Giovedì 31 agosto 2017 - seconda giornata alla Mostra del Cinema di Venezia
Sezione Classici Restaurati
La mia seconda giornata al festival è stata piuttosto proficua per quanto riguarda la sera, tuttavia ho passato anche un pomeriggio interessante grazie al primo film della rassegna Classici Restaurati che si svolge come ogni anno in Sala Giardino. Era proprio qui che esattamente un anno fa ho visto per la prima volta Ventesimo Secolo (Howard Hawks, 1934) e me ne sono innamorata.
Vedere i grandi classici del passato al cinema è un'esperienza purtroppo non frequente ma che cerco di sfruttare non appena mi si presenta l'occasione. Un film come Ventesimo Secolo non è di facile reperibilità né online né su DVD, eppure non è questa la vera ragione per cui ho deciso di replicare l'esperienza anche quest'anno. Incontri ravvicinati del terzo tipo è talmente diffuso che l'avrei potuto comodamente recuperare in qualsiasi momento ma ho preferito invece aspettare il 31 agosto per godermi la visione su uno schermo di dimensioni adatte, con l'audio adatto, in versione appena restaurata e perché no, con l'atmosfera giusta di una sala pienissima ad uno dei maggiori festival cinematografici mondiali.
La discussione su "schermo del tablet vs. schermo del cinema" emerge di tanto in tanto - un po' più di frequente se sei un forte sostenitore del secondo tipo di supporto - e a tal proposito volevo lasciarvi il link di un video dove David Lynch esprime perfettamente questo concetto, commentandolo "Get real"! ( https://www.youtube.com/watch?v=wKiIroiCvZ0&feature=youtu.be )
Lasciando ora da parte questa discussione (sulla quale potrei andare avanti e oltre) passiamo ora al film in sé, perché - lo confesso - questa era la prima volta che lo vedevo. Chi di noi non è cresciuto con i film di Steven Spielberg dagli anni '70-'80 a questa parte? Persino io negli anni '90-primi 2000 ho sempre visto e rivisto le sue pellicole, alle quali sono ormai affezionata, eppure con questo non era mai capitata l'occasione.
Correva l'anno 1977 quando Close Encounters (of the Third Kind) uscì nelle sale statunitensi, 40 anni dopo, nel 2017 la versione restaurata viene proiettata in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia, in occasione dell'importante anniversario.
Terzo lungometraggio scritto e diretto da Steven Spielberg valse due premi Oscar nel 1978 (Miglior fotografia, Miglior montaggio sonoro), il David di Donatello lo stesso anno come Miglior film straniero, oltre che al BAFTA nel 1979 per la Miglior scenografia. Dieci anni fa, in occasione del 30° anniversario la pellicola fantascientifica venne selezionata per la preservazione nel National Film Registry presso la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
La struttura narrativa è piuttosto classica, una vicenda di gente comune che inizia ad entrare inspiegabilmente in contatto con gli extra-terrestri e che alla fine si risolverà per il meglio. Quasi un preludio ad un'idea che poi sarà sviluppata in un film interamente dedicato, E.T. (1982), ossia l'innocenza e il carattere tutto sommato innocuo di queste creature aliene agli occhi di Spielberg. Intenzionalmente interessato a distaccarsi dalla pericolosa minaccia aliena che pervade la fantascienza degli anni '50 e '60, agli spettatori di oggi l'approccio di Spielberg ricorderà subito quello di Villeneuve nel recente Arrival.
L'intento di dare vita ad una storia semplice ma d'effetto è stata confermata dal regista stesso che, reduce dall'enorme successo di Lo Squalo (1975), godeva di ampi margini creativi ed economici grazie alla Columbia. Collaborarono come consulenti perfino la NASA, la U.S. Air Force e l'astronomo e ufologo statunitense J. Allen Hynek, fonte d'ispirazione per il soggetto del film.
Cast notevole ma non eccessivamente ostentato composto dal protagonista Richard Dreyfuss e la sua spalla Melinda Dillon, rispettivamente padre di famiglia e madre single che ricevono messaggi dagli alieni. Interessante la partecipazione di Francois Truffaut nei panni dello scienziato e ricercatore francese che porta avanti gli studi in materia di UFO. Memorabili anche i personaggi dell'aiutante ricercatore di Bob Balaban e l'esilarante moglie di Dreyfuss, Teri Garr. Il volto più simbolico tuttavia credo appartenga al giovanissimo Cary Guffey, figlio della Dillon, rapito dalle misteriose entità.
Si nota la somiglianza degli alieni con la figura di E.T. anche se forse meno definiti, si tratta in entrambi i casi dello splendido lavoro di Carlo Rambaldi, noto effettuata italiano.
Altro aspetto iconico del film è sicuramente la colonna sonora di John Williams, eterno collaboratore di Spielberg, a maggior ragione se pensiamo all'importanza primaria che la musica ha come mezzo di comunicazione universale nel vero senso del termine!
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