sabato 29 ottobre 2016

LIBRO: Il lupo della steppa

Titolo: Il lupo della steppa
Titolo originale: Der Steppenwolf
Autore: Hermann Hesse
Pubblicazione: 1927
Genere: romanzo


Questo libro mi ha accompagnato per buona parte del 2016 ed è per questo che mi sembra come di distaccarmi da un buon amico ora che l'ho finito, non un amico sempre felice e positivo, ma un amico che mi ha fatto notare e capire delle cose che avevo in qualche modo già in mente senza che fossero mai venute fuori. Pensieri che mi disturbavano perché prima di vederli stampati sulle pagine di questo libro non avevano una forma, solo dopo averli letti nelle parole di Hesse sono riuscita a riconoscere e a capire i miei stessi pensieri.

Avevo già letto 2 romanzi di questo autore anni fa ma entrambi erano romanzi di formazione (il suo tipico Bildungsroman) ovvero Peter Camenzind (1904) e Demian (1919). Questo però non è un romanzo di formazione e non è nemmeno una delle sue prime opere. Questo è un romanzo filosofico-psicologico, scritto negli anni '20 durante il periodo di sedute psicoterapeutiche dell'autore (come era diffuso in quegli anni). Il pensiero di Hesse di quegli anni viene qui molto riflesso, specialmente nel conflitto con la classe borghese.

I protagonisti dei suoi romanzi mescolano spesso invenzione ad alcuni tratti che tendono a far assomigliare la figura dell'autore con quella del personaggio ma in questo caso è molto evidente. Il nome del protagonista è Harry Haller (stesse iniziali di Hermann Hesse), i due hanno la stessa età, entrambi vivono un profondo conflitto spirituale che divide apparentemente la loro anima in due: da una parte sta l'uomo, dall'altra il "lupo della steppa". Haller è un poeta, un intellettuale che si vuole distanziare dal mondo borghese pur non arrivando a disprezzarlo perché sa che dopotutto è il suo ambiente di provenienza. Toccato continuamente dall'idea del suicidio non arriva mai a mettere in pratica le sue intenzioni perché una sera conosce una ragazza di nome Erminia in un locale. Questa ragazza gli ricorda vagamente un suo amico d'infanzia di nome Ermanno (in originale Hermann-Hermine, anche qua torna il nome dell'autore), tanto da far assumere un aspetto androgino al personaggio. Entrambi vedono nell'altro il loro corrispondente: Harry dapprima giudica Erminia inferiore perché mondana e frivola ma poi capisce che il suo modo di fare e di vedere la vita probabilmente è l'unico possibile da adottare se si vuole sopravvivere; d'altra parte Erminia gli fa notare come, nonostante sia piuttosto spensierata, lei comprenda tutti i ragionamenti di Harry riguardo al significato della vita e cose simili ma gli fa anche notare che tali riflessioni sono poco utili se uno non vive davvero e non si gode ciò che ha finché può. A questo punto entrano in scena anche altri personaggi ma anche altri elementi come le droghe e le allucinazioni. Queste ultime però hanno un ruolo centrale nella storia perché sarà proprio grazie a quest'ultimo elemento che Harry potrà capire quanto egli sia dannato proprio a causa della serietà e dell'importanza che dà alle cose, e tutto questo è causato dal suo voler essere intellettuale e poeta.

Tra il 1924 e il 1925 Hesse e la sua seconda moglie si lasciano. La fine di questa relazione potrebbe aver avuto influenze sulla stesura del romanzo essendo molto presente la componente autobiografica. Pubblicato nel '27 infatti, è stato scritto nel 1925-1926. Hesse ha dichiarato come il romanzo sia nato da un periodo difficile, anche in quanto fase storica molto delicata, ma che questo non deve farlo percepire come un "libro di sfogo" bensì come un romanzo che trasmette un messaggio vero e positivo. In questo libro in particolare il messaggio arriva proprio nelle ultime pagine ed è per questo che potrebbe inizialmente sfuggire. Egli infatti dichiara che non basta presentare il problema ma bisogna anche trovarne la cura e che quindi non avrebbe mai potuto pubblicare un libro che non contenga un messaggio positivo.

Sarebbe talmente difficile descrivere questo romanzo in poche frasi in modo da renderne un'idea fedele, quindi non ci provo neanche. Penso che lo dovrebbero leggere tutti anche se non penso che tutti lo possano apprezzare allo stesso modo. Personalmente credo che mi abbia colpito così tanto e profondamente influenzato perché proprio in questo periodo questi sono i pensieri e le riflessioni che facevo di più. Come ho detto all'inizio, questo libro ha tirato fuori tutte le mie domande e me le ha presentate davanti in modo chiaro, e non sempre mi ha dato risposte ma mi ha dato le chiavi grazie alle quali io potrò arrivare alle risposte. Probabilmente non ci sono risposte a domande come queste ma almeno, grazie a questo libro, ora non sono più bloccata e posso andare avanti con le mie riflessioni.

I temi e e chiavi di lettura sono molteplici e non ho intenzione di pararne qui perché sono spiegate molto bene in altre sedi e inoltre non mi ritengo in grado di farlo.

Per finire però vorrei dire che, nonostante una volta completato il romanzo ne sono rimasta entusiasta, lo stesso Hesse ha detto che sono proprio i giovani che quando lo leggono e ne rimangono colpiti, sono proprio loro che secondo lui non hanno afferrato a pieno il messaggio. Questo perché chi lo legge con la prospettiva di un cinquantenne, come Harry Haller, come Hesse mentre lo scriveva, potrà solo in quel momento e da quel punto di vista capire molte più cose rispetto a quando lo aveva letto all'età di 20 anni circa.

Nel 1974 è stato tratto un film omonimo diretto da Fred Haines con Max von Sydow e Dominique Sanda, non ebbe grande successo nemmeno in Italia alla sua uscita nell'83.
La rock-band statunitense Steppenwolf ha preso il nome dal titolo di questo romanzo.

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