Eccomi, sono tornata! Oggi vi parlerò di un film che ho visto proprio ieri, di cui avevo già letto il romanzo da cui è tratto (ve ne avevo parlato in un post a settembre: http://listentodeathupsidedown.blogspot.it/2014/09/libro-la-solitudine-dei-numeri-primi.html ).
Titolo (originale) : La solitudine dei numeri primi
Regia: Saverio Costanzo
Produzione: Italia (Germania, Francia), 2010
Genere: drammatico
Ambientazione: Torino, dagli anni '80 fino al presente
Attori: Alba Rohrwacher, Luca Marinelli, Aurora Ruffino, Isabella Rossellini
Tratto da: romanzo omonimo di Paolo Giordano del 2008
La storia è naturalmente la stessa del libro, senza grosse differenze ma, a mio parere, vista in modo molto più interessante rispetto al romanzo. Non so spiegarvi perché e, davvero mi ha stupito perché non mi era mai successo di leggere una storia da un romanzo e non apprezzarla molto e poi, subito dopo aver visto il film, rivalutarla e cambiare completamente opinione.
Ho letto il libro all'inizio della 5° superiore, quest'anno scolastico, e ora a maggio mi ritrovo a vedere il film. Forse questo tempo trascorso in mezzo ha fatto sì che "digerissi" il romanzo, avevo probabilmente fatto indigestione leggendolo tutto in un giorno! Ora la mia opinione un po' "circa" sul romanzo comunque rimane, ma se anche a voi il libro vi ha lasciati così-così guardate subito il film e forse, come è successo a me, lo rivaluterete.
Vi ripeto che una cosa del genere non mi era mai successa ma c'è sempre una prima volta ;) .
Quello che penso che mi abbia colpito di più del film rispetto al libro è la maggiore capacità di introspezione, cosa strana dato che un libro dovrebbe avere di più questo effetto.
La produzione del film e la scrittura della sceneggiatura sono avvenute con la collaborazione dell'autore, cosa apprezzata (così ho semi-cambiato opinione su di lui). La realizzazione di questo film ha praticamente modificato, rispetto al libro, proprio quei dettagli che non mi convincevano nel racconto. Alcune scene sono cambiate o omesse, proprio quelle che mi avevano lasciato un po' così, e alcune molto valide sono state inserite. Anche il fatto che la successione dei periodi temporali non sia lineare è un aspetto in più, molto apprezzato.
Sono molto piacevolmente colpita da questo film, che mi ha fatto rivalutare la storia (non proprio il romanzo). Ciò che è stato modificato rispetto alla "versione scritta" era proprio quello che non avevo pienamente apprezzato del libro. Si è trattato di un'esperienza per me completamente nuova.
domenica 17 maggio 2015
mercoledì 6 maggio 2015
LIBRO: Opinioni di un clown
Titolo: Opinioni di un clown
Titolo originale: Ansichten eines Clowns
Autore: Heinrich Böll
Pubblicazione: 1963 (Italia nel 1965)
Genere: romanzo
Ambientazione: Germania del dopo guerra
Il romanzo è una riflessione, quasi un monologo, del protagonista Hans Schnier. Egli fa di lavoro il clown e vive a Bonn, ma non ha molto successo, infatti si ritrova perennemente in difficoltà economiche. Il soggetto principale dei suoi pensieri è il fallimento della relazione con Maria. Maria l'ha lasciato perché lei è una cattolica strettamente osservante e vorrebbe sposarsi e crescere i figli in un ambiente cattolico, cosa che Hans sembrava poco propenso ad accettare. Nonostante questo i due si amavano molto, o almeno Hans la amava e la ama tuttora, soffrendo terribilmente per la sua miserabile condizione attuale. Come se non bastasse Maria lo ha lasciato per un altro uomo, un cattolico che ha poi sposato.
La storia è un misto tra pensieri di Hans nel presente e ricordi del passato sotto forma di flash-back/ricordo. Nel tempo presente gli fa visita il padre, che non vedeva da 3 anni. Hans non ha un buon rapporto con la famiglia (molto ricca ma che non lo aiuta finanziariamente) perché hanno praticamente "tagliato i ponti" dopo che la morte della sorella in guerra (e il loro atteggiamento a riguardo) e la conversione del fratello, che vuole farsi prete.
Chiede aiuto a tutti i suoi amici e conoscenti, qualche volta riceve anche comprensione e compassione ma il più delle volte solo telefoni sbattuti in faccia.
Questo è il primo libro che leggo di questo scrittore tedesco e ammetto che lo sto leggendo per scuola, altrimenti non lo avrei conosciuto. La maggior parte dei suoi libri sono ambientati nel periodo post-bellico e riguardano proprio il processo di ricostruzione della vita normale dopo la catastrofe. In alcuni casi trattano anche di climi abbastanza depressi o che appaiono senza speranza ma alla fine del tunnel si riesce a vedere un puntino di luce che sembra non avvicinarsi mai.
Si nota naturalmente la critica dell'autore nei confronti della società ma soprattutto della religione cattolica e delle condizioni economiche e non della gente comune.
Titolo originale: Ansichten eines Clowns
Autore: Heinrich Böll
Pubblicazione: 1963 (Italia nel 1965)
Genere: romanzo
Ambientazione: Germania del dopo guerra
Il romanzo è una riflessione, quasi un monologo, del protagonista Hans Schnier. Egli fa di lavoro il clown e vive a Bonn, ma non ha molto successo, infatti si ritrova perennemente in difficoltà economiche. Il soggetto principale dei suoi pensieri è il fallimento della relazione con Maria. Maria l'ha lasciato perché lei è una cattolica strettamente osservante e vorrebbe sposarsi e crescere i figli in un ambiente cattolico, cosa che Hans sembrava poco propenso ad accettare. Nonostante questo i due si amavano molto, o almeno Hans la amava e la ama tuttora, soffrendo terribilmente per la sua miserabile condizione attuale. Come se non bastasse Maria lo ha lasciato per un altro uomo, un cattolico che ha poi sposato.
La storia è un misto tra pensieri di Hans nel presente e ricordi del passato sotto forma di flash-back/ricordo. Nel tempo presente gli fa visita il padre, che non vedeva da 3 anni. Hans non ha un buon rapporto con la famiglia (molto ricca ma che non lo aiuta finanziariamente) perché hanno praticamente "tagliato i ponti" dopo che la morte della sorella in guerra (e il loro atteggiamento a riguardo) e la conversione del fratello, che vuole farsi prete.
Chiede aiuto a tutti i suoi amici e conoscenti, qualche volta riceve anche comprensione e compassione ma il più delle volte solo telefoni sbattuti in faccia.
Questo è il primo libro che leggo di questo scrittore tedesco e ammetto che lo sto leggendo per scuola, altrimenti non lo avrei conosciuto. La maggior parte dei suoi libri sono ambientati nel periodo post-bellico e riguardano proprio il processo di ricostruzione della vita normale dopo la catastrofe. In alcuni casi trattano anche di climi abbastanza depressi o che appaiono senza speranza ma alla fine del tunnel si riesce a vedere un puntino di luce che sembra non avvicinarsi mai.
Si nota naturalmente la critica dell'autore nei confronti della società ma soprattutto della religione cattolica e delle condizioni economiche e non della gente comune.
FILM: Da morire
Titolo: Da morire
Titolo originale: To Die For
Regia: Gus Van Sant
Produzione: USA, 1995
Genere: noir, commedia
Ambientazione: USA, anni 70-80-90
Attori: Nicole Kidman, Joaquin Phoenix, Matt Dillon
Suzanne Stone (Nicole Kidman) la protagonista, è una giovane donna molto carina che sa quello che vuole. Ciò che desidera è sfondare nel mondo della televisione e diventare una celebrità. Il film inizia già con la storia in medias res, ovvero Suzie già adulta che racconta della sua vita e di suo marito assassinato, ma da come si nota dai giornali all'inizio del film è proprio lei accusata dell'omicidio.
Da giovane Suzanne si innamora di Larry (Matt Dillon), ristoratore italo-americano che, al contrario di lei, sogna una vita semplice e vorrebbe avere dei figli. Per iniziare nel mondo della TV Suzie viene assunta per presentare le previsioni meteorologiche. Ma non riesce ad accontentarsi mai perché vuole sempre di più. Un giorno decide di produrre un documentario con protagonisti 3 teenager di una classe, che hanno in comune la mancanza di aspirazioni nella vita. Dopo essere diventata amica dei ragazzi e aver iniziato anche una sorta di relazione con uno dei tre, li ingaggia per sbarazzarsi del marito, diventato uno scomodo ostacolo alla sua carriera. Dopo il suo assassinio iniziano le varie indagini della polizia e non essendoci molto su cui indagare, i colpevoli vengono subito fuori anche se Suzanne sembra farla franca con una storia inventata che in pochi credono. Per sapere come va a finire vi costringo (ahah) a vedere il film perché ne vale la pena.
Il film è composto dalla storia di Suzanne frammentata da interviste ai familiari suoi e di suo marito, e persone che la conoscevano. Questa composizione dà veramente l'idea che si tratti di qualcosa di reale e che tu stia guardando un documentario anziché un film. Seriamente, non mi succede spesso di sentirmi così coinvolta in una storia come con questo film!
Tralasciando il fatto che vorrei vestirmi come Suzanne, ho apprezzato un sacco la fotografia, i costumi, il modo in cui la colonna sonora era inserita nel film e la scenografia. Tra l'altro ho visto questo film in inglese quindi non saprei cosa dire del doppiaggio ma dal vivo i dialoghi si capiscono molto bene, almeno devo dire che non ho avuto grosse difficoltà.
Non riuscivo quasi a "uscire" dal film anche quando è finito, sono rimasta fino alla fine dei titoli di coda a leggerli tutti! No, seriamente, guardatelo, è un bel film; se non altro il "set decorator" e i costumisti hanno fatto un ottimo lavoro.
Titolo originale: To Die For
Regia: Gus Van Sant
Produzione: USA, 1995
Genere: noir, commedia
Ambientazione: USA, anni 70-80-90
Attori: Nicole Kidman, Joaquin Phoenix, Matt Dillon
Suzanne Stone (Nicole Kidman) la protagonista, è una giovane donna molto carina che sa quello che vuole. Ciò che desidera è sfondare nel mondo della televisione e diventare una celebrità. Il film inizia già con la storia in medias res, ovvero Suzie già adulta che racconta della sua vita e di suo marito assassinato, ma da come si nota dai giornali all'inizio del film è proprio lei accusata dell'omicidio.
Da giovane Suzanne si innamora di Larry (Matt Dillon), ristoratore italo-americano che, al contrario di lei, sogna una vita semplice e vorrebbe avere dei figli. Per iniziare nel mondo della TV Suzie viene assunta per presentare le previsioni meteorologiche. Ma non riesce ad accontentarsi mai perché vuole sempre di più. Un giorno decide di produrre un documentario con protagonisti 3 teenager di una classe, che hanno in comune la mancanza di aspirazioni nella vita. Dopo essere diventata amica dei ragazzi e aver iniziato anche una sorta di relazione con uno dei tre, li ingaggia per sbarazzarsi del marito, diventato uno scomodo ostacolo alla sua carriera. Dopo il suo assassinio iniziano le varie indagini della polizia e non essendoci molto su cui indagare, i colpevoli vengono subito fuori anche se Suzanne sembra farla franca con una storia inventata che in pochi credono. Per sapere come va a finire vi costringo (ahah) a vedere il film perché ne vale la pena.
Il film è composto dalla storia di Suzanne frammentata da interviste ai familiari suoi e di suo marito, e persone che la conoscevano. Questa composizione dà veramente l'idea che si tratti di qualcosa di reale e che tu stia guardando un documentario anziché un film. Seriamente, non mi succede spesso di sentirmi così coinvolta in una storia come con questo film!
Tralasciando il fatto che vorrei vestirmi come Suzanne, ho apprezzato un sacco la fotografia, i costumi, il modo in cui la colonna sonora era inserita nel film e la scenografia. Tra l'altro ho visto questo film in inglese quindi non saprei cosa dire del doppiaggio ma dal vivo i dialoghi si capiscono molto bene, almeno devo dire che non ho avuto grosse difficoltà.
Non riuscivo quasi a "uscire" dal film anche quando è finito, sono rimasta fino alla fine dei titoli di coda a leggerli tutti! No, seriamente, guardatelo, è un bel film; se non altro il "set decorator" e i costumisti hanno fatto un ottimo lavoro.
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