Titolo originale: The circle
Autore: Dave Eggers
Pubblicazione: 2013 (Italia 2014)
Sentivo parlare di questo libro fin dalla sua uscita italiana nel 2014, e soprattutto quando per il Natale di quell'anno era stato regalato a mio papà, l'ho voluto leggere (prima o poi). Inizialmente avevo rimandato perché lo stava leggendo lui ma ho finito per accantonarlo e quasi dimenticarmene fino al mese di Aprile 2017 (quando finalmente l'ho letto, giusto in tempo per l'uscita del film). In realtà c'è stato un "evento" che ha piuttosto influito nel ritardo di questa lettura - non trascurabile - e cioè che nel 2015 ho letto il mio primo libro, e finora unico, di Dave Eggers e non mi era piaciuto. Si trattava di L'opera struggente di un formidabile genio del 2000, primo romanzo di questo autore che avevo trovato pretenzioso e autoreferenziale in modo fastidioso, proprio anche quando questi due tratti erano voluti, in un romanzo appositamente provocatorio. Tutto questo mi aveva ormai fatto passare la voglia di leggere Il cerchio ma ormai è passato ben più di un anno e ho deciso che dovevo andare avanti, perché se volevo leggerlo l'avrei dovuto fare prima di vedere il film.
Il libro non è diviso in capitoli ma solo in paragrafi e quindi la lettura scorre molto veloce, anche grazie all'aspetto snello e fresco dell'edizione molto curata (Mondadori) e con un design di copertina davvero accattivante.
Si tratta dell'ormai decimo lavoro di nonfiction pubblicato dall'autore statunitense.
La protagonista, una giovane impiegata di nome Mae Holland, è alquanto delusa dal suo noioso lavoro quando viene contattata dall'amica Annie Allerton per un posto di lavoro nel fantomatico "Cerchio". Si tratta di un'azienda all'avanguardia per la quale chiunque sogna di lavorare e incredibilmente Mae ne entra a far parte in un batter d'occhio, grazie all'importante posizione della sua amica.
Molte pagine vengono spese per descrivere quello che è l'iniziale lavoro di Mae al Cerchio e quali sono i suoi doveri anche in campo social e nel tempo libero (sì, avete letto bene, ci sono anche dei doveri nel tempo libero). Questa parte iniziale potrebbe risultare un po' lenta e sovrabbondante ma tutto sommato lo stile che Eggers adotta per raccontarcelo contribuisce a far crescere nel lettore un certo senso di oppressione, che ha una ragion d'essere.
Conosciamo man mano i diversi colleghi di lavoro, tra cui anche Francis e Kalden, i due interessi sentimentali della protagonista - il primo un po' ambiguo e il secondo decisamente misterioso.
Parallelamente a tutte le importanti e invadenti invenzioni nate nel Cerchio e alle quali Mae e i suoi colleghi contribuiranno, si snodano anche vicende della vita personale della protagonista, come il rapporto con i genitori e con il suo ex Mercer. Anche i rapporti con queste persone però ben presto finiranno per entrare a far parte della vita tecnologica e perennemente online dei dipendenti del Cerchio e di migliaia di persone sparse per il globo.
Ho voluto lasciare sul vago la descrizione generale della trama per potermi ora addentrare in ciò che può essere considerato spoiler (siete avvisati)!
Dopo una prima parte descrittiva e lenta, anche se ben scritta e piuttosto "pulita", Dave Eggers ci porta nel turbinio delle vicende interne al Cerchio: dall'episodio con il kayak che porta alla trasparenza di Mae, al mistero di Kalden, l'incidente con i genitori e il conseguente oscuramento delle loro telecamere, la morte di Mercer, la crisi e il crollo di Annie. Sono tutti episodi ben progettati e calibrati in modo giusto che vengono inseriti al tempo giusto e hanno tutti un loro scopo preciso. Quando sono arrivata a questo punto del romanzo ero soddisfatta da quello che stavo leggendo però ero anche un po' preoccupata perché vedevo che la terza e ultima parte del libro contava ormai ben poche pagine. Se c'è una cosa che odio e che ultimamente mi è successa più di qualche volta, è quando una storia lunga si risolve in un paio di pagine con una conclusione che sembra "molto rumore per nulla". Temevo che sarebbe stato così anche in questo caso, e in parte avevo ragione. In parte perché quando verso la fine c'è stato il gran colpo di scena dove scopriamo che Kalden è proprio il misterioso terzo uomo dei "Tre saggi" (fondatori del Cerchio) rimaniamo un attimo spiazzati e tutto assume un senso, la mente da cui tutto era partito vuole fermare un destino sbagliato prima che sia troppo tardi e voleva servirsi di Mae (perché con SeeChange ed eventi recenti, aveva parecchia visibilità). Fin qui tutto bene. Ci sta anche il finale con Mae che decide di fingersi d'accordo con Kalden/Ty per poi in realtà proseguire in quello che ormai è un lavaggio di cervello per lei. Sono d'accordo e ho anche apprezzato che non sia stato scelto un lieto fine, ho trovato veramente d'effetto la scelta di chiudere tutto con il pensiero di Mae sul diritto di conoscere cosa sta pensando l'amica in coma. Fa riflettere ed è perfettamente funzionale a quello che (sono sicura, questa volta) era l'intento di Eggers con quest'opera. L'unica parte che mi lascia perplessa è il ruolo di Ty, e anche di Francis, in tutto questo. Credo che Francis poteva essere direttamente tagliato via in toto perché perfettamente inutile e che l'autore già che c'era poteva anche trovare un destino un po' più degno per Ty. Non è molto credibile che dopo tutto questo polverone egli viene semplicemente relegato in un angolino e continui ad andare avanti come se nulla fosse.
Molti lo hanno definito un semplice romanzo di genere, che calca la falsa riga di grandi distopici del passato come Brave New World e 1984. Altri l'hanno criticato per aver portato avanti una demonizzazione di colossi come Google (ad esempio, dal quale trae grande ispirazione) senza però fornire prove realistiche.
Il mio giudizio finale sul libro è quindi positivo, pur non essendo entusiasta. Credo che sia un'opera interessante e ben strutturata, anche lo stile di scrittura e la costruzione della trama mi hanno soddisfatta (fatta eccezione per qualcosa nel finale, come detto sopra). Poteva quindi essere migliore con poco ma nel complesso la consiglierei, anche se non lo ritengo uno dei libri più importanti degli ultimi anni e probabilmente chiunque può benissimo continuare a vivere anche senza averla letta. Non nego che offra interessanti spunti di riflessione, anche se non è unico nel suo genere, le tematiche sono trattate e ritrattate, seppur allarmanti e con una dose di possibile realtà.
Titolo (originale): The Circle
Regia: James Ponsoldt
Produzione: USA, 2017
110 min. colore, sonoro
Genere: drammatico, thriller, distopico
Cast: Emma Watson, Tom Hanks, John Boyega, Karen Gillan, Ellar Coltrane, Bill Paxton
Poco più di una settimana dopo aver terminato la lettura del romanzo, sono andata al cinema a vedere il film omonimo appena uscito. L'attesa era iniziata già da quando era stato annunciato, alla fine del 2015 (riprese iniziate nel 2015!) era da un bel po' che si faceva attendere.
Partiamo dalle mie aspettative, cosa forse sbagliata, ma devo dire che stranamente non ne avevo. Sicuramente ero molto curiosa però dopo aver visto il trailer non sapevo cosa aspettarmi, anche se dai nomi del cast ero stata rassicurata.
La prima parte del film (quella più o meno corrispondente alla prima sezione del romanzo) è scorsa via veloce, ma già iniziavo ad avere le mie perplessità. Innanzitutto non ho ancora capito perché non abbiano mantenuto il mistero di Kalden invece che svelarlo alla fine con il colpo di scena che nel libro faceva molto effetto. Pensando che magari gli sceneggiatori (lo stesso regista e lo stesso Eggers) avevano i loro buoni motivi ho cercato di non restarne troppo delusa, e mi ha consolato anche il fatto che avessero eliminato del tutto Francis, il personaggio più inutile della storia. A lasciarmi più perplessa però non è stata una di queste scelte riguardo ai personaggi, bensì la sensazione che il pubblico ha avuto fin da subito che il Cerchio era un autentico incubo. Il libro funzionava perché Eggers faceva sembrare tutto fantastico, ideale ed utopico nelle prime pagine e solo in un secondo momento - e gradualmente - nella mente del lettore cominciavano a destarsi i primi sospetti.
Il personaggio di Kalden e il mistero che portava erano essenziali per far sì che si realizzasse questo crescendo e per instaurare nello spettatore il dubbio: "Forse non è tutto oro quello che luccica, e forse questo misterioso collega non è altro che una spia? o sarà invece un sovvertitore dall'interno?"
Già mezza delusa dalla falsa partenza del film, mi sono consolata con la parte centrale che corrispondeva abbastanza al romanzo, fatta eccezione per qualche omissione, ma nulla di grave.
Annie e il suo esaurimento (senza essere portato alle estreme conseguenze), l'incidente con la canoa e quindi la scelta di Mae di diventare trasparente, le questioni con i genitori e la morte di Mercer, il rapporto con i fondatori e la netta superiorità di Eamon Bailey.
I fondatori vengono presentati sempre con un'aura di cattiveria - cosa che non avevo percepito nel libro - che ho trovato sbagliata ai fini del messaggio: in fondo loro credono veramente nel progetto del Cerchio, come anche Mae, non lo fanno per diventare i padroni del mondo, o meglio, lo diventano ma indirettamente. Credono fin troppo in queste loro idee pericolose ma la pericolosità secondo me stava proprio nel fatto che i suoi sostenitori credano che sia positiva, che faccia del bene. Nel film invece i fondatori apparivano fin da subito come gli antagonisti della situazione.
Alla fin fine anche Mae non ha una vera evoluzione come nel romanzo, resta sempre un personaggio poco approfondito - cosa che era anche nel libro, e credo intenzionalmente - ma è stato usato male. Dave Eggers aveva definito un percorso preciso per Mae all'interno della storia ma anche per questo aspetto l'adattamento cinematografico è un susseguirsi di occasioni sprecate e bruciate. Avrebbe tranquillamente potuto essere meglio del libro ma fin dall'inizio era chiaro che non lo sarebbe stato.
Posso dire con certezza che questo techno-thriller è stato molto fumo e niente arrosto e mi sembra molto strano che uno dei due sceneggiatori fosse proprio l'autore del soggetto, ha decisamente sprecato un'occasione per migliorare il suo lavoro.
L'altro sceneggiatore è il regista stesso, questo mi fa pensare che nemmeno lui abbia avuto un'idea precisa di partenza, sembra che si sia deciso tutto in corso d'opera e non ha molto senso quando scrivi a quattro mani con l'autore del soggetto! Non riesco a capire cosa possa essere andato storto e sto ancora cercando sul web interviste che spieghino qualche falla nel sistema, forse c'è stato un problema di cui non sono a conoscenza.
Parliamo infine della conclusione. Nel romanzo la frase finale con Mae convinta che il mondo abbia il diritto di sapere cosa succede nella testa di Annie in coma, non solo era d'effetto ma era la chiusura giusta ai fini del messaggio che si voleva dare. Sapevo che non sarebbe stato così anche nel film perché Annie non era in coma e Kalden era stato svelato fin dall'inizio. Avevo sperato quindi che, essendosi bruciati due occasioni fantastiche, avessero fatto ricorso a qualche altro finale ad effetto, e invece niente. Mae sembra per un attimo vendicarsi mettendo le telecamere SeeChange ai fondatori ma poi capiamo che in fondo l'ha fatto solo per totale fiducia nel progetto. Va bene, tutto sommato era questo anche il succo del finale nel romanzo, ma la forza è 10 volte inferiore.
Un valanga di occasioni sprecate, anche nella scena di Mae che esce dalla porta e viene invasa dalla luce, dopo che tutta la sala era piombata nel buio (scelta sbagliata a mio avviso quella battuta "siamo fottuti"... ma come? non erano loro che credevano veramente nel progetto?) e il pubblico faceva luce con gli schermi dei telefoni.
Giudizio finale: meglio il libro a questo punto, anche se il film sarebbe potuta essere un'occasione di facile miglioramento. Queste occasioni se l'è bruciate tutte fin dall'inizio e quando pensi che si sia risollevato, cade di nuovo. Il problema è che non ci sono vere e proprie scelte sbagliate nell'adattamento ma sembra quasi che non ci siano del tutto. E' un lavoro irrisolto, incompleto, tutto rimane solo in superficie dall'inizio alla fine e anche l'ultima scena è l'apoteosi dell'insipido.
Stilisticamente non era neanche male: molto pulito a partire dal montaggio, passando per la fotografia, arrivando ai movimenti di macchina (anche se qualche movimento della testa di Emma Watson durante gli over-the-shoulder mi iniziava a dare sui nervi).
La scenografia, i costumi e il trucco-parrucco (per questi ultimi mi riferisco soprattutto alla protagonista) erano veramente molto curati nella loro essenzialità. Il problema è che forse proprio perché essenziali e asettici, attiravano tutta l'attenzione sulla mancanza di fatti concreti.
Menzione anche alla colonna sonora di Danny Elfman e al design dei titoli di coda che ho apprezzato e trovato molto eleganti.
Non penso che la colpa risieda nel cast che è stato scelto piuttosto bene. Karen Gillan interpreta Annie Allerton, Ellar Coltrane nei panni di Mercer, Patton Oswald è il fondatore Stenton. Anche per i genitori di Mae ho trovato molto adatti Glenne Headly e il defunto Bill Paxton. John Boyega è sprecato per la parte di Ty, ma probabilmente perché anche il suo personaggio è sprecato.
Veniamo infine ai due super protagonisti: Emma Watson e Tom Hanks, perché mi viene da pensare che se non fosse stato per loro - e per chi come me ha letto il libro prima - il pubblico sarebbe stato dimezzato.
Nonostante tutto, sono d'accordo anche con chi l'ha definito "una critica mainstream dei social media" parole testuali di John DeFore del The Hollywood Reporter. Non posso dire di ricordarlo come nulla di più.
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