pigramente il loro predecessore, qui la storia viene effettivamente portata avanti (anche se con qualche momento WTF) ma nel complesso oltre ad andare avanti, alla fine arriva ad una sorta di conclusione - quindi non so cosa succederà perché ho sentito dire che ne verrà fatto un terzo, per favore non fatelo.

Ci sono stati elementi in entrambi i film che mi sono piaciuti più o meno in uno o nell'altro, quindi si bilanciano abbastanza. Si vede che questo è un sequel e in quanto tale non raggiunge il livello del primo però almeno non ci sono tutte quelle scene di inseguimenti in macchina (anche se la sequenza del passaggio della carta da gioco mi stava iniziando a far venire l'esaurimento nervoso) ma soprattutto: non c'è la francese dell'Interpol!! E solo per questo lo eleggo a mio preferito, ahah.

*SPOILER*
Passato un anno dalla fine del film precedente, i 4 cavalieri si ricompongono e gli viene assegnata una nuova missione in stile Robin Hood dal loro superiore Rhodes. Durante lo spettacolo che dovrebbe smascherare il truffatore, un misterioso individuo irrompe sulla scena e rivela al pubblico che Wilder è vivo e che Rhodes è il quinto cavaliere e questo lo smaschera coi suoi colleghi dell'FBI.
Mentre scappano vengono catturati dal fratello gemello di McKinney, che li porta a Macao in Cina.
Qui li accoglie un tale Mabry (D. Radcliffe) che sostiene di essere il partner di questo truffatore sconosciuto e incarica i cavalieri di impossessarsi di un chip e di consegnarglielo, in cambio della libertà. Nel frattempo Rhodes libera Bradley (che aveva fatto lui stesso finire in prigione) perché lo aiuti a trovare e salvare i cavalieri. Quest'ultimo però sfugge alla sua "custodia" perché dice di aver già previsto la sua liberazione per poterlo aiutare. Quando Atlas ottiene finalmente il chip lo vuole dare all'Occhio e quindi Mabry lo minaccia dicendogli che l'ha manipolato fin dall'inizio.
Rhodes viene fatto prigioniero da Mabry che gli svela di essere il figlio di Arthur Thressler e di agire per suo conto, per vendetta di ciò che era successo nel film precedente.
Padre e figlio sono convinti di essere riusciti a incastrarlo e quindi di aver compiuto la vendetta ma così non è, infatti Rhodes viene liberato dai cavalieri.
Dopodiché avviene un mega colpo di scena che nemmeno qui voglio rivelare, anche se vi ho avvisato, perché altrimenti non guardate il film se per sbaglio leggete questa parte.

Se anche voi avete visto questo secondo film fatemelo sapere e ditemi per favore le vostre impressioni perché come avete potuto leggere ci sono stati diversi punti critici, sono molto curiosa!

domenica 20 novembre 2016

LIBRO: Guida galattica per gli autostoppisti (#1)

Titolo: Guida galattica per gli autostoppisti
Titolo originale: The Hitchhiker's Guide to the Galaxy
Autore: Douglas Adams
Pubblicazione: 1979 (Italia 1980)
Genere: fantascienza, umoristico


Primo capitolo della cosiddetta "trilogia in cinque parti" ideata e scritta da Douglas Adams e pubblicata alla fine degli anni '70. Chiaramente fantascientifica, la serie viene inquadrata nel sottogenere "fantascienza umoristica".
La serie intera è ispirata alla serie radiofonica ideata da Adams stesso per la BBC e questo primo romanzo riassume le prime quattro puntate.

I protagonisti di questa storia sono Arthur Dent (terrestre) e Ford Prefect (alieno di Betelgeuse). I due erano conoscenti prima che Arthur scoprisse la vera identità/provenienza di Ford, pensava infatti che fosse un normale terrestre come lui.
Un giorno Arthur scopre che fuori di casa sua ci sono delle ruspe con degli uomini incaricati a demolirgli l'abitazione, chiede aiuto all'amico Ford perché la sua casa sembra essere più importante dell'autostrada che verrà costruita. Ford è però estremamente calmo perché sa che fra poco tutto ciò non avrà più importanza visto che anche la Terra intera dovrà subire lo stesso destino. Questo accade, infatti la Terra viene spazzata via da astronavi demolitrici (che daranno però un passaggio a Ford e Arthur, salvandoli) per la costruzione di un'autostrada spaziale.
Ford gli rivela la sua identità e dona ad Arthur la "guida galattica per gli autostoppisti" che gli servirà da enciclopedia per orientarsi in questo universo sconosciuto (letteralmente!) che ha appena scoperto. Siccome ben presto l'astronave rigetterà i due intrusi, per una minima probabilità i due vengono presi a bordo di una seconda astronave, chiamata "Cuore d'oro" comandata, per pura coincidenza da Zaphod Beeblebrox, amico d'infanzia di Ford e attuale Presidente della Galassia. Sull'astronave viaggiano anche Trillian (la ragazza di Zaphod, che proviene dalla Terra come Arthur) e un robot depresso di nome Marvin.
I 5 compagni di viaggio arrivano sul pianeta Magrathea, fino ad ora ritenuto pura leggenda, scendono in esplorazione perché la leggenda racconta che questa sia la fabbrica che genera tutti i pianeti dell'Universo. Ben presto scoprono che non si tratta affatto di leggenda e conoscono perfino colui che aveva progettato e costruito la Terra. I padroni di questo mondo incredibile sembrano essere i due topi "addomesticati" che Trillian aveva portato dalla Terra, rivelatisi loro i veri padroni di Trillian e non viceversa. Essi spiegano anche di come i topi abbiano intenzionalmente agito per condizionare gli esperimenti per i quali gli umani li usavano come cavie.
Lo scopo degli abitanti di Magrathea era quello di trovare la risposta alla domanda primaria, e ci erano riusciti molti anni prima grazie al migliore dei computer che l'aveva appunto fornita: "42". Nessuno però capì il significato di quella risposta, allora il computer fece notare che forse ora avrebbero dovuto trovare "la domanda fondamentale sulla vita, l'Universo e tutto quanto".

Tutta questa incredibile e fantascientifica storia è pervasa da humor inglese davvero geniale, per quanto mi riguarda. Della serie che mentre ero in treno a leggerlo mi mettevo a ridere da sola.
Consiglio a tutti di leggerlo non solo perché è considerato fondante per il suo genere ma anche perché non è per nulla impegnativo: breve e divertente ma davvero ben scritto.
Io sapevo già che mi sarebbe piaciuto (perché non resisto alla fantascienza anni '70-'80) e così ho già comprato anche gli altri quattro libri della serie sperando di leggerli al più presto, prima di dimenticare la storia.

Nel 2005 è anche uscito un film omonimo tratto dal libro, diretto da Garth Jennings. Non l'ho ancora mai visto anche se penso che prima o poi lo farò.
Devo dire però che mentre leggevo non me lo immaginavo tanto come film ma piuttosto come una sorta di animazione stile "Nightmare before Christmas" ma con questo non intendo che lo vedrei bene diretto da Tim Burton, assolutamente no. Solo che mi immaginavo Zaphod come il sindaco della città di Halloween, quindi se vedessi il film contaminerei la mia immaginazione perché mi influenzerebbe troppo ;)

E voi, come ve li eravate immaginati?

giovedì 17 novembre 2016

FILM: Genius

Titolo (originale): Genius
Regia: Michael Grandage
Produzione: USA e UK, 2016
Genere: biografico, drammatico
Ambientazione: New York, anni '20
Attori: Colin Firth, Jude Law, Nicole Kidman, Laura Linney


Primo film diretto da Michael Grandage dopo la sua lunga carriera come regista teatrale.

Questo film racconta la storia di due uomini: lo scrittore Thomas Wolfe e il suo editore Max Perkins (editore anche di autori del calibro di Hemingway e Scott Fitzgerald). Egli non è semplicemente l'editore più importante della New York anni '20 ma è anche colui che ha il merito di aver scoperto autori fondanti per la letteratura.

Vedendo il trailer poteva sembrare un racconto biografico di Perkins oppure di Wolfe ma non è nulla di tutto questo. Quel che sta al centro di questa storia è il rapporto unico che si crea tra questo editore e i suoi scrittori (molto diverso da scrittore a scrittore) con un focus su Wolfe, soprattutto viene mostrato l'evolversi nel tempo di questa relazione.

Consiglio di vederlo sicuramente a chi interessano i tempi trattati, magari se avete già letto i romanzi degli autori presenti o se vi interessate di dinamiche editoriali e cose del genere.
Nel complesso è un bel film, a me è piaciuto e anche alle altre 3 persone che sono venute con me al cinema a vederlo... giusto per darvi un'idea.
Nonostante questo non penso che lo rivedrei ed è tranquillamente visibile anche in DVD, non per forza al cinema, se capite cosa intendo. Bello e ben fatto ma nulla di sconvolgente, ecco.

Per quanto riguarda gli attori devo dire che è stata la scena di Colin Firth del trailer che mi ha invogliato ad andare a vederlo, perché è raro vederlo furioso nei suoi film. Colin Firth è un attore molto bravo a mio parere anche perché col tempo si è creato un po' un "personaggio", devo dire che questa volta se ci fosse stato un altro ad interpretare Perkins non sarebbe successo nulla. Forse ci sarebbero anche attori più adatti di lui per quel ruolo. Per quanto riguarda invece il personaggio di Wolfe penso che Jude Law sia ben adatto al ruolo di egocentrico e presunto artista, anche perché l'antipatia che il personaggio dovrebbe suscitare, secondo me, è suscitata anche dall'attore normalmente. Perdonatemi se amate Jude Law ma questa è la sensazione che mi suscita, se non altro almeno è adatto al ruolo! Se invece volete vedere il film solo per Nicole Kidman potete anche non farlo perché non ha un ruolo primario e il suo personaggio non è stato molto sviluppato, quello che urta lo spettatore forse è la mancanza di un approfondimento sui personaggi della moglie di Perkins e dell'amante di Wolfe... soprattutto quando ci vengono comunque presentate abbastanza bene come introduzione. Oltre al rapporto tra le donne e i loro uomini poteva magari anche essere "messo in scena" un rapporto fra le due donne proprio.

Lasciando da parte le mie disquisizioni su attori e personaggi, in definitiva lo descriverei come un film interessante (potenzialmente molto di più di quello che è stato) ma nulla di sensazionale. Da guardare per conto proprio a casa magari, quindi non imperdibile al cinema. Ad esempio io sono andata a vederlo il secondo mercoledì del mese al cinema, quando costava solo 2 euro :)

sabato 12 novembre 2016

LIBRO: L'albero delle bugie

Titolo: L'albero delle bugie
Titolo originale: The Lie Tree
Autrice: Frances Hardinge
Pubblicazione: 2016
Genere: romanzo, Young Adult
Ambientazione: Inghilterra vittoriana


Alla fine del mese di settembre la simpaticissima Giorgia del canale YT "Jo Reads" ha inaugurato un gruppo di lettura, di cui io sono subito entrata a far parte. Il mese di ottobre sarebbe stato il primo nel quale si sceglieva il libro del mese ma per motivi di spareggio ne sono stati selezionati due... quello che ho letto io è stato questo romanzo YA perché mi incuriosiva parecchio dalla trama e l'ho scaricato in digitale sul mio PC.

Dalla copertina originale in inglese sembrava anche piuttosto "creepy" e quindi adatto per il mese di Halloween ma alla fine non si è rivelato essere molto spaventoso, anche se mescola un fattore drammatico ad un fattore fantastico o fantascientifico (se si può considerare in questo modo).

Faith, la protagonista, è un'adolescente che vive in una rispettabile famiglia dell'Inghilterra vittoriana. Tutto cambia quando, a causa di uno scandalo che ha toccato specialmente suo padre, ma di riflesso anche l'intera famiglia, sono costretti a trasferirsi a Vane, isoletta sperduta dove sono in corso degli scavi archeologici ai quali il padre, il reverendo Sunderly, è piuttosto interessato.
Il reverendo è un importante paleontologo e tutta la sua fama e rispettabilità cade completamente con questo scandalo. Questo ha anche ripercussioni dirette su Faith, che idolatrava il padre non solo come suo punto di riferimento ma anche perché diventare scienziata è la sua aspirazione, senza contare il fatto che ha sempre dovuto nascondere la sua intelligenza e conoscenza scientifica a tutti meno che al padre, perché nella sua società le donne che si interessavano di argomenti simili non erano ben viste.
Oltre a Faith e al reverendo, la famiglia Sunderly è composta anche dalla madre Myrtle (che viene sempre chiamata per nome, e mai "mamma" o "madre"), apparentemente vanitosa e superficiale, e il fratellino minore Howard, che vede nella sorella un punto di riferimento.

In qualsiasi riassunto della trama, anche sul retro del libro, troverete scritto che "dopo la morte del padre la vita di Faith cambia" e quindi se ve lo dicessi non sembrerebbe uno spoiler; ci sono rimasta malissimo quando ho scoperto che la morte del padre non avviene affatto all'inizio del libro ma circa verso metà! Questo è stato uno dei fattori che hanno peggiorato la mia esperienza di lettura di questo libro. L'altra è stata proprio il fatto di averlo scaricato sul mio PC (naturalmente colpa mia) ma non avevo mai provato prima quindi ho voluto fare un esperimento. Bene, l'esperimento non è riuscito perché la lettura è stata piuttosto discontinua e, contando anche le numerose difficoltà dei nomi e dei personaggi, ho fatto molta confusione e avevo difficoltà a seguire le azioni delle varie persone e la trama.

Come è stato fatto notare anche da Giorgia la scrittrice forse ha cercato di ricreare lo stile di un romanzo scritto nel periodo dell'ambientazione, tanti personaggi, informazioni dettagliate e tecniche inserite (secondo me un po' a caso) sulla fotografia del periodo, sui fossili, etc. Forse era effettivamente questa la sua intenzione ma non credo ci sia riuscita.

Devo ammettere che le premesse lo rendevano potenzialmente molto interessante ma alla fine si è rivelato piuttosto deludente. Non ha una fine, o meglio ce l'ha ma non può essere considerata soddisfacente! Ci sono personaggi che spariscono nel nulla e non vengono più nominati da un certo punto in poi... assolutamente inutile! Poi ci sono personaggi ed episodi interi che potevano benissimo essere tagliati, l'ho trovato troppo lungo e prolisso, non mi ha colpito molto.

In parte forse per la condizione in cui l'ho letto, in parte per lo spoiler della morte del padre, in parte per la scrittura poco accurata (o meglio, paradossalmente troppo dettagliata da risultare fuori luogo), ma infine forse solo perché non amo questo genere misto fra fantasy-YA-"storico"(con molte virgolette)-romanzo misterioso; sempre che si possa considerare un genere perché l'impressione che ho avuto è che l'autrice ha buttato dentro un po' troppe cose, senza sviluppare bene una di queste, e ripeto che è un peccato perché le premesse erano interessanti.

Le tematiche potevano sembrare davvero interessanti se sviluppate in un altro modo, ma forse c'era un problema di "genere" tra me e questo libro, non saprei però se è solo questo. Fatemi sapere cosa ne avete pensato, specialmente se siete magari un po' più esperti su questo genere e se solitamente amate opere di questo tipo perché so che ha vinto anche dei premi quindi magari è un'autrice nota per il genere Young Adult.

Ora non vedo l'ora di leggere il libro del GDL scelto per il mese di novembre: "Una stanza piena di gente" di Keyes, non vedo l'ora che mi arrivi perché l'ho già ordinato :)

venerdì 11 novembre 2016

FILM: Il lupo della steppa

Titolo: Il lupo della steppa
Titolo originale: Steppenwolf
Regia: Fred Haines
Produzione: Svizzera, 1974
Genere: drammatico
Attori: Max von Sydow, Dominique Sanda, Pierre Clementi, Carla Romanelli





Basato sul romanzo omonimo di Hermann Hesse del 1927, letto da me il mese scorso, siccome vi ho già spiegato nel post dedicato di come quel libro abbia avuto un impatto notevole su di me ho deciso ora di vedere anche il film e devo dire che mi è piaciuto anche se l'ho trovato piuttosto particolare e diverso da qualsiasi cosa che avessi mai visto.

Questo adattamento cinematografico è l'unico che sia mai stato tratto dal romanzo di Hesse ed è peraltro piuttosto sconosciuto in quanto non ebbe molto successo ai tempi dell'uscita negli anni '70 e non ne ebbe nemmeno negli anni '80 con la riedizione italiana.

Ho trovato particolarmente adatto ai fini della storia che questo film sia stato realizzato proprio negli anni '70 perché secondo me fa parte di quel gusto che c'era negli anni Settanta verso ciò che proveniva dagli anni '20 e dall'età del jazz. La storia di Harry Haller infatti si svolge dopo la prima guerra mondiale in un mondo di divertimenti, della "Golden Age" e l'ambientazione è grosso modo mantenuta anche se, come osserviamo dal suo ritorno in voga negli anni '70, come ogni moda è destinata prima o poi a tornare.
Harry Haller è l'alter ego di Hesse nel romanzo e Max von Sydow gli dà quel perfetto tono da intellettuale profondamente scosso da sé stesso, lacerato dalle sue due parti: l'uomo e il lupo. Il suo incontro con Erminia e le sue esperienze psichedeliche (estremamente anni '70 nel film) lo faranno rendere conto di come la sua anima non sia solo divisa in due ma frammentata in molte più parti. Non dimentichiamo che Erminia lo salva dal commettere suicidio il giorno del suo 50esimo compleanno.

Le mie parti preferite sono state: la resa del libretto/manoscritto "Il lupo della steppa"; la resa del sogno di Harry nel quale vede Goethe prendere vita e dargli lezioni di vita mondana; la danza di Harry con Maria, prima della notte passata assieme, quando mimano le loro azioni come in un balletto; la musica e il montaggio che partono ad un certo punto del Teatro Magico.

Le opinioni condivise in giro per il web sono state piuttosto positive nonostante pensassi che in molti l'avrebbero odiato, come di solito sento che c'è un certo amore-odio per Hesse e che risulta indigesto a molti. Forse è anche perché il film, non essendo molto conosciuto, viene visto solo da quello che il romanzo l'hanno già letto e quindi presumibilmente a quelli a cui è piaciuto.
Così è stato almeno per me ma in generale vedo che viene ampiamente consigliato a tutti i lettori entusiasti di Hesse.

In poche parole per riassumere la mia reazione a questo film: inizialmente non gli avrei dato due lire perché altrimenti non mi spiegavo come potesse essere così sconosciuto! Fin da quando l'ho iniziato però devo dire che sono rimasta totalmente ipnotizzata perché è davvero stupendo, una vera rivelazione! Pensate poi che l'ho dovuto vedere in tedesco perché era l'unica lingua disponibile e questo, contro ogni aspettativa, non mi ha creato nessun problema.

Sono molto contenta di averlo visto e scoperto perché ora posso anche consigliarlo ad altre persone, anche se - come per il libro - verso ciò che è sconosciuto e a cui ci si sente affezionati, si fa fatica a condividerlo con gli altri, egoisticamente ma è proprio quello che mi è successo con questo film e ancora prima col libro da cui prende ispirazione!