venerdì 30 settembre 2016

LIBRO: Le vergini suicide

Titolo: Le vergini suicide
Titolo originale: The virgin suicides
Autore: Jeffrey Eugenides
Pubblicazione: 1993
Genere: romanzo
Ambientazione: cittadina provinciale USA, anni '70


Ho visto più volte il film che è stato tratto da questo romanzo, diretto da Sofia Coppola e uscito nel 1999, siccome mi è sempre piaciuto, ho deciso finalmente di leggere anche il libro. Non saprei scegliere tra libro e film ora che li conosco entrambi perché sono tutti e due particolari e originali, anche se diversi.

Il romanzo è narrato in prima persona plurale da un gruppo di uomini che ricordano la loro adolescenza. L'ambientazione è contemporanea (all'uscita del libro), intorno agli anni '90, anche se i fatti narrati risalgono agli anni '70 perché parlano della loro giovinezza; tutto ha luogo a Grosse Pointe, una cittadina suburbana del Michigan. Il soggetto del loro racconto sono le sorelle Lisbon, 5 ragazze che abitano in una casa del loro stesso quartiere e frequentano la loro scuola. Tutto ciò che i narratori sanno a proposito delle ragazze non deriva soltanto dalla loro ossessione adolescenziale ma anche da fatti che hanno appreso durante i 20 anni che sono passati, tramite interviste e testimonianze materiali. Il titolo è esplicativo quindi non credo di fare spoiler dicendo che si suicidano tutte nel giro di un anno.

Le differenze tra film e libro sono innanzitutto stilistiche nel senso che l'atmosfera generale è più tragicomica e schietta nel romanzo mentre il film prende una piega più onirica e idealizzata. L'immagine che ne deriva delle sorelle Lisbon è perciò nel primo più delineata e nel secondo più sfumata. Grazie al narratore collettivo nel libro ci si concentra più sull' idea che i narratori hanno delle ragazze mentre nel film questa prospettiva passa in secondo piano e le ragazze sono al centro dell'attenzione. Poi ci sono anche differenze minori come il suicidio mancato di Mary.

Questo è il romanzo di debutto di Jeffrey Eugenides (1993) e sarà anche poi il debutto alla regia di Sofia Coppola nella sua trasposizione (1999) intitolata in italiano "Il giardino delle vergini suicide".

Nonostante i fatti non vengano narrati sempre in preciso ordine cronologico, perché si tratta di ricordi che affiorano alla mente dei ragazzi ormai uomini, si può facilmente capire la successione dei fatti. La figlia minore dei Lisbon, Cecilia, a 13 anni tenta il suicidio tagliandosi le vene dei polsi nella vasca da bagno ma viene trovata in tempo e salvata. I genitori organizzano una festa in casa (supervisionata da loro) per cercare di distrarre le figlie da questa mancata tragedia e darle una parvenza di libertà e normalità ma proprio durante la festa Cecilia si butta dalla finestra e questa volta il suicidio riesce. Le 4 sorelle rimaste sono l'oggetto dell'interesse non solo dei ragazzi narratori ma anche dell'intero vicinato perché le loro vite appaiono misteriose e i loro comportamenti inquietanti. Lux, 14enne, ora diventata la minore delle sorelle, sembra essere l'unica espansiva ed è effettivamente l'unica ad avere dei rapporti con persone esterne alla famiglia mentre le altre ragazze sono molto più chiuse. Lux ha una breve relazione con il ragazzo più bello della scuola, Trip Fontaine, a cui viene permesso da Mr. Lisbon (professore di matematica della loro scuola) di farle da cavaliere a patto di trovare 3 cavalieri anche per Bonnie, Mary e Therese. La serata non finisce bene perché Lux non rispetta il coprifuoco dei genitori e come risultato le 4 figlie vengono ritirate da scuola e praticamente segregate in casa. Poco dopo anche il padre si ritira dall'insegnamento.
La casa Lisbon sembra quasi maledetta agli occhi dei vicini e specialmente del gruppo di ragazzi che dicono di aver avuto qualche flebile contatto con loro durante quei giorni, fino a ricevere un messaggio dove erano invitati a mezzanotte da loro per aiutarle a scappare.
In realtà quando i ragazzi arrivano si trovano davanti ad uno scenario di suicidio di gruppo e scappano, era in questo modo che le ragazze avevano intenzione di scappare.
La mattina dopo, quando i corpi delle 3 ragazze vengono portati via (Mary fallisce il suicidio, ci riuscirà circa un mese più tardi), i fatti vengono a galla ma nonostante le congetture di conoscenti, vicini e giornalisti, nessuno riesce a capire la motivazione dietro a quegli atti.
Dopo i funerali i signori Lisbon si trasferiscono e i loro oggetti vengono venduti ad un mercatino dal quale i narratori cercano di raccogliere la maggiore quantità possibile di materiale per scoprire qualcosa in più su quelle 5 ragazze che loro sono sicuri di aver amato.

Come ho già detto io ho visto il film prima di leggere il libro e mi era sempre piaciuto, lo consigliavo spesso a chi non l'aveva ancora visto ma solo dopo molto tempo ho recuperato il romanzo. Ora che l'ho concluso posso dire di essere abbastanza impossibilitata a scegliere il migliore fra i due. Il libro l'ho amato per tutta una serie di ragioni sopracitate che lo differenziano dal film e ancor di più dalla scrittura di questo autore, di cui ora vorrei leggere anche altro. Consiglio a tutti di leggerlo perché secondo me è adatto a qualsiasi gusto e, non essendo troppo lungo o complicato, lo trovo anche adatto a chi non legge frequentemente.

sabato 24 settembre 2016

Disney Classics | Aladdin #31

I post che ho scritto di recente sui classici Disney riguardavano 2 film che avevo visto ad agosto, quindi per il mese di settembre non c'era ancora stato il "classico del mese" ed eccolo qua. Ho scelto Aladdin perché desideravo molto aggiungerlo al più presto nella mia collezione di DVD e l'ho trovato a prezzo scontato quindi... segno del destino!

Titolo (originale): Aladdin
Regia: Ron Clements, John Musker
Produzione: USA, 1992
Genere: animazione, musicale
Ambientazione: luogo fittizio del medio oriente, altri sostengono in India
Ispirato a: racconto persiano "Aladino e la lampada magica" delle Mille e una notte


Essendo "Aladdin" uscito un paio d'anni prima della mia nascita da piccola l'ho visto e rivisto anche se non ho mai avuto né la cassetta né il dvd (fino ad oggi, che l'ho finalmente aggiunto alla collezione). Ricordo infatti che non avendolo in casa Aladdin era sempre la mia prima scelta quando si trattava di noleggiare una VHS perché, se lo volete sapere, ero innamorata di Aladdin. Lui era il mio "principe" preferito della Disney (non so se possa essere definito principe, ma comunque poi lo diventa per un po') e anche adesso penso che sia il migliore. (<3)
Non dimentichiamo che, allora come adesso, questo film contiene uno dei miei personaggi Disney preferiti in assoluto cioè il Genio (Robin Williams in originale, altra grande parte dell'infanzia di tutti noi, scomparso troppo presto) doppiato in italiano da Gigi Proietti.

La colonna sonora ha un ruolo molto importante in Aladdin perché è uno di quei lungometraggi Disney in cui sono proprio i personaggi a cantare, quindi possiamo dire che assuma anche un significato narrativo oltre che di sottofondo e contorno (come per tutti gli altri film). In questo caso è firmata da Alan Menken (storico autore di musica per la Disney) e Tim Rice (genio per quanto riguarda la musica da musical), due super-garanzie per quanto mi riguarda.

Il lungometraggio ebbe un successo indiscusso alla sua uscita nel 1992 (pur con qualche accusa di razzismo dal mondo arabo) che portò alla realizzazione di 2 seguiti direct-to-video: "Il ritorno di Jafar" (1994) che credo di aver visto un paio di volte da piccola e "Aladdin e il re dei ladri" (1996) che forse avrò anche visto, non ricordo; infine anche ad una serie animata andata in onda fra 1994 e 1996 (non l'ho mai vista).

La storia ha inizio presso la corte del sultano di Agrabah, il quale si dispera perché la figlia Jasmine non accetta nemmeno un pretendente come marito. Lei si sente oppressa dalla vita al palazzo e decide di scappare per trascorrere una giornata al mercato, in mezzo alla gente normale. Qui incontra un ragazzo di strada che la salva da una situazione spiacevole e a cui poi lei salverà la vita rivelando di essere principessa. Questo giovane si chiama Aladdin e viene fatto prigioniero per conto di Jafar, il gran visir consigliere del sultano, persona meschina e crudele che vuole usare Aladdin solo per andare alla Caverna delle Meraviglie a recuperare la lampada magica. Con l'inganno Jafar porta Aladdin ad entrare nella caverna chiedendogli la lampada ma proibendogli di toccare alcunché. La scimmietta di Aladdin, Abu, tocca un gigantesco rubino e la caverna inizia a sciogliersi, come fosse sabbia. Fortunatamente nella caverna avevano "fatto conoscenza" col famoso tappeto volante che li porta in salvo, Jafar però lo inganna ancora e cerca di impossessarsi della lampada intrappolando definitivamente Aladdin e Abu nella caverna. Gli amici sono ora in trappola ma per fortuna hanno ancora la lampada e proprio mentre la osservano fanno involontariamente uscire il Genio, che riconosce Aladdin come padrone. Egli ha il dovere di far esaudire 3 desideri, tranne resuscitare i morti, far innamorare le persone e uccidere qualcuno. Come prima cosa il Genio riporta tutti quanti nella città di Agrabah e qui esaudisce il primo desiderio di Aladdin, quello di diventare un principe per avere qualche possibilità con Jasmine. Si presenta a corte come pretendente e riesce ad avere successo, non senza qualche intoppo. Jafar nel frattempo aveva progettato di sposare la principessa e vuole uccidere questo principe ma scopre che si tratta proprio di Aladdin per cui gli ruba la lampada, diventando il nuovo padrone del genio. I suoi 2 primi desideri sono diventare sultano e stregone più potente del mondo, riducendo gli altri a suoi schiavi. Durante uno scontro nel quale Jafar sembra avere la meglio, Aladdin gli fa notare come il Genio sarà sempre e comunque più potente di lui, così Jafar si fa tramutare in genio e Aladdin prontamente lo imprigiona nella lampada.
Aladdin decide di usare come desiderio quello di liberare il Genio dalla sua prigione-lampada e decide anche di non fingere più di essere principe. Le sue azioni colpiscono molto il sultano, che cambia la legge permettendo a Jasmine di sposare Aladdin.

Trovo che in questo Classico Disney (ma non è l'unico) i personaggi abbiano un aspetto molto definito e particolareggiato, sia nel disegno sia anche forse per l'utilizzo di computer ancora allo stato iniziale. Oltre ai disegni animati dei vari personaggi mi sono piaciuti particolarmente anche quelli "scenografici" del palazzo, delle vie della città e degli interni della caverna; indubbiamente d'effetto è anche la Caverna digitalizzata con una voce terrificante: lo scopo è stato raggiunto, da piccola mi faceva piuttosto paura.
Come ho già accennato sopra il Genio è il mio personaggio preferito, lo trovo davvero geniale (ahah) per le sue gag e battute ma anche per essere ispirato in tutto e per tutto a Robin Williams, oltre poi ad avere la sua voce in originale. Questo personaggio cambia volutamente aspetto all'interno del film e assume anche le sembianze di Pinocchio, altri due Disney. Inoltre appaiono anche Sebastian della Sirenetta, La Bestia e il famoso "cappello a forma di Pippo".
Ci furono delle controversie e conflitti tra Williams e la Disney in seguito a questa sua collaborazione e quindi non partecipò come genio al secondo film, tornò invece per il terzo film una volta risolti i contrasti.

Vince 2 premi Oscar nel 1993 come Miglior colonna sonora e come Miglior canzone per "A whole new world". Stessi due premi vinti anche ai Golden Globe dello stesso anno. Ebbero poi anche innumerevoli altre nomination.

Nelle mie 3 visite ai parchi Disney posso dire di ricordare la costante presenza della giostra dei tappeti volanti (simile a quella di Dumbo, per capirci) ma anche di attori che impersonavano quasi tutti i personaggi del film e anche, se la memoria non m'inganna, alcuni bar/ristoranti a tema Aladdin.

venerdì 23 settembre 2016

FILM: Soffocare

Titolo: Soffocare
Titolo originale: Choke
Regista: Clark Gregg
Produzione: USA, 2008
Genere: commedia, drammatico
Attori: Sam Rockwell, Anjelica Houston, Kelly Macdonald, Bard Henke, Paz de la Huerta
Tratto da: romanzo omonimo di Chuck Palahniuk del 2001


Ho deciso di vedere questo film subito dopo aver finito di leggere il romanzo da cui è tratto.
La storia mi aveva incuriosito parecchio in una sua possibile trasposizione cinematografica, ancor di più parendo dalle premesse di un attore e prolifico alla regia come Clark Gregg e da attori protagonisti di alto livello.

Per quanto riguarda la trama, il film segue linearmente quella del romanzo, non tanto però nello "stile di narrazione" perché Palahniuk presentava i fatti in modo volutamente più confuso e senza seguire l'ordine cronologico. Clark Gregg da un'impronta più tradizionale a una storia che non ha molto di tradizionale. Egli era con questo film alla sua prima esperienza alla regia (e alla sceneggiatura) ma appare anche nelle vesti del personaggio minore di Lord High Charlie, superiore di Victor al villaggio coloniale. I suoi impegni di attore hanno causato il ritardo di questo progetto previsto inizialmente per il 2006, girato poi nel 2007 e uscito nel 2008.
Il tono del film oscilla tra momenti drammatici ed altri più "stupidi" e assurdi.
La colonna sonora è in gran parte opera dei Radiohead anche se non interamente come aveva inizialmente dichiarato Palahniuk. Quest'ultimo appare in un cameo alla fine del film quando, nell'ultima scena, è seduto vicino al protagonista sull'aereo.

Riassumo in breve la trama ma se vi interessa ne parlo nel precedente post dedicato al libro.
Victor Mancini (Sam Rockwell) è uno studente fallito di medicina che lavora come figurante nel villaggio di ricostruzione storica di Colonial Dunsboro. Qui è assillato dal capo che non ammette nulla "che non sarebbe esistito anche nel '700", ma ha come collega il migliore amico Danny.
Questo lavoro non riesce a dargli uno stipendio abbastanza alto per pagare le spese di mantenimento della madre ad una costosa casa di cura. Inoltre, come se non bastasse, Victor e Danny sono anche sesso-dipendenti. Lo stratagemma che Victor mette a punto per guadagnare (e che da il titolo al film) è singolare: ogni sera si reca a cena in un ristorante diverso e inscena un soffocamento in modo che i clienti presunti ricchi lo soccorrano e mandino poi assegni per "aiutarlo nelle difficoltà".
La madre ormai malata confessa di avere un segreto che deve assolutamente rivelare al figlio riguardo alle sue origini ma non riesce mai a dirlo visto che non riconosce Victor. La dottoressa Paige Marshall (personaggio alquanto assurdo anche lei, alla fine) si propone allora come messaggera e traduce il diario della sig.ra Mancini (Anjelica Huston) dall'italiano, scoprendo che Victor discenderebbe direttamente da Gesù.

Quando ho terminato questo film ho subito capito che mancava qualcosa ma non sapevo cosa.
La recitazione degli attori era a posto, mi era piaciuta anche la colonna sonora, le scelte della sceneggiatura anche positive o per lo meno di sicuro non negative e poi ho capito che l'unica cosa che restava era proprio la regia, uno stile di ripresa, la fotografia quasi assente... secondo me quello che mancava era proprio l'occhio del regista. Ditemi se anche secondo voi non si vede la mano de regista in questo film perché questa è stata l'impressione che mi ha dato.
Se mi chiedete: consigliato o no? Vi direi Sì con la riserva della regia appunto, che è un'enorme parte e anche importante, però se non lo vedrete mai non credo che ci sia stata una grossa perdita, diciamo che consiglierei altri film al posto di questo perché non mi ha più di tanto colpito anche se non posso dire che non mi sia piaciuto.

martedì 20 settembre 2016

LIBRO: Soffocare

Titolo: Soffocare
Titolo originale: Choke
Autore: Chuck Palahniuk
Pubblicazione: 2001
Genere: commedia nera
Ambientazione: USA, contemporanea


Terzo libro che leggo di Palahniuk, dopo Fight Club (letto 3 anni fa) e Invisible Monsters (a gennaio). Sono dell'idea che l'opinione che uno si fa di questo autore dipenda molto da quali romanzi si sono letti in precedenza (cosa vera anche per altri autori) ma soprattutto in che ordine si sono letti.
Io ad esempio quando avevo letto Fight Club nell'estate del 2013 l'avevo fatto solo perché tutti mi dicevano che era un libro da leggere, ne sono rimasta però parecchio delusa perché non capivo quale fosse il senso di tutta quella violenza e di quel linguaggio. So che sono caratteristiche tipiche del genere e ho letto diversi libri così che mi sono piaciuti ma non riuscivo a capire cosa avesse Fight Club più degli altri tanto da far definire il suo autore "fottuto genio". Non ci trovavo niente di geniale e così ho lasciato perdere. A gennaio di quest'anno mi è capitato (quasi per caso) di leggere Invisible Monsters e, anche se non l'ho apprezzato totalmente, ho intravisto già un po' qual era l'intento dell'autore, cosa che in Fight Club non avevo minimamente intravisto. Invisible Monsters probabilmente non lo ricorderò mai come "un bel libro" ma sicuramente senza di esso probabilmente non avrei mai letto nemmeno Soffocare e non leggerei altro di Palahniuk.

Soffocare ha come protagonista Victor Mancini, tipico personaggio in stile "Palahniuk" con una vita alquanto assurda ma forse totalmente ordinaria. Ex studente di medicina, ora si guadagna da vivere lavorando nel villaggio di simulazione del '700 (quelli che negli USA ricreano l'ambiente dei padri pellegrini per intenderci) ma siccome non è ben remunerato ha dovuto ingegnarsi per trovare altre fonti di guadagno. I soldi non servono tanto per lui, quanto per il mantenimento della madre malata in una casa di cura costosa. Ah, quasi dimenticavo, Victor è anche sesso-dipendente e questo vale anche per Danny, suo migliore amico, e tutti gli impiegati presso il villaggio coloniale.
La maniera che Victor ha escogitato per guadagnare è alquanto singolare (e da il titolo al romanzo): di tanto in tanto si reca a cenare in diversi ristoranti dove a metà pasto mette in scena un soffocamento, puntualmente qualcuno interviene a salvargli la vita e, inspiegabilmente, altrettanto puntualmente gli manda qualche assegno di aiuto e di augurio.
Parallelamente a tutto questo sua madre non lo riconosce più e crede che sia il suo legale che viene a farle visita. All'ospedale conosce un'infermiera di nome Paige Marshall che, avendo studiato l'italiano, riesce a leggere e tradurre il diario della madre di Victor e a scoprire alcune verità scioccanti. Inoltre si troverebbe "costretta" ad accoppiarsi con lui perché le cellule prese da loro feto sarebbero in grado di guarire la signora Mancini.

Nel 2008 è uscito anche un film omonimo, diretto dal prolifico Clark Gregg, con attori di spicco come Sam Rockwell, Anjelica Huston e Kelly MacDonald.

Dopo aver finito il romanzo ho scoperto che il personaggio di Danny è l'unico creato da Palahniuk che lui realmente apprezza. Infatti è solito odiare i suoi stessi personaggi perché hanno valori opposti ai suoi ma per Danny prova compassione. Devo ammettere che ho avuto la stessa impressione.

Questa è il quarto romanzo di Palahniuk. Io ho letto finora il primo, secondo e quarto. Mi chiedo se il fatto di leggerli in ordine di pubblicazione abbia qualche effetto, a me sembra che si vada in miglioramento ma probabilmente sono solo mie impressioni dato che tutti sembrano adorare l'autore come un dio e ritengono che Fight Club sia la Bibbia.
Io piuttosto consiglierei "Soffocare" come romanzo da leggere di Palahniuk, più di altri. Ditemi cosa ne pensate anche voi di questo scrittore e se pensate che sia un genio oppure no, mi piacerebbe capire perché le persone che lo amano lo ritengono tale. Grazie :*

P.S.: Sono sicurissima che se avessi letto Soffocare come primo romanzo di questo autore la mia opinione sarebbe stata completamente diverse e, non dico che l'avrei adorato, ma magari mi sarebbe piaciuto fin dall'inizio e avrei visto anche Fight Club e Invisible Monsters sotto un'altra luce.

domenica 18 settembre 2016

Disney Classics | La spada nella roccia #18

Ecco anche il secondo film visto ad agosto nella categoria dei Classici Disney. In questo caso ho anche comprato il relativo dvd poco prima di vederlo quindi ora fa parte della mia collezione. Il 18° classico è stato per me uno dei più visti quando ero piccola perché ce l'avevo in cassetta e quindi potevo vederlo spesso, tanto da saperlo quasi a memoria!

Titolo: La spada nella roccia
Titolo originale: The Sword in the Stone
Regia: Wolfgang Reitherman
Produzione: USA, 1963
Genere: animazione, avventura, fantastico
Ambientazione: Inghilterra, '500 Medioevo
Ispirato a: omonimo romanzo di T. H. White (1938)

   

"La spada nella roccia" è il 18° Classico Disney ed essendo uscito negli Stati Uniti il giorno di Natale del 1963 fa di lui l'ultimo film ad essere uscito prima della morte di Walt Disney nel 1966 e anche l'ultimo a cui egli ha preso parte nella produzione.

La colonna sonora è opera dei fratelli Sherman, autori delle colonne sonore dei più celebri Classici Disney, quindi possiamo considerarlo un vero e proprio "classicissimo". Secondo me i classicissimi sono quei lungometraggi che hanno fatto parte dell'infanzia dei nostri genitori e che quindi sono ormai più che affermati e prodotti ancora sotto la supervisione di Disney in persona.

Dopo la morte del re d'Inghilterra, che non ha lasciato eredi, appare come per magia una spada conficcata in un incudine che porta l'iscrizione "Chi riuscirà ad estrarla da questa roccia diventerà re d'Inghilterra". Per molti anni nessuno riuscì in quest'impresa e presto la spada venne dimenticata. Passati anni da questa vicenda si arriva all'incontro di Semola/Artù (orfano di 12 anni che vive presso il castello di Sir Ettore, e fa da scudiero al figlio di questo, Sir Caio) con Mago Merlino e il suo gufo parlante Anacleto. Merlino conosce il futuro di quel ragazzino e quindi si assume l'incarico di fargli da precettore e così si trasferisce anche lui al castello insieme a Semola e gli insegna a leggere e scrivere, oltre che a pensare in modo intelligente e astuto. Sir Ettore e Caio non credono alla magia e pensano che Merlino sia solo un buffone ma decide lo stesso di accoglierlo per non avere problemi. Un giorno arriva al castello Sir Pilade con una notizia da Londra: il giorno di Capodanno si terrà a Londra un torneo cavalleresco dove il vincitore sarà proclamato re. Ettore vuole far partecipare Caio e nomina Semola suo scudiero. Successivamente assistiamo a varie magie di Mago Merlino: tramuta se stesso e Semola in pesci, in scoiattoli e in uccelli, oltre ad usare la magia per fare le valigie e per lavare i piatti (tutte le magie sono accompagnate da canzoni e questi sono sempre stati i miei momenti preferiti del film). Durante una di queste magie Semola finisce per sbaglio a casa di Maga Magò e quando Merlino lo viene a salvare, tra i due maghi inizia un duello di magia che diventerà via via sempre più pericoloso ma si giungerà alla sconfitta di Magò. Siccome Semola è felice di fare da scudiero a Caio e sostiene che sia "il massimo a cui ha sempre aspirato", Merlino si arrabbia moltissimo dopo tutti gli sforzi che ha fatto per dargli una buona istruzione e magari fargli aspirare a qualcosa di più, e così scappa a Honolulu nel futuro (XX secolo). Il giorno del torneo arriva e Semola si accorge di aver dimenticato la spada di Caio alla locanda, con l'aiuto di Anacleto ne trova un'altra lì vicino, dentro ad un'incudine e così la estrae con facilità e la porta a Caio. Quando la riceve egli legge l'iscrizione perché si è accorto che non si tratta della sua spada e rimane sconcertato nel realizzare che si tratta proprio della leggendaria "spada nella roccia". La notizia si diffonde presto e nessuno crede che un ragazzo mingherlino sia riuscito in un tale miracolo e gli chiedono di ripetere l'azione. Egli ci riesce nuovamente e mentre la estrae il cielo si illumina. Tutti iniziano ad acclamarlo come nuovo re ("Viva re Artù!") ma Semola si sente alquanto inadatto per questo ruolo e invoca l'aiuto di Merlino. Egli arriva e gli spiega quale sarà il suo destino: guiderà i cavalieri della tavola rotonda e diventerà famoso e conosciuto attraverso i secoli ispirando libri, leggende e addirittura film.

La colonna sonora de "La spada nella roccia" ricevette una nomination agli Oscar del 1964 nella sezione di colonna sonora adattata, premio che però venne vinto da "Irma la dolce".

Non ricordo quale edizione avessi io in VHS ma ricordo che era l'unica cassetta che non avevo a casa mia, bensì dai miei nonni. Per cui ogni volta che andavo da loro e volevo vedere un film disney guardavo sempre questo. Il DVD che ho acquistato il mese scorso è quello dell'edizione speciale 45° anniversario che vede un restauro nel doppiaggio e nel sonoro, tappando i buchi che derivavano da precedenti versioni.

All'interno dei parchi Disney possiamo trovare il personaggio di Merlino sia nelle parate che semplicemente come personaggio interpretato da attori in giro per il parco. Nei parchi americani di Disneyland (California) e Disney World (Florida) c'è anche una giostra dedicata al film chiamata "King Arthur Carousel" che si presenta come una classica giostra con cavalli. Inoltre vorrei ricordare un elemento che è anche presente al parco EuroDisney di Parigi e che consiste in una scultura della spada dentro all'incudine, con la quale mi sono fotografata (mentre cercavo di toglierla, ovviamente) ogni volta che ho visitato il parco e perciò a diverse età. La prima volta che l'ho fatto avevo 4 anni e ricordo ancora di come, appena l'ho vista, sono corsa a cercare di estrarla dalla roccia chiedendo a mio papà di venirmi ad aiutare, sicura che sarei diventata così una regina :,)

Come molti Classici Disney, anche questo dovrebbe diventare un live-action tramite un remake che è stato annunciato nel 2015.

sabato 17 settembre 2016

3 FILM: La principessa Sissi

All'inizio del mese di agosto ho deciso di rivedere questa trilogia dopo diversi anni che non la guardavo. In realtà si tratta di 3 film che conosco praticamente a memoria perché sono stati una parte importante della mia infanzia, essendo io per una fase piuttosto ossessionata dalla Principessa Sissi. Volevo essere come lei, la prendevo come modello di riferimento, leggevo il fumetto, inviavo le mie lettere e disegni al giornalino, guardavo i cartoni animati e soprattutto... guardavo questi film in ripetizione. Non contiamo poi che il mio idolo era anche un personaggio storico realmente esistito e questo mi permise di visitare a Vienna i luoghi in cui viveva, andare a mostre su di lei, vedere gli oggetti che aveva davvero usato e anche osservare i suoi dipinti (inizialmente rimasi delusa perché pensavo avesse l'aspetto di Romy Schneider e soprattutto... Franz non era così giovane e bello come nel film)! Ammetto di essere un po' di parte nel consigliarvi questi film ma credetemi se vi dico che vale la pena vederli perché ora che ho 20 anni e li ho rivisti dopo tanto... capisco perfettamente la "me bambina".

FILM #1

Titolo: La principessa Sissi
Titolo originale: Sissi
Regia e sceneggiatura: Ernst Marischka
Produzione: Austria, 1955
Genere: storico, sentimentale
Ambientazione: 1853, Germania e Austria
Attori: Romy Schneider, Karlheinz Böhm, Magda Schneider, Uta Franz, Josef Meinrad


Questo primo film della trilogia si concentra sul periodo immediatamente precedente al matrimonio con Francesco Giuseppe e quindi al suo diventare principessa. La storia ha inizio nel 1853 in Baviera quando Sissi ha appena 16 anni e si appresta ad accompagnare la sorella Elena a Vienna, insieme anche alla madre Ludovica. Ufficialmente sono invitate al compleanno del loro cugino, il giovane imperatore dell'Impero Austro-Ungarico ma in realtà Sofia, madre di Franz, ha già organizzato il fidanzamento tra Elena e il figlio. Franz non è troppo contento di questo programma a cui non ha potuto partecipare ma il giorno stesso dell'arrivo delle cugine lui fa la conoscenza di una ragazza semplice e allo stesso tempo affascinante, di cui subito si innamora. Solo alla sera, durante la festa, si rende conto che quella ragazza è proprio sua cugina, la sorella minore della sua promessa sposa. Nel momento in cui tutti sanno che Franz chiederà la mano ad Elena lui sorprende tutti facendo ricadere la sua scelta su Sissi (anche lei sorpresa e spaventata dalla cosa, visto che non era stato chiesto il suo parere). L'arciduchessa Sofia cerca subito di ostacolare i due giovani perché Sissi è sedicenne e troppo vivace e avventuriera per ricoprire un ruolo politico così importante, ma Franz è deciso, oltre ad essere i due davvero innamorati e così il film si conclude con le nozze reali.

Essendo il primo film della serie è stato sicuramente quello che ho guardato di più durante la mia infanzia. Mi piace particolarmente perché qui vediamo Sissi com'era prima che diventasse un autentico "personaggio storico" e prima che venisse oppressa dalle rigide regole di corte. La storia è resa molto romantica, probabilmente più di quanto lo fu in realtà, perché viene portata in primo piano la storia d'amore fra Sissi e Franz e al contempo vengono caricati come personaggi le figure dei genitori. Il modo in cui questi aspetti vengono resi è tipico di un film anni '50 ma non si può negare come nel complesso sia fatto molto bene e quindi ve lo consiglio e lo segnalo come film da vedere nel caso non l'abbiate mai visto!

FILM #2

Titolo: Sissi - La giovane imperatrice
Titolo originale: Sissi - Die junge Kaiserin
Regia e sceneggiatura: Ernst Marischka
Produzione: Austria, 1956
Genere: storico, drammatico
Ambientazione: Austria e Ungheria
Attori: Romy Schneider, Karlheinz Böhm, Magda Schneider, Walter Reyer


Nel secondo film osserviamo la difficile condizione di Sissi nella vita di corte. Le rigide regole imposte dall'arciduchessa Sofia non si addicono ad uno spirito libero come lei, ancor di più pensando che aveva appena 16 anni e si ritrovava sposata con l'imperatore a governare un impero insieme a lui.
I rapporti con la suocera si inaspriscono ancora di più quando Sissi mette alla luce la prima figlia della coppia imperiale. Scopre ben presto di non poter avere voce in capitolo riguardo alla scelta del nome: Sofia, come la madre di Franz. Inoltre deve letteralmente combattere anche solo per avere una minima parte nell'educazione della bambina che le viene costantemente sottratta. Questo la porta a scappare presso la sua famiglia e a trovare conforto dai suoi genitori (perché in fondo è lei stessa una bambina) ma essi le fanno notare che tutto sommato ora ha delle responsabilità che sono più grandi di lei e sua figlia, lei rappresenta l'impero.
La mia parte preferita di questo film e che mi emoziona ogni volta è quando Sissi e Franz si recano in Ungheria durante un momento di tensione fra i due paesi. Il momento più bello si svolge quando sono a Budapest per l'incoronazione e Sissi parla in ungherese, riuscendo in questo modo a farsi sentire più vicina agli Ungheresi di quanto fossero riuscite a fare le relazioni politiche.

La faccenda dell'educazione dei figli di Sissi si allontana abbastanza da quella che era la realtà perché nonostante soffrì per non poter avere una relazione normale con loro, fu costretta a sottoporli al tipo di educazione prevista per i figli della coppia imperiale. La bimba di nome Sofia che viene mostrata in questi film in realtà morì all'età di 2 anni in Ungheria quindi in alcune occasioni nel film viene "mostrata" Sofia laddove in realtà si trattava della secondogenita Gisella. Sissi intervenne attivamente per sottrarre soprattutto il terzo figlio Rodolfo dall'educazione militare molto rigida che ricevette.

FILM #3

Titolo: Sissi - Destino di un'imperatrice
Titolo originale: Sissi - Schicksalsjahre einer Kaiserin
Regia e sceneggiatura: Ernst Marischka
Produzione: Austria, 1958
Genere: storico, drammatico, sentimentale
Ambientazione: Austria, Madera, Corfù, Italia
Attori: Romy Schneider, Karlheinz Böhm, Magda Schneider, Josef Meinrad


Questo terzo film vede Sissi nei panni dell'affermata imperatrice dell'impero Austro-ungarico. Molto belle sono le scene ambientate in alta montagna durante una vacanza che Elisabetta e Franz si prendono dagli impegni politici. Proprio in quei giorni però l'imperatrice scoprirà di essere malata, di soffrire cioè di una difficile condizione polmonare aggravata anche dalla depressione. Guarirà in parte grazie al soggiorno in località a clima più mite come Madera e Corfù e venendo anche aiutata dalla madre Ludovica. Una volta guarita accompagna il marito in un viaggio diplomatico in Italia, specificamente nelle città di Venezia e Milano, che facendo parte del Lombardo-Veneto erano sotto il controllo austriaco. Questo è sicuramente il momento che preferisco in questo ultimo film perché la durezza che gli italiani dimostrano nei confronti della coppia imperiale viene in parte affievolita dall'atteggiamento di Sissi che si dimostra ancora una volta profondamente umana ed emerge il suo animo buono.

Anche questo film presenta differenze con la realtà: sia per la situazione dei figli che non viene pienamente riportata dal regista/sceneggiatore; la seconda principale differenza è che i luoghi caldi dove Sissi si reca per la malattia nella realtà sono venuti prima Trieste e Venezia e solo dopo si reca fuori dall'impero. Ciò che viene mostrato a Venezia e Milano invece si avvicina parecchio alla realtà e anche per questo è uno dei momenti più belli dei film secondo me. Con questo non sto assolutamente esprimendo nessuna posizione politica rispetto alla situazione di quel periodo, capisco la visione che avevano gli italiani nei confronti dell'imperatore austro-ungarico ma d'altra parte vedo anche quello che il personaggio di Sissi ha rappresentato e molto della sua personalità può essere percepito dai suoi gesti e comportamenti che assumeva nel fronteggiare le situazioni anche ostili.

FILM: Prendi i soldi e scappa

Titolo: Prendi i soldi e scappa
Titolo originale: Take the money and run
Regia e sceneggiatura: Woody Allen
Produzione: USA, 1969
Genere: comico, film d'autore
Attori: Woody Allen, Janet Margolin, Jan Merlin


Ad agosto ho visto questo meraviglioso film per la prima volta. Mentre lo vedevo ho avuto dei deja-vu, come se queste scene mi fossero famigliari ma siccome non ricordavo la trama forse lo confondo con qualche altro film di Woody Allen.

Woody Allen prende parte al film come co-sceneggiatore e come attore protagonista; inizialmente però la regia non doveva essere sua bensì di Jerry Lewis, che rifiutò per altri impegni, e questo fece di "Prendi i soldi e scappa" il secondo film diretto da Allen e il primo in cui lui è sia ideatore, regista e anche attore protagonista. Premetto che i film di Allen sono per me sempre una garanzia e in particolare amo i film "delle origini" e questo lo è in piena regola (1969).

La forma scelta è quella del "Mockumentary" letteralmente "falso documentario" cioè costruito in questa forma anche se il soggetto, ovvero la vita del protagonista, non sia una vera biografia perché egli non è mai esistito, è un personaggio immaginario.
Virgil Starkwell, centro di tutta la vicenda, è un criminale imbranato e sfortunato, i cui periodi di reclusione in carcere non gli impediscono di formare una famiglia e di continuare con la vita da fuorilegge. Gli spassosi episodi vengono intervallati da veri e propri filmati di repertorio che dovrebbero autenticare la storia della vita di Starkwell.

La forma del Mockumentary verrà in seguito ripresa da Woody Allen ma egli ha sempre dichiarato come fosse uno dei suoi "chiodi fissi". Egli avrebbe voluto realizzare un film del genere anche prima di iniziare a fare film. Il risultato secondo me è stato raggiunto in modo esemplare: la comicità in pieno stile Allen ha permesso a questa pellicola di guadagnarsi un posto nella classifica delle cento migliori commedie statunitensi stilata nel 2000 dall'American Film Institute.

Le scene più celebri e più divertenti sono sicuramente quella della pistola di sapone che si scioglie sotto la pioggia, le due bande criminali che cercano di rapinare la stessa banca mentre un regista fallito cerca di coordinare il tutto, gli otto rapinatori che se ne vanno in giro legati l'uno all'altro e le maschere che i genitori di Virgil indossano durante le interviste televisive.
"Prendi i soldi e scappa" è una di quelle classiche commedie, diventate praticamente cult, che anche dopo 5 volte che le vedi non smettono mai di farti ridere.

P.S.: Tecnicamente la prima pellicola diretta da Allen è stata "Che fai, rubi?" del 1966 ma l'autore ha sempre ritenuto questa sua seconda opera come il suo vero esordio.

venerdì 16 settembre 2016

FILM: Come lo sai

Titolo: Come lo sai
Titolo originale: How do you know
Regia: James L. Brooks (anche sceneggiatura e produzione)
Produzione: USA, 2010
Genere: commedia, sentimentale
Attori: Reese Witherspoon, Owen Wilson, Paul Rudd, Jack Nicholson


Da poco ho visto in lingua originale questo film del 2010, uscito al cinema in Italia nel 2011.
Le aspettative erano abbastanza alte perché, nonostante non conoscessi molto bene il regista/ideatore/sceneggiatore/produttore, so che ha ricevuto diversi premi Oscar (l'unico suo film che ho visto è Spanglish). La colonna sonora è del genio Hans Zimmer e anche gli attori protagonisti sono notevoli. Tutte premesse che dovrebbero rappresentare una garanzia.

Lisa (Reese Witherspoon) è una campionessa di softball la cui vita ha sempre girato intorno alla sua celebrità e bravura in questo sport ma ora, raggiunta la trentina, il suo contratto nella squadra non viene più rinnovato. Il suo mondo crolla perché lei non ha mai fatto altro e ora non sa come ricominciare. Parallelamente a lei, anche George (Paul Rudd), manager in carriera, è in un momento di crisi e il mondo gli crolla addosso perché viene accusato di frode fiscale nonostante la sua innocenza e questo manda in crisi l'intera azienda che co-dirige insieme al padre (Jack Nicholson).
Lisa ha una relazione con Matty (Owen Wilson), campione di baseball da cui lei si trasferisce a convivere. Circa contemporaneamente un'amica organizza un appuntamento al buio fra George e Lisa ma non sembra andare troppo bene, anche se i due rimangono amici e lui la consola durante i momenti di crisi con Matty. Durante una trasferta di quest'ultimo, George e Lisa hanno modo di avvicinarsi ulteriormente quando assistono al parto e proposta di matrimonio di una collega. Al suo ritorno, Matty organizza un grande party per il compleanno di Lisa, durante il quale le chiede privatamente di sposarlo ma lei è indecisa. Allo stesso tempo il padre di George rivela al figlio di essere autore della frode fiscale ma di aver lasciato credere che il colpevole fosse il figlio perché altrimenti l'avrebbero incarcerato a vita, mentre il figlio se la sarebbe cavata con pochi anni. George è sorpreso da questa rivelazione ma scende a un patto: se quella stessa sera Lisa sceglierà di stare con lui sarà il padre a dover assumersi le sue responsabilità, se verrà rifiutato invece andrà lui in prigione. George torna alla festa e dà a Lisa 2 ore di tempo per decidere se andarsene con lui, altrimenti sparirà dalla sua vita. Lisa così rifiuta la proposta di Matty e va da George. Il padre li vede dall'alto della terrazza e sorride ma poi si ricorda che dovrà andare in prigione.

Non so se con questo riassunto della trama ho dato l'idea della delusione che ho provato nei confronti del finale ma nel complesso di tutta la trama, che ho trovato piuttosto debole. Queste impressioni si sono riflettute nell'insuccesso che ebbe anche all'uscita al cinema, che lo rese un autentico flop.
Secondo me non è malvagio, gli elementi di partenza ci sono, e non posso dire di averlo odiato. La cosa che disturba è la debolezza di dialoghi poco convincenti, di una costruzione poco originale e nel complesso di una resa generale che farà sì che tra un paio d'anni non ricorderò nemmeno più di averlo visto. Leggendo recensioni di critica ho notato (e capito) come alcuni vedano nel triangolo amoroso che sta al centro della storia un tipico elemento fondante della screwball comedy "che sembra essere uscito dagli anni '50". In un certo senso concordo ma non posso confermare che questo possa essere una tipica caratteristica del regista, proprio perché non lo conosco bene. Chi l'ha apprezzato dice che gli ha lasciato un "senso di tenerezza e dolcezza" ma se si riferiscono agli anacronistici dettagli da film d'altri tempi, li ho trovati un po' fuori luogo. Secondo me indeboliscono il film e basta (oltre a non centrare niente con la presenza di Owen Wilson, che a mio parere anche facendo un ruolo di comparsa influenzerebbe un intero film).
Non mi sento di consigliarlo perché l'ho trovato lento e troppo lungo ma se vi capita di vederlo non credo fino al punto da farvi addormentare.

giovedì 15 settembre 2016

LIBRO: Momo

Titolo (originale): Momo
Autore: Michael Ende
Pubblicazione: 1973
Genere: romanzo fantastico


Ho pensato ad un modo per descrivere l'atmosfera di questa storia e vi direi che assomiglia ad una canzone dei Beatles. Specialmente le figure dei Signori Grigi o i nomi degli amici di Momo, sarebbero storie che rientrerebbero in Sgt. Pepper o Magical Mystery Tour.

Primo libro che leggo di questo autore tedesco, avevo iniziato tempo fa "La storia infinita" (sicuramente il suo più celebre) ma l'ho abbandonato perché era troppo lungo e non ero abbastanza concentrata, così ho deciso di completare questo per primo, che tra l'altro è anche il primo suo romanzo pubblicato, nel 1973.

In realtà questo libro non si trovava sulla mia wishlist ma ho deciso spontaneamente di leggerlo quando l'ho trovato in cantina, assieme a "Lessico famigliare", di cui vi ho già parlato.
Devo ammettere che la copertina e la bellezza dell'edizione del 1984 che ho trovato mi hanno convinta a prenderlo in mano e a leggerlo perché è molto ben fatta e ha l'aspetto di un classico libro di fiabe, con le pagine grosse, le illustrazioni e tutto il resto.

Anche per quanto riguarda lo stile di scrittura e il linguaggio direi che è piuttosto fiabesco, a tratti quasi poetico, ma nel complesso semplice e scorrevole visto che è pensato prima di tutto per l'infanzia. Assolutamente leggibile anche da adulti e persone d'ogni età per le sue tematiche universali legate al concetto di tempo, anche con riflessioni quasi filosofiche non indifferenti.

Momo, la protagonista che dà il nome all'opera, è una bambina misteriosa: nessuno sa da dove venga e che età abbia; lei dice di chiamarsi Momo e di essere scappata da un orfanotrofio. Si stabilisce presso le rovine di un anfiteatro ai margini di una cittadina non specificata, che diventerà la sua casa. Gli abitanti della città le portano cibo e le fanno compagnia, sia i bambini che amano giocare con lei ma anche gli adulti perché scoprono che parlando con Momo, grazie alla sua innata capacità di ascoltare, riescono a trovare una soluzione a tutti i loro problemi. Tra i molti amici di Momo, due le sono affezionati in modo particolare: Beppo, un anziano spazzino e Gigi, un giovane cicerone.
Sulla città incombe però una minaccia, rappresentata dai signori Grigi, che con imbrogli e sotterfugi, rubano il tempo agli uomini. Essi si presentano dai cittadini dicendo di far parte della Cassa di Risparmio del Tempo e convincono tutti a depositare il loro tempo presso la loro istituzione, rubandoglielo ed impossessandosene. Man mano che sempre più persone vengono private del loro tempo libero la vita in città si fa sempre più grigia e frenetica e nessuno trova più il tempo di svagarsi e di sognare. I signori Grigi capiscono come Momo rappresenti una minaccia per loro perché non riescono a convincerla e a prendere il suo tempo, allo stesso modo anche lei capisce che deve sconfiggerli e allora si imbatte quasi per magia in Mastro Hora, il custode del tempo e la sua tartaruga Cassiopea che vede nel futuro. Grazie all'aiuto di Mastro Hora e di Cassiopea, Momo dovrà riuscire a spezzare l'esistenza dei Signori Grigi e a riportare il tempo ai suoi proprietari.

Il tema principalmente trattato è quello del tempo e della sua concezione. Viene attuata una vera e propria critica nei confronti della frenesia della vita moderna e di come la conoscenza e l'avanzamento tecnologico non sempre rappresentino un bene ma come spesso ostacolino la fantasia e i sogni delle persone.

Due lungometraggi cinematografici ne sono stati tratti: un film del 1986 e un cartone animato del 2001. La versione del 1986 è una co-produzione tedesca e italiana, a cui lo stesso Michael Ende ha preso parte durante la realizzazione. Egli stesso appare in un cameo. Colonna sonora di Angelo Branduardi. La versione del 2001 invece si intitola "Momo alla conquista del tempo" ed è a cartoni animati, questa volta la colonna sonora è di Gianna Nannini. Esistono anche trasposizioni teatrali.
Non ho visto nessuna di queste trasposizioni, sia cinematografiche che teatrali.

Consiglio questo romanzo a tutti perché grazie all'universalità del tema e al modo in cui viene trattato penso sia difficile che a qualcuno non piaccia (o per lo meno che a qualcuno non interessi leggerlo). Adatto a tutti i gusti e a tutte le età! Mi è piaciuto molto e lo ritengo particolarmente adatto ad un adattamento teatrale.

mercoledì 14 settembre 2016

Disney Classics | Koda, fratello orso #44

Riprendo questa serie dedicata ai Classici Disney dopo 3 mesi che non ne vedevo neanche uno. A inizio anno mi ero ripromessa di vederne uno al mese in modo da continuare, come anche nel 2015, nel mio intento di rivederli tutti, e recuperare quei pochi che non avevo mai visto. Inoltre mi ero anche ripromessa di ampliare la mia collezione di DVD dei classici. L'ultimo Classico Disney l'ho visto ad aprile, quindi 3 mesi interi sono passati perché questo l'ho visto ad agosto (per cercare di recuperare ad agosto ne ho visti 2, questo è il primo dei due). Ho acquistato il dvd qualche mese fa per cui era davvero da secoli che non lo vedevo, forse addirittura l'avevo visto solo quando era uscito al cinema!

Titolo: Koda, fratello orso
Titolo originale: Brother Bear
Regia: Aaron Blaise, Robert Walker
Produzione: USA, 2003
Genere: animazione (avventura, drammatico)
Ambientazione: Alaska, fine dell'era glaciale
Ispirato a: "Re Lear" di Shakespeare e ad una leggenda peruviana


Ricordo molto bene quando nel marzo del 2005, per il mio 9° compleanno, sono andata a vedere "Koda, fratello orso" al cinema. E ricordo anche bene come a settembre ho comprato tutto il materiale a tema per il nuovo anno scolastico (diario, quaderni, astuccio...). Da quella volta però non credo di aver visto molte volte questo lungometraggio animato e ora che l'ho rivisto ho capito perché mi era piaciuto così tanto.

I protagonisti iniziali sono 3 fratelli che vivono in Alaska verso la fine dell'era glaciale: Sitka, Denahi e Kenai. Quest'ultimo - a differenza dei due maggiori - non ha ancora passato il rito che lo fa diventare uomo e quindi non ha ancora ricevuto il suo totem. Sitka (il maggiore) ha come totem "l'aquila che guida" mentre Denahi, non sembra seguire il suo "lupo della saggezza" perché prende costantemente in giro il fratello minore; ancor di più quando finalmente Kenai riceve il suo totem ma ne rimane deluso perché gli viene assegnato "l'orso dell'amore". Kenai odia gli orsi e, come Denahi, crede che la qualità dell'amore sia debole in confronto a coraggio e saggezza. Poco tempo dopo un orso di passaggio ruba alcuni pesci che i fratelli avevano appena pescato e Kenai si getta al suo inseguimento. Quando lo trova e lo aggredisce, l'orso colto di sorpresa cerca di difendersi ma per Kenai è chiaro che non c'è via di scampo. Per fortuna Sitka lo aveva seguito e presto capisce che l'unico modo per salvare la vita del fratello è quello di far staccare dalla rupe il blocco di ghiaccio sul quale si trovano sia l'orso che lui stesso. Sitka si sacrifica precipitando nel vuoto insieme all'orso e salvando la vita di Kenai, che rimane scioccato per il gesto del fratello maggiore. L'orso però sopravvive alla caduta e fugge spaventato nel bosco.
Il nuovo obbiettivo di Kenai è uccidere l'orso per vendicare la morte del fratello. Questa volta sarà Denahi a seguirlo per cercare di bloccarlo perché non vuole che il minore rischi nuovamente la vita. Arriva però troppo tardi perché Kenai ormai raggiunge l'orso e lo uccide sulla cima di una montagna. Nel momento dell'uccisione l'anima dell'orso viene assorbita dalle luci boreali e sempre dalle stesse luci appare anche l'anima di Sitka sotto forma di aquila (il suo totem) che trasforma Kenai in un orso per punirlo del suo atto e anche per farlo vivere letteralmente nei panni degli animali che lui più odiava. Denahi giunge sul luogo e, trovando solo i vestiti del fratello, pensa quindi che sia successo il contrario e che sia stato l'orso a uccidere Kenai.
Kenai sotto forma di orso incontra la sciamana che gli aveva assegnato il totem e lei gli spiega come, per riassumere la sua forma umana, dovrà capire i propri errori e oltre a pentirsene deve anche porvi rimedio. Fin da subito Kenai si rende conto di come aveva sottovalutato la vita degli orsi, non aveva mai pensato alle difficoltà che potevano incontrare e rimane molto colpito quando gli orsi usano la parola "mostri" per descrivere gli uomini, la stessa parola che lui usava per quegli animali. Questo soprattutto dopo il suo incontro con Koda, un cucciolo d'orso che lo segue come un'ombra visto che non riesce più a ritrovare la mamma. Kenai vorrebbe dapprima sbarazzarsi dell'orsetto ma poi decide di seguirlo al raduno del salmone (un ritrovo di tutti gli orsi del territorio) un po' perché pensa di non aver nulla da perdere, ma forse anche incuriosito. Pian piano scoprirà di essersi affezionato a Koda e quando lui racconta le circostanze in cui ha perso di vista sua madre, Kenai capisce che l'orso da lui ucciso era in realtà un'orsa, e che era proprio la mamma di Koda. Kenai si sente estremamente in colpa perché ormai ha capito i suoi errori e così decide di raccontare la verità a Koda. Il piccolo inizialmente lo ripudia sentendosi ferito e tradito ma poi vede la bontà che c'è in Kenai e capisce come in realtà egli l'abbia anche aiutato e che forse indirettamente egli abbia davvero cercato di rimediare al danno e farsi perdonare. Koda decide alla fine di perdonarlo perché anche se Kenai aveva ucciso sua madre, è sicuro che se ne sia pentito visto che cerca in qualche modo di sostituire la madre e riparare il danno. Kenai a questo punto crede di aver imparato la lezione (ha capito l'errore, se ne è pentito e per di più ha rimediato aiutando Koda) quindi si reca sulla montagna delle luci per tornare umano ma vi trova Denahi che, pensando si trattasse dello stesso orso, lo aggredisce. Koda si frappone fra i due per salvare l'amico, ed è ora che Kenai finalmente capisce: è disposto ad andare contro al fratello pur di salvare il piccolo Koda. Avendo messo la vita degli orsi prima della sua il destino si è compiuto e Kenai torna umano. Ora è Koda ad essere spaventato e scioccato Koda perché ha paura degli uomini e pensava che Kenai fosse realmente un orso, si sente ancora più tradito e confuso. Kenai capisce le sensazioni del cucciolo d'orso e decide perciò di assumere definitivamente le sembianze di orso per restare vicino al suo giovane amico che ha davvero bisogno di lui, più di quanto ne abbiano gli altri umani, con cui egli rimane comunque amico. Alla fine inoltre capiamo che anche il destino di Denahi si realizza perché il suo scopo nella vita sarà quello di raccontare questa storia a tutte le generazioni future, spargendo così la saggezza che quest'esperienza gli ha insegnato.

Se vi è piaciuta la colonna sonora di Tarzan è facile che vi piacciano anche le canzoni qui incluse perché sono ugualmente cantate da Phil Collins, anche nella versione italiana.
Sempre parlando di voci vorrei segnalare anche la presenza di Joaquin Phoenix nel ruolo di doppiatore originale di Kenai.

Nominato premio Oscar 2004 come miglior film d'animazione (ha vinto "Alla ricerca di Nemo" ma io sarei stata molto indecisa perché questo lungometraggio Disney è veramente qualcosa di stupendo).
Esiste anche "Koda fratello orso 2" (2006) che io non ho mai visto ma in cui appaiono anche Tug (orso) e la coppia di alci Rocco e Fiocco, tutti personaggi già presenti nel primo film. Nonostante non abbia vinto nessun premio importante ha ricevuto nomination nei più svariati campi: ai Satellite Award del 2003 come miglior film d'animazione e migliore canzone a Phil Collins; ai Saturn Award del 2004 come miglior film d'animazione; oltre che ai Critics Choice, gli Young Artist e numerosi altri premi. L'unico vinto è un "BMI film & TV award" nel 2004 per la miglior colonna sonora.

Nonostante sia fra i Classici Disney meno famosi (e dei meno ricordati, secondo me) è assolutamente da vedere perché oltre a portare un messaggio molto importante (e probabilmente anche più di uno visto che è il primo film Disney in assoluto dove un personaggio muore sacrificandosi per un altro) è completamente incentrato sulla vita degli orsi, cioè i miei animali preferiti. Per questo quando ero piccola e andavo alle elementari ero stata così presa da questi personaggi e da questa storia.
Senza contare naturalmente che questo fa parte di quei Classici Disney che io ho visto al cinema, di cui ricordo l'uscita e a cui sono effettivamente affezionata in prima persona proprio perché mi ricordano il periodo della mia infanzia (non come possono farlo gli altri Classici Disney ma proprio perché usciti letteralmente in quegli anni). I film da Tarzan a Chicken Little hanno per me questo significato aggiuntivo anche se non sono in realtà quelli che ho visto più spesso dato che avevo le VHS solo dei cosiddetti "classicissimi" :)

martedì 13 settembre 2016

FILM: XX secolo / Twentieth Century

Settembre finora è stato proprio un bel mese... quando sono stata a Venezia per sostenere un esame all'università ho avuto occasione di vedere un film alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Non avevo abbonamento né pass né inviti o cose del genere ma solo e soltanto un biglietto pagato 3 euro per un film della sezione "Restauri". Sono comunque contentissima della mia esperienza perché era la prima volta che andavo a questo festival e il film era davvero bello, non lo avevo nemmeno mai visto prima. In bianco e nero, visto in inglese con sottotitoli italiani.

Titolo: Ventesimo secolo
Titolo originale: Twentieth Century
Regia: Howard Hawks
Produzione: USA, 1934
Genere: commedia, b/w
Ambientazione: contemporanea alla produzione (anni '30) USA
Attori: John Barrymore, Carole Lombard, Roscoe Karns, Walter Connolly, Etienne Girardot




Tipico film dell'era classica di Hollywood, il regista e gli attori sono tra i più famosi degli anni '30, tanto da rendere secondo me questo film un vero simbolo di quell'epoca. Il regista Howard Hawk è uno dei più famosi per quella fase del cinema americano, ha vinto l'Oscar alla carriera nel 1975, due anni prima di morire. Non mi capita molto spesso di vedere film di quel periodo anche se devo dire che di solito quando li vedo mi piacciono molto. Questo è stato davvero molto al di sopra delle mie aspettative, mi sono divertita un mondo nel vederlo perché oltre ad essere bello è anche divertente.

Girato tra febbraio e marzo del 1934, venne distribuito dalla Columbia (che lo produsse anche) nel maggio dello stesso anno. Nel 2011 è stato selezionato per essere conservato nel National Film Registry presso la Biblioteca del Congresso negli USA.

La cosa che mi ha sorpreso così tanto mentre lo guardavo è che non sembra essere un film degli anni '30, per giunta della prima parte degli anni '30... mi è sembrato più un film degli anni '40 e per certi versi forse addirittura dei primi anni '50! Non sono espertissima in questo campo perché essendo ancora agli inizi con gli studi non saprei fare un'analisi delle correnti o un confronto di qualche tipo, la mia impressione deriva semplicemente dalla mia personale esperienza, e cioè dai film che ho visto. Ho riscontrato però questa mia impressione anche in alcuni articoli di critici degli anni '60 che ritenevano questo film molto avanti con i tempi e che per questo non era stato adeguatamente apprezzato al momento dell'uscita nel '34.

Mi sembra inutile parlare troppo dei due protagonisti: Carole Lombard (donna simbolo degli anni '30 per quanto mi riguarda, come se fosse una vera e propria Marilyn della sua epoca) e John Barrymore (celebre attore sia teatrale che cinematografico tra anni '20 e '30, nonché capostipite della famiglia Barrymore, che ha portato diversi attori importanti a Hollywood nel corso dei decenni, fino ad arrivare ai giorni nostri con sua nipote Drew Barrymore). Non conoscevo bene gli altri componenti del cast ma ho trovato brillante Walter Connolly, attore parecchio attivo negli anni '30, nel ruolo del divertente Oliver Webb, scomparso prematuramente appena 5 anni dopo. Anche Roscoe Karns, nei panni dell'irlandese O'Malley è davvero una macchietta che contribuisce al tono divertente del film. Molti degli attori minori erano attivi sia negli anni '30 ma anche prima (tra gli anni '10 e '20) per quanto riguarda il cinema muto. Ho apprezzato molto anche gli attori che interpretavano il cameriere del treno "Ventesimo Secolo" e il vecchietto pazzo che attaccava gli adesivi, rispettivamente Snowflake (Fred Toones) e l'inglese Etienne Girardot.

Il film si divide sostanzialmente in due parti: un preambolo e poi il fatto vero e proprio. Oscar Jaffe, anche chiamato OJ, è un importante produttore teatrale che si impunta nel voler scritturare una giovane attrice alle prime armi che lui chiama Lily Garland. I suoi collaboratori non se ne capacitano, la ragazza non sa recitare; OJ però è talmente deciso che riesce a farla migliorare e addirittura a renderla una delle attrici teatrali di maggiore successo in tutta Chicago. Lei diventa ben presto la maggiore attrattiva per gli spettacoli di OJ, oltre che a diventare sua compagna nella vita, e così lui cade in crisi quando lei decide di abbandonarlo perché si sente troppo oppressa e controllata. Decide però di dimenticarla perché oltre a sentirsi tradito, è convinto che lei abbia tradito il teatro, passando a lavorare per i film di Hollywood.
I creditori ormai lo tartassano per i numerosi debiti e così decide di scappare da Chicago prendendo un treno chiamato "Ventesimo secolo", sul quale si svolge la storia da ora in poi. Sul treno a sua insaputa viaggia anche la Garland e lui appena lo scopre riflette sul fatto che questa potrebbe essere la sua ultima occasione per scritturarla con un contratto, e lei non dovrà per forza essere d'accordo.

La sceneggiatura non è originale perché basata su una commedia teatrale chiamata "Il Napoleone di Broadway", di cui questo è un adattamento. La commedia teatrale non è mai stata messa in scena e gli autori della stessa sono gli stessi che hanno scritto anche la sceneggiatura del film. Etienne Girardot, attore inglese che interpreta il vecchio pazzo sul treno, era l'unico che faceva parte del cast originale teatrale.

Nonostante io non sia un'esperta di generi o correnti cinematografiche, posso dire da come mi sono informata che viene fatto riferire alla "screwball comedy" e alla "pre-Code Hollywood".
La screwball comedy è un tipo di film commedia americano in voga durante la Grande Depressione, tipico degli anni '30 e protrattosi fino all'inizio dei '40. Caratteristica comune di questi film è la presenza di 2 protagonisti, maschile e femminile, che ingaggiano sullo schermo una sorta di "battaglia tra i sessi" dalla quale però è la donna solitamente ad apparirne vincitrice, cosa insolita e nuova per quegli anni. Questa definizione è applicabile anche a commedie teatrali di quel periodo e Howard Hawks è indicato come uno dei registi tipici di questa corrente.
La "preCode Hollywood" invece è una breve epoca della storia del cinema hollywoodiano che inizia nel 1929 con l'introduzione del suono nei film ma finisce già intorno al 1934 con la pubblicazione del Motion Picture Production Code, una "linea guida" a cui tutti i film dovevano attenersi da quel momento in poi, che dettava certe regole e vietava alcune tematiche. Non si tratta perciò di una vera e propria corrente ma più che altro di un numero di film che essendo stati prodotti in quel lasso di tempo hanno alcune caratteristiche comuni: le tematiche presenti in questi film che li differenziano da quelli successivi sono tematiche sessuali, uso di droghe, prostituzione, situazioni di promiscuità, aborto, violenza, infedeltà e omosessualità, tematiche assenti nella seconda metà degli anni '30 e avanti.

Negli anni '70 era stato prodotto un musical a Brodway basato sulla storia del film, con musiche di Cy Coleman che andò avanti per parecchi anni. Le sue messe in scena iniziarono nuovamente nel 2015 dopo un periodo di pausa con protagonisti Peter Gallagher (The O.C.) e Kristin Chenoweth (celebre attrice di Broadway e apparsa anche in "Glee").

Fin dal momento in cui è iniziato ho subito capito che mi sarebbe piaciuto molto ed è per questo che lo consiglio a tutti, anche e soprattutto a quelli che pensano non gli piacciano i "film vecchi" o che pensano "i film in bianco e nero sono noiosi" perché credetemi è uno dei film più divertenti che ho visto nel 2016, riderete dall'inizio alla fine!

sabato 10 settembre 2016

FILM: Enter the void

Titolo (originale): Enter the Void
Regia e sceneggiatura: Gaspar Noé
Produzione: 2009, Francia - Germania - Italia - Canada
Genere: drammatico o come lo definisce l'autore "melodramma psichedelico"
Ambientazione: Tokyo, contemporanea
Attori: Nathaniel Brown, Paz de la Huerta, Cyril Roy


Nonostante sia del 2009, questo è un autentico film in stile anni '90, ed è forse in quegli anni che il regista ha concepito l'idea perché ha dichiarato che questo era il progetto dei suoi sogni ma che ha potuto realizzarlo solo dopo il successo dei suoi precedenti film. 

Oscar, 20 anni, e Linda, 18 vivono insieme a Tokyo, sono fratello e sorella. Lui fa lo spacciatore mentre lei fa la spogliarellista in un locale. Un giorno lui fuma della DMT e mentre è fatto viene raggiunto da Alex, con cui poi si reca al "The Void" un locale dove Victor, un suo amico, gli aveva chiesto di portargli della droga. In realtà si trattava di una trappola della polizia per poterlo catturare ma lui si chiude in un bagno e loro gli sparano a morte. Da qui in poi parte l'esperienza extra-corporea di Oscar, la cui anima - uscita dal corpo - viaggia nel passato, nel futuro e anche in situazioni del presente di cui egli non fa parte. Si inizia a capire il passato dei due fratelli: la morte precoce dei loro genitori in un incidente d'auto dove loro erano presenti, l'affidamento in due famiglie separate, il trasferimento a Tokyo di Oscar, dove poi Linda lo raggiunge, l'inizio dei loro due lavori, la storia d'amore di Oscar con la madre di Victor. Vede però anche il futuro: il destino del suo corpo, lo sfruttamento di sua sorella da parte del suo capo, la vita difficile di Victor e la latitanza da senzatetto di Alex. Dopo tutto questo Oscar vive l'esperienza che gli era stata raccontata precedentemente da Alex (nel "Libro della morte") ovvero l'ultimo passaggio, quello decisivo, che si vive durante un'esperienza extra-corporea: vedere una coppia durante un rapporto sessuale in modo da potersi reincarnare come loro figlio. La coppia che Oscar vede sono Alex e Linda.

Parto subito con i miei due elementi preferiti: il primo sono i titoli di testa e gli effetti speciali usati in essi, il secondo invece è la presenza dell' "Aria sulla quarta corda" di Bach (una delle musiche che più mi porta a riflettere su alcuni ricordi del mio passato) che poi è lo stesso significato che prende in questo film. La presenza di questa musica e il modo in cui è inserita col montaggio mi è piaciuta molto ma il resto della colonna sonora non mi ha particolarmente colpito. Le riprese e gli effetti speciali nel montaggio, specialmente all'inizio, sono d'effetto e ben riusciti ma nonostante tutto non posso dire che mi abbiano colpito così tanto, quello che mancava e che secondo me avrebbe dato un tocco in più al film sarebbero stati più dialoghi (o magari anche non tanti ma più significativi e meno ripetuti) e forse anche una maggiore struttura in alcuni passaggi (esempio: parti che si ripetono numerose volte ma senza uno scopo preciso, secondo me rallentano il film e basta, diminuiscono l'effetto "scioccante e d'impatto" che secondo me il regista voleva ottenere). Per ribadire il concetto in un altro modo: capisco che un progetto del genere avesse bisogno di molti soldi per essere realizzato (riprese molto elaborate e produzione tra 4 paesi) ma spesso, almeno a mio avviso, aumentando il budget si rischia di diminuire l'impatto. Le scene a computer che simulano i trip sono azzeccate ma troppi effetti speciali su larga scala distraggono da quello che era l'intento originario, non so se mi spiego.
Ad ogni modo non boccio totalmente questo film perché le premesse sono interessanti e fa effetto pensare come sia stato realizzato tra ben 4 paesi.

Uscito come anteprima al Festival di Cannes 2009, la post-produzione è continuata fino all'uscita nelle sale un anno più tardi. Esistono molte versioni, molti cut diversi di questo film, io l'ho visto in quella che dura 2 ore e 17 minuti e l'ho visto doppiato in italiano.

Non avevo mai visto nessuno degli attori presenti, anche perché per molti di loro è la prima esperienza in campo cinematografico e anche questa è una cosa che ho sicuramente apprezzato. L'unica che avevo solo sentito nominare era Sarah Stockbridge, modella musa di Vivienne Westwood alla fine degli anni '80.

Mie opinioni e gusti a parte vi consiglio lo stesso di vedere questo film perché almeno è qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso da quello che si vede normalmente e secondo me ogni film che vediamo influenza il nostro modo di vedere i film. Il modo in cui due persone percepiscono lo stesso film non è mai uguale perché non hanno visto gli stessi film prima, e anche se fosse non li hanno visti nello stesso ordine o allo stesso punto delle loro vite, non so se mi spiego.

mercoledì 7 settembre 2016

SERIE TV: Il seggio vacante

Titolo: Il seggio vacante
Titolo originale: The casual vacancy
Produzione: UK, 2015
Regia: Jonny Campbell
Genere: miniserie drammatica TV
3 episodi da 58 min ciascuno



Miniserie televisiva tratta dal romanzo omonimo (2012) di J.K.Rowling, celebre scrittrice conosciuta per la saga di Harry Potter, che io avevo letto nell'estate 2013 infatti ne parlo in un post di quel periodo (ma non vi consiglio di leggerlo perché era uno dei primi che scrivevo).

Questa serie è uscita in inglese sulla BBC all'inizio del 2015, invece alla fine dell'anno l'avevano trasmessa in Italia su Sky ma io non avendolo mi ero persa questa serie. Avevo fin da subito seguito lo sviluppo di questo progetto fin da quando era stato annunciato ma poi mi ero dimenticata della sua esistenza fino a poco tempo fa, quando mi è venuto in mente di guardarla e in 3 giorni l'ho terminata.

Parto con la storia, visto che nel post sul libro non ci avevo speso troppe parole. Va da se che vi conviene tralasciare completamente questa parte se non volete spoiler!!
Ambientato a Pagford, tipico villaggio inglese di provincia, con tutti i suoi "up" e i suoi "down" (caratterizzazione resa molto bene secondo me, atmosfera inglese in tutto e per tutto). La calma almeno apparente che regna in questa cittadina viene scossa quando un membro del consiglio muore inaspettatamente e tutta la rivalità che divide la popolazione viene fuori e scuote la vita degli abitanti. Vengono subito indette nuove elezioni che faranno dividere in due la città: chi sostiene una linea più tollerante, ovvero gli amici del defunto, che aveva sempre aiutato il prossimo ed era a favore del mantenimento della struttura per aiutare i tossicodipendenti del quartiere dei Fields. Dall'altra parte invece ci sono i rivali del defunto, che in assenza di un vero candidato si organizzano per "manipolare" una sorta di fantoccio che è il figlio di una delle famiglie più conservatrici di Pagford, che vogliono raggiungere questo traguardo solo per avere la maggioranza e trasformare la struttura dei Fields in un hotel di lusso. Oltre a questa "battaglia" principale ci sono anche storie parallele che si intrecciano (per quanto i 180 min. totali lo permettano) come rapporti fra genitori e figli, fra amici e fra le coppie.

Quindi il primo punto è totalmente a favore di questa serie: atmosfera stupenda, riprese ottime e idem anche per i luoghi scelti (e tutto ciò che ha contribuito a rendere l'atmosfera come luci, costumi e trucco). Naturalmente va tenuto conto che si tratta di una miniserie TV ma secondo me la scelta di rendere il romanzo in questo modo è stata la migliore.
Altro punto a favore è la colonna sonora e in particolare il tema principale, il "jingle" insomma, avete capito quale intendo... come sempre io consiglierei di vedere anche il più brutto dei film solo per sentire una colonna sonora stupenda quindi forse non conta... ma no, è davvero azzeccata ed è opera di Salomon Grey, bel lavoro!

Passiamo ora al cast, che io ho seguito man mano che decidevano i personaggi, visto che dopo aver letto il romanzo ero affezionatissima ad ognuno di loro e volevo vedere se erano come li avevo immaginati io.
Barry Fairbrother (consigliere che muore e lascia il Seggio Vacante) - Rory Kinnear, attore britannico famoso per aver recitato nei film di James Bond ma noto anche per far parte della Royal Shakespeare Company e del Royal National Theatre. Nonostante non lo conoscevo immaginavo Barry abbastanza così e devo dire che mi è piaciuta molto l'interpretazione.
Mary Fairbrother (moglie e poi vedova di Barry) - Emily Bevan, non conosco quest'attrice e non saprei nemmeno dire se mi è piaciuta perché non sono d'accordo con la sua resa, a parte che nel libro hanno anche 3 figli e qui no, ma la immaginavo molto più sensibile e "mamma", sono rimasta abbastanza scioccata quando "aggredisce" praticamente Colin dando la colpa al marito defunto.
Howard Mollison (anziano leader della parte conservatrice) - Michael Gambon, unico attore che davvero conoscevo (Albus Silente in Harry Potter) ma unico del quale non sapevo che avrebbe partecipato. Immaginare un attore legato ad un certo personaggio è fastidioso anche se inevitabile però la scelta non è malvagia, mi è piaciuto nel complesso, potrei paragonare quest'interpretazione a quella in Quartet.
Shirley Mollison (moglie di Howard e conservatrice) - Julia McKenzie, uno dei personaggi più odiati ma credo la performance migliore di tutte; non ricordo come l'avevo immaginata nel libro ma di sicuro è così che la ricorderò d'ora in poi perché ho trovato quest'attrice fantastica.
Miles Mollison (figlio dei "leader conservatori", non ha opinioni sue e viene manipolato dai genitori) - Rufus Jones, Miles dev'essere un personaggio apatico e influenzabile, l'attore lo rende così come lo avevo immaginato dal libro, solo che forse nel romanzo era più presente; qui compare solo in quanto candidato conservatore, ma in realtà semplice marionetta
Samantha Mollison (moglie di Miles) - Keeley Hawes, uno dei miei personaggi preferiti sia nel libro che nell'interpretazione di quest'attrice che non conoscevo. Secondo me è una degli unici personaggi totalmente positivi come carattere, anche se potrebbe non sembrare, ma ognuno ha i suoi difetti e questo non vuol dire che non siano delle brave persone.
Maureen Lowe (commessa e collega del negozio dei Mollison) - Hetty Baynes, non è un personaggio particolarmente importante e di spessore quindi non saprei dire se mi è davvero piaciuto, sicuramente acquista un suo scopo verso la fine della storia
Krystal Weedon (adolescente dei Fields, figlia di una tossicodipendente) - Abigail Lawrie, assieme ai Mollison la considero una vera protagonista della serie, ancor di più del libro a mio parere. L'interpretazione all'inizio non mi convinceva, ma andando avanti ho capito che come per molti altri personaggi c'era qualche problema col doppiaggio, che non ho apprezzato molto. Ora posso dire che la sua interpretazione mi è piaciuta e che mi piacerebbe rivederla in altri film.
Terri Weedon (tossicodipendente dei Fields, madre di Krystal e Robbie) - Keeley Forsyth, nel libro l'avevo trovata molto interessante anche se non ricordo esattamente perché, come per Krystal all'inizio ero un po' perplessa ma poi ho capito che mi disturbava il doppiaggio.
Colin Wall (preside, padre di Ciccio e avversario di Miles alle elezioni) - Simon McBurney, bravissimo e celebre attore, sia nel cinema che per il suo ruolo nel teatro inglese. Mi è piaciuta tantissimo la sua interpretazione qui perché è esattamente così che me l'ero immaginato ed è un'altro dei miei personaggi preferiti, più qui che nel libro, grazie a McBurney.
Tess Wall (moglie di Colin, psicologa a scuola, madre di Ciccio) - Monica Dolan, come per il marito, anche qua è merito dell'attrice se ho amato così tanto questo personaggio. Tipica mamma ansiosa e distratta, molto inglese, ma con un grande cuore. Lei è tra i "migliori" insieme a Samantha.
Stuart Wall "Ciccio" (figlio dei Wall) - Brian Vernel, nonché migliore amico di Arf e ragazzo di Krystal per un periodo. Non è uno dei miei personaggi preferiti ma qui nella serie tv sono mancati molti degli episodi riferiti a lui, tanto da farlo passare quasi in secondo piano rispetto alla centralità che aveva nel libro
Simon Price (fratellastro del defunto Barry, cittadino disonesto) - Richard Glover, padre di famiglia poco amorevole e molto brusco nei confronti della famiglia, all'inizio praticamente crudele e spietato ma si calma col passare del tempo anche se rimane una persona disonesta, al contrario del fratello. Non conoscevo l'attore prima ma ho apprezzato molto questa interpretazione.
Ruth Price (moglie passiva di Simon e madre di Arf) - Marie Critchley, nella serie tv è praticamente inesistente, ancor di più per il suo carattere passivo, quindi non posso dire molto sull'attrice. Sicuramente nel libro era più presente, se non altro nel suo ruolo di infermiera all'ospedale che spesso la portava ad essere una specie di messaggera involontaria.
Andrew Price "Arf" (figlio dei Price e amico di Ciccio) - Joe Hurst, questo attore è perfetto per questo ruolo, non solo come interpretazione ma proprio come scelta del volto, è così l'Arf che avevamo immaginato nel libro. Amico leale nei confronti di Ciccio che non sempre se lo merita. Ha un'infatuazione per Gaia, corrisposta a quanto pare.
Kay Bawden (assistente sociale e madre di Gaia) - Michele Austin, figura positiva ma non particolarmente d'impatto, se non altro ama sicuramente il suo lavoro e ha davvero a cuore le vite dei suoi "assistiti", cosa che dovrebbe sempre succedere con un lavoro del genere, segue i Weedon.
Gaia Bawden (figlia di Kay e ragazza di Arf) - Simona Brown, anche lei simpatica come sua mamma ma non particolarmente importante nella versione TV, forse erano meglio caratterizzate nel libro anche se entrambe le attrici non erano male.
Parminder Jawanda (dottoressa di origini indiane, madre) - Lolita Chakrabarti, sta dalla parte dei "buoni" ma non mi è sembrata totalmente a posto come Tessa Wall o Samantha. Un po' troppo agitata forse, troppo aggressiva nei confronti del marito e della figlia, probabilmente sconvolta ma non viene fatto capire il perché. Nel libro mi era piaciuta molto di più e non credo che dipenda solo dall'attrice in questo caso.
Vikram Jawanda (ricco chirurgo e marito di Parminder) - Silas Carson, non ho un'opinione su questo personaggio, completamente neutra sia nel libro che nella miniserie, dove è estremamente secondario. Possiamo ricordare l'attore per aver partecipato a Star Wars.
Sukhvinder Jawanda (figlia dei Jawanda) - Ria Choony, non parla mai nella serie TV mentre nel libro era una delle più importanti tra e ragazze, mi è dispiaciuto molto che abbiano praticamente cancellato questa famiglia dai personaggi perché era molto valida secondo me.

Per quanto riguarda le differenze con il libro ce n'è una che vale per tutte: hanno optato per il taglio completo di alcuni personaggi e quindi delle vicende legate ad essi. La presenza di questi talvolta cambiava letteralmente il senso dell'intera famiglia a cui apparteneva (secondo me) e questo è un peccato visto che ogni famiglia di questa storia è esemplificativa per un'intera categoria della società inglese, o almeno io l'ho interpretato così. Peccato, anche se mi rendo conto che se il tempo a disposizione era di 3 episodi, ben poco si poteva fare. Nel complesso è una miniserie che consiglio, anche se assolutamente accompagnata dal libro, sia prima che dopo, perché anche se "si sa come va a finire" non è proprio la stessa cosa e ci sono tante cose da scoprire che qui non vengono nemmeno nominate quindi consigliata sì ma leggete anche il libro!!