sabato 2 settembre 2017

#Venezia 74 | First Reformed

Mercoledì 30 agosto 2017 - prima giornata alla Mostra del Cinema di Venezia

Nonostante First Reformed sia stato presentato il giorno successivo, sono riuscita a sgattaiolare alla proiezione anticipata della stampa e questo è stato un bene perché prima della proiezione ufficiale ho potuto poi dedicarmi al red carpet e fotografare i protagonisti Ethan Hawke e Amanda Seyfried.


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Il tema della redenzione così caro al regista americano Paul Schrader riemerge con tutta la forza in questa sua pellicola del 2017, per la quale figura anche come sceneggiatore.
Incredibile come la rabbia che provano i personaggi arrivi al pubblico senza perdere intensità nonostante non sfoci in violenza visibile sullo schermo (se non forse verso la fine, ma a livelli piuttosto contenuti).
Gli ampi spazi vuoti, interni ed esterni, gli ambienti spogli e le luci fredde avvolgono a loro modo il tormento di padre Toller (Ethan Hawke) spaziando dalla sua abitazione a fianco alla chiesa, alla storica chiesa stessa - la "First Reformed" appunto - passando per la villetta dei coniugi Mensana e arrivando agli spazi vastissimi ma altrettanto vuoti dei quartieri generali di un'organizzazione religiosa.
Michael Mensana è un attivista ecologista radicale, all'apparenza non violento, i cui comportamenti recenti stanno preoccupando la moglie Mary (Amanda Seyfried), tanto da spingerla a cercare aiuto proprio da padre Toller. Il suicidio di Michael sarà la goccia che farà traboccare il vaso della rabbia repressa del reverendo, accumulata in seguito ad una vita passata sotto la pressione di una famiglia di tradizione militare, dalla sua stessa esperienza nell'esercito e dalla morte di suo figlio in guerra, motivo peraltro della fine del suo matrimonio.

La coppia dei coniugi Mensana porta alla nostra attenzione una dicotomia essenziale dell'animo umano - entrambi sostengono fermamente la causa in cui credono ma la differenza tra loro (che porterà alla morte Michael) è l'istinto di autodistruzione di lui contro la preservazione della vita a tutti i costi di lei.

Ulteriore tematica solo in apparenza provocatoria è quella velata del terrorismo in chiave cristiana, solo di passaggio, per dimostrare come non sia questo l'obiettivo verso il quale il regista vuole puntare bensì un altro tipo di terrorismo, quello interiore nella vita di un uomo tormentato.

Il sound ambient oscuro della colonna sonora riesce ad essere allo stesso tempo opprimente e liberatorio, opera del musicista gallese Brian Williams - meglio conosciuto come Lustmord - già avvezzo alla composizione di musica da film fin dagli anni '90.

Durante la sequenza quasi mistica dei protagonisti che "volano" attraverso disparati scenari l'immagine raggiunge un connubio con la musica particolarmente straniante, sembra di fluttuare in solitudine nello spazio cosmico mentre stiamo seduti su una poltrona della sala di proiezione con qualche centinaio di persone attorno a noi.


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