Titolo originale: Little Women
Regia: Mervyn LeRoy
Produzione: USA, 1949
Genere: drammatico, sentimentale
Ambientazione: USA (New England), durante la guerra civile americana
Cast: June Allyson, Elizabeth Taylor, Janet Leigh, Margaret O'Brien, Mary Astor, Leon Ames
Tratto da: Piccole Donne e Piccole Donne Crescono, di Louisa May Alcott, pubblicati negli USA durante gli anni '60 dell'Ottocento
Una delle tante trasposizioni filmiche del celebre romanzo di Louisa May Alcott, letto dalle bambine di tutte le generazioni e annoverato tra i classici della letteratura americana ottocentesca.
L'autrice stessa ha sempre definito la sua opera come "dramma familiare" e questa definizione in effetti calza a pennello anche per il film, che riassume in realtà le vicende narrate in 2 romanzi: Piccole Donne (1868) e il suo seguito Piccole donne crescono (1869).
Come molte bambine prima e dopo di me, anche io da piccola ho letto questi due romanzi e fin da subito mi sono affezionata alle vicende e alle personalità delle sorelle March, identificandomi subito con due di esse in particolare, Jo (per il tratto da sognatrice) e Beth (per il tratto più introverso).
Di recente poi ho anche riletto il primo dei due romanzi - purtroppo è l'unico che possiedo, essendo le edizioni italiane in due volumi separati. Ho sempre trovato insensata questa scelta degli editori - non solo italiani - di continuare a pubblicare i due romanzi in volumi separati quando invece negli USA sono riuniti in un solo libro fin dal 1880!
Se non avete letto Piccole Donne quando eravate piccole/i (penso abbia un sapore totalmente diverso se letto per la prima volta in età adulta) vi consiglio di leggere entrambi i libri perché mi rendo conto di come la storia limitata a Piccole donne sia incompleta, motivo per cui non esiste adattamento cinematografico che si limiti alle vicende narrate nel primo romanzo.
Come accennavo sopra, questo film non è il primo né l'ultimo ad essere stato tratto dal libro della Alcott. Io conosco bene soltanto la versione del 1994 diretta da Gillian Armstrong, con l'importante contributo di Winona Ryder (nel ruolo di Jo). Esiste anche una versione precedente, diretta da George Cukor del 1933, con Katharine Hepburn che interpreta Jo; oltre anche ad una versione muta ancora precedente (1918) che purtroppo è andata perduta.
Esistono poi diverse altre trasposizioni, dalla televisione alle serie animate (tra le quali cito il teleromanzo del 1955 firmato Majano, che ha avuto anche un remake nel 1989).
Questo lungometraggio a colori incarna a pieno l'immagine colorata che Mervyn LeRoy ha scelto per adattare un'ambientazione non proprio rosea, prodotto in anni altrettanto poco colorati. Penso che ciò che colpisce di più vedendo questa pellicola siano proprio i colori, resi i veri protagonisti dell'aspetto estetico-visivo a partire dai titoli di testa che già da soli creano già un'atmosfera. Ricordiamo che all'edizione del 1950 degli Academy Award, gli scenografi e arredatori si aggiudicarono l'Oscar per la "Migliore scenografia a colori".
Per l'impatto visivo specialmente, si discosta molto dal genere che contraddistinse Mervyn LeRoy durante gli anni '30, ovvero film in bianco/nero su gangster, Grande Guerra e Grande Depressione.
Il richiamo è molto più immediato con un film del 1939 (co-prodotto da LeRoy) anche se di ben altro genere, Il mago di Oz. Negli anni '40 produsse molte pellicole di successo con attori celebri, ma poche furono quelle a colori, o per lo meno il colore non raggiunge un impatto così prevalente - e quasi prepotente - sul linguaggio visivo.
La vicenda narrata, ambientata durante la guerra di Secessione americana, pone al centro le semplici esistenze delle quattro giovani sorelle March. Ognuna ha la propria personalità, i propri problemi (spesso legati proprio ai loro caratteri per certi versi difficili), i propri amici e i propri limiti.
La finalità di questa storia, che ho percepito molto più chiaramente leggendo il libro, è educativa e di formazione; molta attenzione viene posta sulle "buone azioni" delle sorelle e un buon accento viene dato anche al rapporto con la madre. I risvolti più interessanti della storia sono quelli tratti dal secondo volume, che almeno in questa versione del 1949 vengono in gran parte risolti in pochi minuti a fine pellicola.
Nonostante dalla storia della Alcott non compare un focus così forte e delineato per una delle sorelle in particolare, il film di LeRoy punta indubbiamente l'obiettivo su Jo (anche altre trasposizioni lo fanno). Le giovani interpreti delle quattro sorelle erano fra le più amate dell'epoca e negli anni a venire: Margaret O'Brien - famosa attrice bambina, Elizabeth Taylor e Janet Leigh sulle quali non credo ci sia nulla da dire, gli emozionanti June Allyson e Rossano Brazzi, la mitica Mary Astor e naturalmente Peter Lawford - futuro membro del Rat Pack.
Molti sono i richiami agli anni 1950, l'impronta dell'anno di produzione è un marchio di fabbrica evidente, ma come è giusto tener conto anche la versione del 1994, sicuramente più cupa e realistica mantiene sempre qualche richiamo visibile al presente della produzione. Un esempio su tutti: le pettinature inequivocabili, ottocentesca con un gusto pin-up nel primo e ottocentesco con un gusto boy-band nel secondo.
Se facessero un remake di Piccole Donne (visto che sembra essere di moda il remake negli ultimi tempi) lo andrei a vedere con molto interesse in questo caso, anche perché oggi si tenderebbe alla maggiore accuratezza storica possibile. Non guasterebbe e sarebbe anche curioso vedere gli effetti di una collaborazione britannica per un eventuale adattamento perché come a volte "ci vogliono gli americani per are un film così inglese", è vero anche il contrario.
Nessun commento:
Posta un commento