domenica 1 gennaio 2017

FILM: Il grande Gatsby

Non sapevo con quale post iniziare questo 2017... alla fine ho scelto di parlarvi di un film che secondo me è adatto al capodanno, almeno per l'atmosfera di festa ed eleganza.
Il secondo motivo è che avevo già scritto un post su questo film tanto tempo fa, ancora agli inizi di questo blog, per cui mi sembrava un'idea carina per questo "nuovo inizio" (tornare agli inizi del blog) e approfittare di aver recentemente acquistato il DVD e quindi di averlo rivisto - a gennaio 2014 non mi ero proprio sprecata con le parole *ahahah*

Titolo: Il grande Gatsby
Titolo (originale): The great Gatsby
Regia: Baz Luhrmann
Produzione: USA, Australia - 2013
Genere: drammatico
Ambientazione: New York, anni '20
Attori: Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, Joel Edgerton, Elizabeth Debicki, Isla Fisher, Jason Clarke



Si tratta del quarto lungometraggio cinematografico tratto dal famoso romanzo di Francis Scott Fitzgerald pubblicato nel 1925, che ho letto diversi anni fa ancora prima di vedere qualsiasi film.
In realtà possiamo anche dire che è il terzo film perché il primo, un muto degli anni '20, è andato perduto. Le altre due versioni risalgono al 1949 e 1974.

A chi non l'avesse visto ma conosce altri film di Luhrmann c'è solo una cosa da dire: è un suo tipico film, la sua firma è molto evidente (come sempre) quindi se non lo sopportate, odierete questo film di certo, vi avviso, e porta anche una firma evidente della moglie Catherine Martin per quanto riguarda la scenografia e i costumi (vincendo l'Oscar in entrambe le categorie nel '14).

Parto da una critica negativa che molti hanno espresso non appena l'hanno visto per la prima volta che riguarda alcune scelte di musica, costumi, scenografia e contestualizzazione che risultano fuori dall'epoca in cui il film è ambientato, gli anni '20. Premetto che anche io la prima volta ero perplessa riguardo alla musica ma dopo aver rivisto il film un altro paio di volte nel corso degli anni scorsi mi sono accorta di come mi piacesse sempre di più ogni volta. La scelta di reinterpretare un'epoca secondo me non è da criticare a priori (anche se il modo in cui viene fatto può piacere o meno), questo voler mantenere una fedeltà estrema a tratti può risultare noioso e ripetitivo, soprattutto nel caso di un remake. Mettiamo in conto poi che i film di Luhrmann hanno un'impronta autoriale molto forte, che può rendere le sue opere odiate/amate, a me è piaciuto... però c'è un MA.
Il primo "ma" riguarda il fatto che non mi è piaciuto subito ma solo dopo diverse volte che l'ho rivisto, il secondo "ma" è che mi sono accorta di come l'aspetto estetico (anche superficiale, in alcuni casi) abbia avuto più influenza sul mio giudizio rispetto ad altri elementi del film (cast, sceneggiatura, ecc.) a distanza di anni (gennaio 2014 - gennaio 2017) posso dire di essermi "formata nel tempo" un'opinione molto più articolata.

Come sempre nei suoi film, l'atmosfera è piuttosto teatrale, artificiale e "fredda" (cercate di capire cosa voglio dire). La finzione e il distacco sono molto evidenti in questo film, come negli altri, ma voluti in un modo intelligente e provocante.
L'elemento musica è importante, ma non in modo fastidioso come la critica aveva inizialmente lamentato, non invadente come si potrebbe pensare. Se avete sentito voci riguardanti alla presenza fastidiosa di Kanye West, tranquilli, se non me l'avessero detto non l'avrei nemmeno notato.
La scenografia, i costumi, i capelli, il trucco, tutto l'apparato estetico legato ai colori è emozionante, Catherine Martin ha dato una sua visione davvero forte dell'ambiente ma perfettamente coerente, tutto ha un senso; quando poi nelle scene di festa in particolare tutto questo si ricollega alla musica, la teatralità e la scenografia passano in primo piano e sono partiti i deja-vù con Moulin Rouge, anche se naturalmente questo non è un musical e non vuole esserlo.

Ho provato ad immaginare un pubblico dell'età del jazz che guarda questo film (in un'ipotesi assurda nella quale non si sarebbero stupiti né del sonoro, né del colore, né di tutto ciò che concerne la tecnologia) e ho pensato che sarebbero potuti essere d'accordo con questa visione perché, nonostante sia portata all'estremo e con molti riferimenti al contemporaneo, non cozza con l'ideologia e il concetto di esteriorità estetica che c'era in quegli anni. Non saprei come spiegarlo se non come una sorta di "inception": il regista parte da un'immagine contemporanea data dallo scrittore che parla della sua epoca, la reinterpreta in chiave sua autoriale e allo stesso tempo la rende contemporanea, tutto questo però tenendo sempre a mente le "parole d'ordine" dell'età del jazz e forse, chissà, arrivando a rendere un'ambientazione ancora più accurata di quella che sarebbe risultata nella reale età del jazz (ammesso che non stia sbagliando in piena e che gli anni '20 non fossero affatto così, in quel caso perdonatemi ma cercate di capire, non ho mai vissuto in quegli anni!).

Ho provato anche a mettermi nella testa di uno spettatore del futuro, e mi sono trovata a giudicare questo film come estremamente tipico del periodo in cui è stato realizzato (girato nel 2011 e uscito nel 2013) e in un certo senso non vedo l'ora di essere nel futuro per rivederlo ancora e ricordare gli anni '10 (mi rendo conto che il mio discorso sta degenerando, sorry)!
La colonna sonora è un inno al periodo di produzione e allo stesso tempo fa entrare lo spettatore attuale nello spirito dell'epoca, le scelte che si ricollegano al contemporaneo sono azzeccatissime perché calano lo spettatore attraverso veri e propri paralleli e corrispondenze con quello che poteva percepire chi viveva negli anni '20. Amo Young and Beautiful di Lana Del Rey (e Baz Luhrmann), amo Florence and the Machine, amo la cover di Back to black di Beyoncé e André 3000 [*] (vogliamo parlare del parallelo tra André 3000 e la "green light"? ditemi vi prego che avete capito la battuta, ahah), amo Fergie, Gotye, gli XX, Sia, e Jay-Z che porta tutti insieme e dà unità alla colonna sonora, oltre che ad esserne il produttore. Manca solo Kesha all'appello praticamente. Secondo me tutto ciò è geniale. Sono riusciti a creare una compilation di inni all'opulenza che descrivono perfettamente - e contemporaneamente! - gli anni '20 e il 2013, con un parallelo super efficace che ci avvicina in un secondo all'ambientazione del periodo. Un'altra scelta che ho trovato positiva è l'indefinito fra musica diegetica ed extra-diegetica, nei momenti di festa e non.
[*] capisco come tutti odino questa cover perché anch'io la odiavo all'inizio ma sono arrivata alla conclusione che l'effetto fastidio sia voluto, è come se mi piacesse proprio perché disturba.

Non ho voglia di commentare il cast perché non credo che ce ne sia bisogno, dico solo che il mio amore per Leo DiCaprio è aumentato ancora più dei miei livelli adolescenziali.
Non c'è bisogno neanche di enumerare le differenze con il libro, che sono comunque poche e trascurabili e se ci sono hanno un senso.
Ci sono tuttavia due particolari che non combaciano con l'ambientazione anni '20 e cioè la costruzione dell'Empire State Building e la presenza all'inizio dell'Ulisse di Joyce, entrambi appartenenti agli anni '30. Devo ammettere che non li ho notati io ma ho voluto lo stesso citarli perché credo non siano casuali. Penso che il primo sia solo la volontà di inserire un simbolo dell'epoca anche se leggermente più tardo; riguardo al secondo non saprei cosa pensare perché non l'ho letto, ditemelo voi se volete fare qualche ipotesi!

Chiudo questa mia riflessione con un pensiero finale: ho trovato che la sfrontatezza opulenta che Baz adotta nei suoi film - particolarmente in questo - ha il fine di esagerare apposta proprio per provocare; tutto ciò che odiamo è messo davanti ai nostri occhi in una compilation forse fastidiosa, e se è così lo scopo è stato raggiunto, se non altro per evidenziare la ricchezza e la superficialità dell'ambiente e porlo in contrasto con l'eleganza e il tormento di Gatsby e del romanzo di Fitzgerald.

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